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Vicentini magna gati e la Putana: il gossip e la reputazione!

Qualche tempo fa avevo postato una ricetta inserendo un tipico moto veneto, dandone la spiegazione.

Mi ero riservata di chiarire la parte relativa ai vicentini, detti magna gati.

Il nome «gato» ricorre spesso nella parlata vicentina, basti pensare ad esempio, al «far le gatele» o le «gate gate» per indicare il solletico, oppure camminare a «gatoni».

Comunque, si dice che i Vicentini siano soprannominati magna gati in quanto hanno patito la fame durante la guerra.

Beh, l'hanno patita come tutti quelli che si trovano a vivere un evento così stupido ed inutile, ma la spiegazione non è esatta.

Durante il 1698 la città fu invasa dai topi ed il ricordo della terribile pestilenza del 1630, che decimò la popolazione di Venezia (e fu il motivo della costruzione della bellissima Basilica della Madonna della Salute), era ancora vivo nella memoria dei più.

All'epoca, la gestione della sanità dei territori della Serenissima, tra cui Vicenza appunto, era centralizzata e la città chiese a più riprese di inviare in "teraferma" gatti, unico ed efficace rimedio per eliminare le colonie di topi. E, all'ennesima richiesta, il doge esclamò: "Ma i Vicentini i magna i gati?!". Questa è la storia dell'epiteto, il resto è leggenda!

C'è da sottolineare che l'antica famiglia vicentina dei Barbarano già dal 1200 era dettia«Gati» o «Goti» forse in memoria dell'origine barbarica, e non propriamente padana ;-), della stirpe.

Agata, in un momento di intensa attività.


La Putana Gentile, un ottimo dolce che gode di buona reputazione.

Eleonora, la mamma di Roberto, mio marito, era vicentina (come lui, che mi auguro posti presto la ricetta del suo fantastico Baccalà alla Vicentina) e durante la gravidanza di Edoardo, trascorsa immobile a letto, mi preparò la "Putana", un dolce della tradizione vicentina. Mi disse che veniva cotto in un contenitore chiamato "covercio" sotto le braci del camino

Si trattava di un dolce sostanzioso e molto ricco, veniva preparato soprattutto in concomitanza delle festività natalizie ed ha degli omologhi, anche nel Veneto, che prendono il nome di "Pinza".

Anche qui mi venne il pallino dell'Indiana Jones enogastronomica: ma perchè tacciare di disdicevole reputazione una torta così buona?

Bene, anche qui le storie trovate sono state molteplici ma una sola ritengo essere plausibile: un noto ristoratore di Piazza delle Erbe, a Vicenza, aveva creato una torta – derivazione del “maccafame”, antico dolce popolare vicentino – e non aveva ancora trovato un nome da darle. Un cliente distinto e taciturno, quotidiano frequentatore, del locale aveva ordinato una fetta di questo delizioso dolce. Improvvisamente mancò la luce, il cameriere inciampò ed in mezzo ad un frastuono di piatti rotti si sentì :" La putana!", probabilmente l'unica parolaccia che il distinto cliente avesse mai pronunciato in vita sua! Il ristoratore, illuminato (nel frattempo era tornata la luce) esclamò: "Ecco il nome dela torta!" Questa è la storia...il resto è leggenda.

Purtroppo la macchina fotografica è in terapia intensiva e posso solo allietarvi (!) con foto di repertorio e con la ricetta datami da Eleonora (e modificata da me appena appena in alcuni ingredienti) che, cucinata ieri, ha riempito la casa di profumo d'autunno!

Ingredienti per 12 persone

150 gr di farina di mais Marano

150 gr di farina di mais Biancoperlato

150 gr di farina 00

150 gr di strutto e 50 di burro chiarificato

150 gr di zucchero zefiro

80 gr di fichi secchi e 50 di uvetta

50 gr di pinoli e 50 di zenzero candito

5 uova e 1/2 bicchierino di grappa

latte, pane al latte grattugiato, sale

Tagliare in dadolada i fichi, unirli allo zenzero candito (di solito si trova in vendita già a quadretti), ammollare l'uvetta nella grappa. Tostare i pinoli in una padella antiaderente.

In una pentola mescolare le farine (setacciando quella 00) ed aggiungere il latte necessario per fare una polentina, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi.

Quando la polenta inizia ad addensarsi aggiungere lo strutto, metà del burro, pinoli, uvetta e canditi e le uova intere, una alla volta, cucinare per 20' mescolando.

Con lo spray staccante ungere una tortiera almeno di 28 cm oppure una pirofila rettangolare, cospargere di pane grattuggiato, versare il composto, livellarlo, unendo a tocchetti il burro rimasto.

Cucinare in forno statico, 1/2 altezza, a 180° per almeno un'ora.

Ho abbinato un mitico Fior d'arancio passito 2007 Ca' Lustra, 3 bicchieri Gambero Rosso.



"Io non sono cattiva, è che mi disegnano così!", Jessica Rabbit

3 ingredienti:

  1. eheheh..ovviamente io da vicentina faccio il macafame volentieri, ma non ho mai fatto "la Putana"..(il dolce ovviamente)...interessante la tua spiegazione...mi ha fatto piacere leggerla anche perchè spesso ci si chiede da dove derivino certi nomi strani!!

    ciao ciao

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  2. Ciao Morena! Bella la battuta circa il dolce!! E quando potrò leggere la tua ricetta del macafame? :-)

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  3. eh eh..sai com'è, meglio chirire!!..Il macafame..è una delle prime ricette che ho postato....la trovi nel mio blog..!!

    ciao ciao

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