Le vacanze sono belle e bello è anche il rientro a casa: gli spazi più comodi, le vecchie abitudini, la ritrovata attrezzatura di cucina...;-)
Ma avendo ancora nel cuore e nei gavoni del camper i colori ed i sapori della Puglia, e le dritte della mia amica Grazia, potevo cucinare zucche e funghi? No, ancora no, continuo imperterrita a spadellare il Salento, anche per rendere meno gravoso l'ineluttabile compito: la madre di tutte le pulizie!
Ingredienti
1 kg di cozze, 300 gr di riso arborio, 500 gr di patata sieglinda oppure a pasta gialla e soda, un paio di zucchine (facoltative) 1 grossa cipolla di Acquaviva oppure due gialle, 4 spicchi d'aglio, un po' di prezzemolo, un po' di pecorino grattugiato, pepe nero macinato al momento, olio evo, vino bianco secco, sale (da usare con parsimonia in quanto le cozze sono già sapide). Ci andrebbe anche qualche datterino tagliato a tocchetti ma io non l'ho messo (non ne avevo più!)
Procedimento
Pulire le cozze esternamente, togliere le barbe, scaldare dell'olio evo in una padella con un paio di spicchi d'aglio e gettare le cozze a fuoco vivace per qualche minuto, aggiungere un po' di vino bianco, abbassare il fuoco e continuare la cottura per ancora qualche minuto. Coprire e mettere da parte.
Pelare le patate e tagliarle a fette, mondare le zucchine e le cipolle e tagliarle sottilmente, grattugiare il pecorino e procedere come segue: in un tegame versre un po' di olio evo e poi di seguito la cipolla, l’aglio rimasto e tritato, un po' prezzemolo tritato, le patate e condire con il pecorino, un po' di olio e qualche pomodorino.
Coprire le patate con uno strato di cozze sgusciate, coprire quindi le cozze con il riso crudo e condire quest’ultimo con olio evo ed il pecorino grattugiato.
Coprire con le patate rimaste, il pecorino rimasto ed un po' di pepe nero macinato al momento, aggiungere acqua bollente ed il fondo di cottura delle cozze fino a ricoprire il tutto. Regolare di sale e far cuocere per poco più di 1 ora a 160°.
Sedondo voi, questo piatto, non è miglior antidepressivo post vacanze? Ma certo, tutto merito della cucinoterpia :-)
la tiella dovrebbero metterla sulla bandiera della puglia e farla proteggere dall'UNESCO delle pietanze!
RispondiEliminabuonissima! ciao e bentornata! al (qui c'è qualcuno che ancora deve partire...)
Sono una grandissima sostenitrice della cucinoterapia, come dicevo proprio nel mio ultimo post :-))))
RispondiEliminaE questo piatto, curerebbe qualunque malinconia!
Un piatto come questo fa bene a chiunque anche ai non depressi. Una vera meraviglia!
RispondiEliminaAvendo un marito tarantino questo piatto lo conosco molto bene anche xchè quando scendiamo mia suocera non ce lo fa mancare mai insieme a tante altri piatti tipici!!!!! Una meraviglia brava lo proverò anch'io molto presto....... ciao.
RispondiEliminaAssaggiato una sola volta: da leccarsi anche le orecchie!!!
RispondiEliminaPiatto impegnativo complimenti!!!
Fantastica!!!! io purtroppo non l'ho mai assaggiata.....ma immagino....brava!!!
RispondiEliminaCi credi che non l'ho mai assaggiato? Deve essere squisito, il tuo ha un aspetto delizioso!
RispondiElimina@ Ad goni post mi rendo conto che viviamo davvero nel paese più bello del mondo ma perchè è popolato dalle donne più belle e brave del mondo!!
RispondiEliminaCOMPLIMENTI!!!! QUESTA OGGI VA? DIRETTAMENTE IN TAVOLA!!...PENSAVO DI FARE UN SECONDO e NEMMENO A FARLO APPOSTA,HO COMPRATO IERI LE COZZE...SARA' UN SUCCESSONE!! GRAZIE.. CHICCA :))
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RispondiEliminaEccellente! Da pugliese tarantino, e ho detto tutto! o quasi, un consiglio. Al prossimo viaggio in Puglia sforzati d'imparare ad aprire le cozze a crudo, raggiungerai la perfezione. Tutti i tuoi piatti con questo dono, tra i migliori ed abbondanti della natura, ne guadagneranno punti incredibili per la singola cottura, che come noi diciamo, le lascia "belle a pampanella", la doppia cottura le indurisce, perdendo il meglio, a proposito hai mangiato le pampanelle?. Credimi è facile, i tuoi piatti lo meritano, trovi anche le spiegazioni sul mio blog. Pensa che mia madre, una donna degli inizi dello scorso secolo, proveniente da un paesino innominabile della profondissima Lucania, venendo a Taranto, ormai adulta e "quasi" incinta di me, imparò a farlo, coccolata dalle donne tarantine che l'adottarono.
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