E’ il lato femminile
dell’olio e del cibo il tema portante della seconda edizione del
grande happening sui condimenti ideato e diretto da Luigi Caricato
OLIO
CAPUT MUNDI a OLIO OFFICINA FOOD FESTIVAL 2013
Appassionati ed esperti
si danno appuntamento il 24, 25 e 26 gennaio al Palazzo delle
Stelline a Milano. Nel capoluogo lombardo prende corpo un grande
movimento culturale nato per mettere in evidenza i condimenti e, in
particolare, l’olio da olive
Milano, 10 gennaio 2013 –
E’ proprio il caso di parlare di un nuovo movimento culturale nato
intorno alla figura dell’oleologo e scrittore Luigi Caricato,
autore di una serie di volumi dedicati interamente agli oli da olive.
Un movimento culturale che paradossalmente nasce in Lombardia e
proprio nella città di Milano, dove gli ulivi rappresentano solo un
elemento ornamentale. Basta tuttavia spostarsi nell’area dei Laghi
per vivere la circoscritta ma prestigiosa anima olivicola e oliandola
lombarda. C’è inoltre da registrare un forte fermento culturale
proprio in quanto la Lombardia si caratterizza per essere la regione
che vanta in assoluto la maggiore attenzione verso la qualità degli
acquisti e dei consumi, orientati in maniera virtuosa verso gli extra
vergini di qualità, dal 100% italiano alle produzioni a
denominazione di origine Dop e Igp.
La Lombardia quale
capofila della rinascita dei condimenti in Italia. Si apre così una
nuova strada per interpretare i condimenti, ridando loro un ruolo
chiave nell’ambito alimentare. “Il condimento – sostiene Luigi
Caricato – diventa un ingrediente fondamentale e determinante,
perché consente non soltanto di esaltare gli altri alimenti, ma
diventa egli stesso un alimento funzionale, decisivo nella buona
riuscita di una dieta”. Così, attraverso Olio Officina Food
Festival si ripensano i tanto bistrattati condimenti, ridando
loro un ruolo di primo piano e mettendoli in stretta relazione con
altre materie prime alimentari inquadrandoli ora sotto un’altra
prospettiva.
Tanti i focus su temi
chiave che saranno presi in considerazione. Vastissimo il programma,
che parte da un’area strettamente legata agli usi dei condimenti in
cucina, con la presenza di chef, maestri di cucina, ma soprattutto di
biochimici, nutrizionisti, oleologi e tante altre figure che ruotano
intorno all’olio da olive e ad altri condimenti, l’aceto in
primis. Si va così ad affrontare un percorso che comprende vari
ambiti di azione, dalla via salutistica e del benessere alla via
olistica propriamente detta, dall’analisi storica e antropologica a
quella culturale in senso stretto, fino a giungere a considerare i
territori della letteratura e della sociologia. Si va inoltre dal
design all’economia, fino a concentrarsi con grande attenzione
sull’analisi sensoriale e sui valori del paesaggio.
“Ciò che preme
evidenziare, è il farsi strada di una nuova visione dell’olio da
olive. Oggi, per fortuna, si può parlare a buon diritto di “olio
democratico”, disponibile per tutti, visto che le nuove tecniche
estrattive, oltre alle nuove economie in atto, consentono ormai di
rendere popolare un prodotto, l’attuale olio extra vergine di
oliva, fruibile e accessibile da tutti. Resta solo il compito di
vigilare sulla qualità e genuinità degli oli – ammette Caricato –
che è poi l’unica via per acquisire la piena consapevolezza al
momento degli acquisti posti davanti allo scaffale. Oggi, attraverso
la conoscenza diretta del prodotto, senza intermediazioni che
disorientino il consumatore, è possibile far da sé, senza
commettere errori”. A Olio Officina Food Festival chiunque può, in
tutte le sale del Palazzo delle Stelline, confrontarsi con le
produzioni olearie d’eccellenza, quelle prodotte in ogni angolo del
mondo, oltre che in ogni angolo dell’Italia tutta, nelle sue
distinte anime regionali.
Sia ben chiaro, però:
Olio Officina Food Festival non è solo “condimenti per il palato”,
ma anche “condimenti per la mente”, come recita opportunamente il
lancio della grande kermesse, giunta quest’anno alla seconda
edizione. C’è tutto un palazzo storico di Milano che si trasforma
in un teatro di saperi, sapori, suoni e parole. Sì, perché ci sarà
spazio anche per lo spettacolo, la sera: danza indiana, in omaggio
all’India olearia, eletto quest’anno “Paese d’Onore”
del festival; flamenco, in omaggio alla Spagna, altro Paese oliandolo
d’elezione, leader mondiale insieme con l’Italia nel campo degli
oli da olive; quindi musica classica per violoncello e pianoforte; un
assolo di saxofono; e poi ancora musica mongola e un concerto per
pianoforte e voce di Alberto Fortis, in attesa del suo nuovo
album in lavorazione proprio in questi giorni. C’è tutto un mondo
che ruota intorno a questo grande evento, perfino una serie di
mostre, tra cui quella di Jose Carlos Bellantuono, dal titolo
“Flussi vegetali”, e altre performance, come quelle degli artisti
di “Arte da mangiare”, capitanati da Ornella Piluso;
e poi si affronta anche il tema caldo di “Olio ed Eros”,
con le vignette realizzate al momento, nei chiostri di Palazzo delle
Stelline, dal vignettista e artista Valerio Marini.
