A tavola con la cucina rumena
La cucina rumena è l’esaltazione di quanto sa offrire la terra: ingredienti preparati semplicemente, con molta cura e profumati grazie al sapiente uso di aromi e spezie. Piatti gustosi e saporiti come si preparavano nelle nostre campagne e che raccontano la tradizione gastronomica balcanica, fortemente contaminata dalle vicine regioni russa, austroungarica e turca.
Non esiste piatto che le massaie rumene non amino cuocere utilizzando l’ottima carne (maiale, montone, pollo e vitello) e una delle specialità tipiche è la Mamaliga, uno sformato di mais simile alla nostra polenta, arricchito con formaggio di pecora o con polpettine di fegato di pollo e di carne di maiale. Anche le salsicce profumate con aglio ed aromi, o Mititei, sono regolarmente consumate, ma il piatto che ha superato i confini di questa terra è la Plăcinta, una sfogliata salata preparata con carne, formaggio ed erbette e che ha anche una versione dolce, simile alla turca Baklava.
La geografia come ingrediente
Come accade ovunque, anche in Romania la geografia diventa una variante fondamentale per caratterizzare la gastronomia: in Moldavia, infatti, minestre e carni lavorate come il gulasch sono decisamente caratteristiche, mentre in Valacchia vengono preferiti fagioli in umido, minestre di pollo, sgombri al forno, piatti a base di prugne e dolci sfogliati con noci e miele. L’Oltenia vede nelle salsicce il piatto forte e nella regione del Banato fanno bella mostra di sé i pomodori ripieni di melanzane ed i dolci di pasta frolla. La Transilvania, fredda patria di Dracula, ristorerà il viaggiatore con la Ardeal, una minestra preparata con lardo, cipollotto affettato, verza ed un tipo di amarena. Infine, ricche di pesce persico, carpa, luccio, tinca sono le zone del Delta del Danubio.
Facciamo la spesa?
Gli immensi pascoli distribuiti in tutto il Paese hanno reso possibile gli allevamenti di pecore dal cui latte eccellente si ottengono molti formaggi Dop ed Igp. Tra le oltre tremila denominazioni di qualità che impreziosiscono l’agroalimentare romeno si contano infatti 20 tipi di formaggi, 27 tipologie di caciocavallo e 8 assortimenti di Telemea (feta). Quest’ultime prendono il nome dalle città, distretti o municipio di provenienza: Braşov, Huedin, Argeş, Carei, Oas, Vâlcea, Sibiu e Harghita.
Anche la viticoltura ha raggiunto punte di eccellenza grazie alla riscoperta dei vitigni locali, come i bianchi Cramposie, Feteasca Regala, Tamaioasa Romaneasca, Muscadel ed i rossi Negru di Dragasani, Novac, Feteascagrasa e il Tamiioasa rumaneasca.
Lievitati, mon amour!
Grande è la passione romena per i lievitati e per i dolci che trova nel Cozonac un testimonial d’eccezione. Si tratta di un dolce che viene preparato in ogni famiglia, solitamente lavorando quantità importanti di farina (il kg è l’unità di misura minima) così da ottenere più pani da poter regalare agli amici o portare in dono ai parenti durante le visite di rito.
E’ un dolce arrotolato che trova moltissimi fratelli e cugini come lo Strudel austriaco, la Gubana slovena, il Presnitz triestino, la Putizza giuliana, il Burek balcanico, lo svizzero Berner Zopf, il Kringle estone e via intrecciando.
Come per tutti i piatti della tradizione il Cozonac viene declinato in moltissime ricette ed ogni famiglia ne custodirà il segreto della riuscita, ma non potranno mai mancare l’aroma di vaniglia e la farcia, preparata con un trito di noci, cioccolato, zucchero e latte. Rispetto ai dolci natalizi tradizionali, la cui forma tonda ricorda la corona del Re dei Re, il Cozonac viene cotto in stampi rettangolari, da plum-cake, e le morbide curve che lo contraddistinguono sono ottenute intrecciando i capi di impasto divisi ed arrotolati.
Cozonac: la ricetta passo passo
Categoria: Ricette dal Mondo, Cucina rumena
Portata: dolci
Dosi: per 10 persone
Preparazione: 30’ più la lievitazione
Cottura: 40’ circa
Difficoltà: media
Ingredienti per l’impasto
250 g di farina manitoba , setacciata
250 g di farina 00, setacciata
120 g burro, temperatura ambiente
120 ml latte intero, temperatura ambiente
8 g di lievito di birra fresco
80 g zucchero semolato
2 uova bio, temperatura ambiente
1 stecca di vaniglia, i semini
un’arancia bio, le zeste e il succo
sale, un pizzico
Ingredienti per il ripieno
120 g noci sgusciate e tritate grossolanamente
70 g zucchero semolato
50 ml latte intero, temperatura ambiente
50 g di uvetta, ammollata nel succo d’arancia
10 g di cioccolato extra fondente
Procedimento
Sciogli il lievito sbriciolato con 1 cucchiaino di zucchero, 1 cucchiaio di farina in 50 ml di latte tiepido presi dal totale degli ingredienti: mescola e far riposare 30’ (lievitino).
Nella ciotola della planetaria lavora farine, lievitino, zucchero, sale, uova e latte a filo mescolando a bassa velocità.
Dopo 5’ aggiungi vaniglia e zeste d’arancia e quando l’impasto si staccherà dalla ciotola unisci il burro a pezzettini, fino a quando l’impasto non si incorderà (avvolgerà la frusta a gancio e le pareti della ciotola saranno pulite).
Sposta l’impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato, stendi un rettangolo, prendi lembi e portarli al centro, capovolgi l’impasto, forma una palla, spostala in una ciotola coperto da pellicola, fai riposare un’ora a temperatura ambiente e poi una notte in frigo.
Il mattino successivo scaldare appena il latte, sciogli zucchero e cioccolato, fai raffreddare 10’, aggiungi uvetta e noci.
Porta l’impasto a temperatura ambiente in un’ora, dividilo a metà, stendilo a rettangolo, distribuisci la farcia in modo da lasciar liberi 2 cm dai bordi, arrotola a cilindro, chiudendo bene le estremità, ripeti con il secondo impasto, avvolgi i due cilindri per ottenere la forma tradizionale del dolce e trasferire in uno stampo da plumcake coperto da carta forno. Fai lievitare per circa un’ora.
Porta il forno statico a 170° e cuoci per circa 40’ facendo attenzione che la superficie non diventi troppo scura.
Sfornare, far raffreddare nello stampo e poi completamente sopra una gratella.
Buona Pasqua!
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