Eccoci qui a Pietralunga per la 30sima Mostra del Tartufo e della Patata Bianca di Pietralunga: un avvenimento importante, che porta ogni anno migliaia di visitatori in questo paesino di poco più di 2200 abitanti, arrampicato sulle colline dell’Appennino umbro, che lo avvolgono dando vita ad uno scenario mozzafiato.
Una piccola ma importante realtà, nella quale il turismo gastronomico incontra e si intreccia con quello religioso, collocata com’è, a circa 600 mt. dal livello del mare, all’interno della complessa rete di percorsi che costituiscono le Vie di San Francesco e che si affiancano alla cosidetta Via Francigena, ovvero quell’insieme di tracciati che dall’Europa occidentale, ed in particolare dalla Francia, nel Medio Evo conduceva i pellegrini a Roma per la visita alla tomba dell’Apostolo Pietro, per i cristiani una delle tre mete di pellegrinaggio più importanti con Santiago de Compostela e la Terra Santa.
Il tour ha avuto inizio lo scorso sabato, un'anteprima a quanto accadrà il prossimo fine settimana, sabato 14 e domenica 15 ottobre, con la visita all’azienda Giuliano Tartufi, una delle realtà locali più attive nella preparazione e commercializzazione, ormai in tutto il mondo, del tartufo e dei tantissimi prodotti che dal tartufo derivano o dei quali è il componente caratterizzante.
Quello che le immagini non raccontano è la storia di Giuliano e di una vita, la sua, nella quale il rapporto con il tartufo è, in ultima analisi, il rapporto con la terra nella quale è nato e cresciuto e che il tartufo regala, ma allo stesso tempo nasconde e custodisce gelosamente. E quella degli amici con i quali, sin da bambino, ha condiviso una passione che, da grande, è diventata lavoro e, quindi, un’attività di successo, per lui e per il suo paese, perché davvero creare occasioni di occupazione in queste terre significa contribuire a preservare un’identità non solo culturale, ma anche economica, senza la quale ultima la sopravvivenza dei tanti piccoli borghi che costituiscono il tessuto reale di molte delle nostre terre più belle diventa una scommessa contro il tempo.
Tra questi amici, abbiamo conosciuto Stefano Pettinari, detto “Rambo”, cavatore di tartufi (e per ciò stesso custode di segreti sulle zone e sui singoli alberi sotto i quali cercare, o meglio trovare, sempre, un tartufo che resisterebbero a qualche ciclo di torture) e produttore di patate, bianche ovviamente.
Tra questi amici, abbiamo conosciuto Stefano Pettinari, detto “Rambo”, cavatore di tartufi (e per ciò stesso custode di segreti sulle zone e sui singoli alberi sotto i quali cercare, o meglio trovare, sempre, un tartufo che resisterebbero a qualche ciclo di torture) e produttore di patate, bianche ovviamente.
Stefano e le sue amiche Scilla e Vienna, due dolcissime femmine di setter pointer, magnifiche per portamento, attaccamento al padrone e “professionalità”, ci hanno regalato una dimostrazione di bravura accompagnandoci attraverso uno dei loro luoghi “segreti” e condividendo con noi l’emozione del momento della scoperta. In una decina di minuti, infatti, di tartufi ne abbiamo trovati (loro li hanno trovati, se vogliano essere pignoli) ben quattro. Tartufi neri, i cd. scorzoni, perché sono convinta che, se si fosse trattato di zona di tartufo bianco, vi ci saremmo potuti andare, alla meno peggio, solo opportunamente bendati e con le mani legate.
Eh si, perché parliamo, nel caso del tartufo bianco, di un prodotto prezioso come l’oro, ma che, per usare le parole di Giuliano, dà molta più soddisfazione dell’oro perché, a differenza di questo, si mangia pure …..
Un tesoro, per dirla tutta, che non sempre la fortuna distribuisce in modo equanime e per il quale, come accade con tutti i tesori, qualcuno talvolta si è spinto ben oltre il limite del lecito, sconfinando nel terreno del noir, come raccontano le storie di macchine danneggiate, pneumatici tagliati e, ciò che è indubbiamente assai peggio, di cani dei “concorrenti” avvelenati. Ma questo è un altro discorso, che riguarda soprattutto il passato.
E chi poteva essere il protagonista del pranzo se non Sua Maestà il tartufo? E quindi, ospiti di Giuliano Tartufi e dell’“Osteria del Podestà”, di proprietà della moglie del Sindaco di Pietralunga, che, nonostante la carica, non si sottrae all’impegno di, come si dice, dare una mano in casa, abbiamo potuto apprezzare dal vivo la bontà di questo prodotto.
E qui c’è poco da aggiungere: le immagini parlano infatti da sole, con l’unico limite di non trasmettere sapori e profumi. Ma quelli potete provare ad immaginarli.
Io li ho registrati sulle papille gustative e all’interno delle narici, come anche il gusto intenso e delicato di una straordinaria crema di nocciole biologiche dell’Azienda Agraria Ranco, prodotta con l’uso esclusivo di nocciole del Molinello, cioccolato, zucchero grezzo di canna, bacche di vaniglia e olio evo.
Domani vi racconterò il Piatto di Pietralunga e di come le abili mani dello chef Riccardo Benvenuti, coadiuvato dagli allievi dell'Università dei Sapori, hanno saputo interpretare le eccellenze gastronomiche di una terra generosa e sfacciatamente bella.
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