Se l'uomo è ciò che mangia, il cuoco è ciò che cucina?

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Un post in fermento da bere prima della fine del mondo (perchè nutrirsi è un atto agricolo)

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Mi sembra di essere Pollicino, ricordate? Lasciava la scia di bricioline di pane per potersi assicurare la via del ritorno a casa e questi miei ultimi post sembrano nascere con la medesima intenzione ovvero segnare un sentiero nel cuore e nell'anima affinchè sia più facile riconoscere una via che sempre più sento come "quella di casa".
Come ha detto la mia amica Barbara qualche giorno fa: "forse stai iniziando le ferie solo ora". 
Non posso darle torto: rientrata dal Salento - dove non ho mai veramente staccato - c'è stato molto da fare in casa - e non solo - per scoprirmi, dopo una settimana, esausta. 
Niente forze e zero voglia. Mille idee in testa che sembrano non volersi trasferire ai polpastrelli resi non lievi dalla voglia di comunicare, di trasmettere, di condividere saperi e sapori bensì plumbei. Pesanti. Grigi.

Dicono che sia la depressione post-rientro, quella che colpisce subito dopo le vacanze e rende difficile la ripresa della routine quotidiana e che si cura con l'assunzione di frutta e verdura, con quattro chiacchiere leggere con gli amici del cuore, con un po' di attività all'aria aperta.
Ho goduto di frutta e verdura, delle chiacchiere degli amici e con tutto quello che ho lavorato per rimettere in ordine sicuramente anche delle endorfine che l'attività fisica scatena.
Ma sono sempre triste, poco loquace, addirittura silenziosa (una logorroica silenziosa è come un piatto insipido, uno spaghetto scotto). 

Sfoglio appunti, cerco anche di capirli (la mia grafia è una cacografia), affilo coltelli e lucido pentole, metto in ordine gli ingredienti e mi godo la vista di una cucina in ordine. Le piante di pomodoro piantate in un blitz notturno al posto delle ortensie sembra abbiano assunto il viagra da quanto sono "esuberanti" e il basilico è di un verde così vivo che neanche le lumachine, che durante gli scorsi anni ne avevano fatto allegramente strage, hanno osato avvicinarsi.

Ma non succede nulla. Mi sento un fiammifero umido, un motore ingolfato, un frigorifero spento: in potenza potrei molto ma in divenire non succede nulla.
Lo so che nel mondo sta accadendo di tutto, come sempre da quando l'uomo ha iniziato a dare il meglio di sè ma non è che devo sempre fare un giro su me stessa e trasformarmi in Worder Woman, no? 
Sapere tutto, fare tutto, essere tutto. Rivendico il diritto di essere inadeguata. 
Sento il bisogno di toni pacati, di sorrisi sinceri, di pane e salame, di caraffe sbeccate e di posate spaiate.
Ritornerò a parlarne. Forse...



Intanto ho messo le cicerchie in ammollo e i fichi a marinare. Prima o poi anche la depressione se ne andrà come è venuta, no? O forse potrei ammorbidirla con la birra di Teo Musso, conosciuto durante un laboratorio a Maglie, dove ha presentato oltre alle sue fantastiche birre anche i suoi Caroselli Baladin - in anteprima assoluta - girati grazie alla collaborazione di Marina Vladovic, regista già premiata a Cannes.

Gli abbinamenti per Isaac, Wayah e Nora che profumano di agrumi, di camomilla romana e pepe, di cereali e di spezie e di tanto amore

In questi caroselli muti l'interprete principale è una famiglia composta da 5 persone:   personaggi diversamente caratterizzati da rumori e da oggetti. Il papà non può bere perchè deve guidare per cui ha sempre un volante in mano, la mamma è la donna che risolve tutto e quindi dai mille oggetti a portata di mano, il figlio sempre affamato "vestito" da tovagliolo al collo e posate in mano, il secondo figlio un po' violento che impugna senza crederci troppo una piccola ascia e la figlia vanitosa, sempre intenta a farsi bella, con tanto di limetta per le unghie in azione perenne.

una mamma che assomiglia a Mary Poppins e un papà sempre a bocca asciutta

  le proposte "paradossali" per accompagnare Super, Noel e Elixir

 quando la sete chiama :)

Roy Paci, trombettista siciliano ma salentino d'adozione, in uno dei caroselli

Il carosello inizia con la sigla, prosegue con il veloce svolgersi della scenetta - che presenta di volta in volta un piatto o un ingrediente diverso abbinato alla birra protagonista - e si chiude con una zoomata all'interno di una casa di campagna (la casa natale di Teo Musso) dove gli anziani e adorabili genitori di Teo chiudono lo spot con il commento della mamma "Vedi che lo dice anche la televisione?" diretto a un rassegnato papà.

i genitori di Teo Mussi 

Le birre presentate sono state 7 e l'abbinamento con il cibo è stato molto minimale e proprio per questo molto spiritoso e "paradossale" citando lo stesso Musso: le prime tre birre sono quelle del cuore ovvero dedicate ai suoi due figli (con lui, sul palco, Wayha bimba undicenne di rara bellezza) e alla loro mamma.
Si è proseguito poi con altre tre birre, con i relativi caroselli e successivi abbinamenti e la serata si è conclusa con Xyauyu, birra da divano nata dopo anni di sperimentazioni e di pensieri "perversi" e proveniente dalla riserve personale di Teo, goduta con dell'ottimo cioccolato fondente Maglio.

un simpatico abbinamento con il pesce

L'ispirazione visionaria di Teo Musso e della sua birra Baladin è iniziata una quindicina di anni fa con un atto di ribellione ovvero portare in tavola una bottiglia di birra al posto del vino prodotto dal padre, in una realtà brassicola che non aveva mai associato la parola "artigianale" alla parola birra (almeno dai tempi di Suor Ildegarda).
A questo si associa un amore viscerale per il mondo arabo: i suoi colori, le sue spezie, i suoi mercati e le sue persone unito ad una conoscenza enciclopedica dei cereali e "dei" luppolo. Tutto questo viene valorizzato, e concretizzato nella produzione, da un grande rispetto per la terra e per il lavoro dell'agricoltore: amore che gli ha suggerito di coltivare ben 60 ettari a luppolo così da poter produrre una birra artigianale totalmente italiana, per la prima volta al mondo.

Così ho pensato ad una ricettina "povera" ma bella e resa preziosa con un abbinamento "paradossale", come Teo Musso docet :)

Alici al profumo di Mediterraneo

Ingredienti (per 4 persone)
600 g di alici, 4 limoni bio, 120 g di pangrattato, 80 g di pecorino semistagionato grattugiato grattugiato, origano selvatico secco, olio evo, sale e pepe nero macinato al momento.

Procedimento
Pulire le alici eliminando testa, interiora e spina centrale e aprirle a libro. Sciacquarle con acqua fredda e asciugarle bene con carta casa. 
Spremere il succo di tre limoni e grattugiare la scorza di uno. Tagliare a fettine sottili il quarto. Mettere da parte.
In una ciotola mescolare il pane grattugiato, il pecorino, l'origano e le zeste di limone.
Passare le alici nel succo di limone, dopo averle unite a due a due, e nel pane profumato, premendo appena.
Friggere velocemente per pochissimi minuti le alici, passarle nella carta assorbente e servirle nelle fettine di limone...prima della fine del mondo :)

11 ingredienti:

  1. E' molto profondo questo post e mi è piaciuta la frase "rivendico il diritto di essere inadeguata".
    Credo di essermi sentita così tante volte anche io. Hai reso con parole semplice ma chiare da potercisi specchiare un sentimento che spesso ti svuota. Perdonami se non commento la ricetta, oggi è più interessante chi la scrive. Wonder woman oggi chiudila nell'armadio e continua a leggere, chiaccherare, degustare vini e cose buone.
    Buona serata

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  2. Per anni ho studiato per diventare quello che in Oriente si chiama l'uomo perfetto, poi con il tempo ho compreso che la "perfezione" era nell'accettare la mia imperfezione e di conseguenza quella degli altri. Nelle nostre inadeguatezze c'è bellezza, come conferma il tuo post.

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  3. @Grazie di cuore Vera.
    @Ciao Nicola! Sono stata ampiamente :) ripresa e ho corretto subito. Grazie.
    @Buongiorno Vittorio, pensa che ho fatto ascoltare per anni ai miei figli, dai primissimi giorni di vita (anche durante la gravidanza) fino alla naturale "ribellione", le composizioni di Sakamoto e di altri autori giapponesi, quasi a voler trasmettere loro con la musica la ricerca della "perfezione" che ho sempre effettuato. Poi si cresce e si impara a respirare con la pancia e ad amare ogni singola imperfezione, testimonianza di una personalità unica, non clonata e omologata. E, come dici giustamente tu, scoprirsi "belli".

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  4. Cara, rileggere il tuo post è un DèJà vu. Io ho tentato di essere leggera per nascondere la pesantezza che mi trascinavo dentro, in realtà più invecchio e più questa strana sindrome si incattivisce. Ci sono passata da pochissimo e mi ci è voluto molto per riprendermi (e forse non lo sono ancora per tutto). La cosa che un po' mi consola, se può essere una consolazione, è sapere che queste sensazioni non solo solo mie. Ti mando un abbraccio, Pat

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  5. Un post meraviglioso dal titolo (atto agricolo !!!), al contenuto, alla sensazione di non sapere tutto su quello che succede, alle birre, i caroselli...mi sa che tutto questo cura la depressione post vacanze meglio della frutta e verdura :)
    A volte l'essere perfetto è una illusione e credo che l'unica perfezione sia nella sincerità. Ed il tuo post è sincero!

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  6. Bellissimi i tuoi post, le tue foto, le ricette particolari e sicuramente di gran gusto!!! complimenti...

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  7. La vera rivoluzione è la normalità....E l'acquolina in bocca leggendo di uno stuzzicante fritto di acciughe&pangrattato al limone.
    Confortante e consolatorio unirsi al "diritto di essere inadeguata"..anche se solo per poche ore:è come dondolarsi su un'amaca:ogni tanto ci vuole..
    Ciao,mi piace il tuo Blog

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  8. sono perfettamente daccordo che per combattere la depressione siano sufficienti un amico/a, un bel panino ( magari con la mortazza ) ed un paio di buoni boccali di birra che, da anni, abbino alle mie orate al forno o sardine alla griglia, come fanno i portoghesi, o con queste alici. senza, peraltro disdegnare del buon bianco secco ( alcamo o turghau all'occasione). scoprirsi belli può aiutare, sentirsi belli può essere pericoloso.
    narciso non morì perchè vide la propria immagine riflessa, ma quando, finalmente, "vide se stesso ", bello ed egoista. allora si lasciò cadere nell'acqua ed annegò.
    meditate gente, meditate.
    un abbraccio, brontolo

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  9. Cara Annamaria
    sei perfetta e bella come sei - perché unica .
    Ciao - ti abbraccio -

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