La seconda edizione di
Olio Officina Food Festival ha assunto dunque, quest’anno, un
respiro ancora più internazionale, non soltanto perché l’India è
stata eletta a “Paese d’Onore”, ma anche perché ci sarà la
presenza di oli provenienti da ogni angolo del mondo, presentati in
un contesto unico, frutto di importanti innovazioni capaci di
riservare grandi sorprese a partire dall’e-taster, un
tecnologico oil bar del futuro gestito e ideato dall’Onaoo,
la storica organizzazione di assaggiatori di olio di oliva che
proprio a Olio Officina Food Festival festeggeranno il trentennale
delle fondazione.
Si torna così ancora una
volta a parlare di olio da olive e di condimenti a Milano, con la
seconda edizione di Olio Officina Food Festival che nel 2013 si apre
con focus sulle donne, andando alla ricerca del “lato femminile
dell’olio e del cibo”. Sì, perché le donne stanno assumendo
un ruolo chiave e determinante nella svolta orientata alla qualità
delle produzioni, oltre che al modo di presentare il prodotto e di
comunicarlo. Anche un altro storico sodalizio sarà presente in massa
a Milano, con le sue “adepte oliandole”. Si tratta
dell’associazione nazionale delle “Donne dell’Olio”.
Quest’anno la
manifestazione ideata e diretta da Luigi Caricato - giornalista,
scrittore e oleologo - presenta davvero tante, ma proprio tante
novità. E’ sufficiente digitare www.olioofficina.com
per prendere visione del vasto e corposo programma. E poi, vi è da
dire che Olio Officina Food Festival quest’anno apre a nuovi
scenari, rendendo ancora più incisiva l’attenzione riservata ai
bambini, cui possono accedere gratuitamente, se accompagnati dai
genitori. Per loro c’è tutto un percorso educativo e ludico, in
un’apposita area.
Passando invece alla
giornata inaugurale, il 24 gennaio, si percepisce, soprattutto
quest’anno, in maniera ancora più evidente,
l’internazionalizzazione della rassegna. All’inaugurazione del
Festival parteciperanno VN Dalmia – presidente dell’Indian
Olive Association – e con lui il console generale indiano in Italia
Sanjay Kumar Verma, oltre al direttore generale del
turismo Gobind C. Bhuyan. Una sorta di preparazione spirituale a Expo
2015, insomma. Accanto a loro, il patron dell’inziativa, Luigi
Caricato, che ha voluto inaugurare la rassegna alla presenza di due
figure femminili di primo piano: l’eclettica cuoca scrittrice
spagnolo-italiana Marina Cepeda Fuentes e la narratrice Laura
Bosio, sempre attenta ai temi della spiritualità e della
mistica, ma anche ai valori della terra e del buon cibo, proprio a
significare che l’olio rappresenta la nostra terra con il nobile
lavoro dell’uomo che la lavora. La nostra terra è insieme
l’espressione più viva e incisiva della nostra cultura, è la
nostra anima che si riconosce in ciò che mangiamo. Da qui ospite
d’eccezione lo chef Pietro Leemann,
tra i più grandi interpreti della cucina vegetariana mondiale; e
infine, a rappresentare la cucina indiana, sarà presente
all’inaugurazione anche Shekhar Reikhi,
del ristorante Sarla.
Spazio di primo piano
inoltre all’Onaoo – acronimo di Organizzazione Nazionale
Assaggiatori Olio di Oliva – storica associazione di assaggiatori
d’olio che festeggia i suoi 30 anni di attività proprio a Olio
Officina Food Festival, con una convention incentrata sull’analisi
sensoriale, ma anche con sedute di assaggio guidate, con un corso
d’assaggio per i buyer invitati, voluto da olio Sasso, ma aperto
anche a tutti i visitatori del Festival, fino a esaurimento posti,
quale segno tangibile che sempre più persone si stanno in questi
ultimi anni rapportando all’olio in maniera diversa; e inoltre,
altra esperienza davvero unica, la presenza di un innovativo oil bar,
ed esattamente l’e-taster, un vero e proprio angolo
tecnologico dell’assaggio, in cui il visitatore, attraverso un
terminale nel quale è installato uno speciale programma, può di
volta in volta selezionare l’olio da assaggiare fra un’ampia
gamma di oli monovarietali provenienti da ogni parte del pianeta.
Per l’intera durata del
Festival c’è poi l’area degustazione con degustazioni guidate e
anche con finger food in cui è possibile individuare gli abbinamenti
olio-cibo più adatti volta per volta alla buona riuscita delle varie
preparazioni alimentari. Ci sarà un’area a disposizione dei
visitatori per tutta la durata della manifestazione, in modo da
capire la vera qualità e
le molteplicità espressive dei condimenti. Non soltanto oli
italiani, però. Sarà possibile degustare addirittura oli
dell’Uruguay, con l’oleologo Marco Scanu, Paese che si
candida a essere il Paese d’Onore per l’edizione 2014.
“Occorre riconoscere
che oggi la cultura dell’olio ha un respiro internazionale”,
ammette Luigi Caricato; e su questo non transige: “Dobbiamo
superare l’idea che sia solo l’area del Mediterraneo a produrre
oli extra vergine di oliva e che solo in alcuni luoghi specifici si
produca l’olio di alta qualità. Adesso la cultura dell’olio
pianta le radici ovunque: dall’India fino al Giappone,
dall’Australia agli Stati Uniti, all’America latina. Con Olio
Officina Food Festival sarà possibile aprire lo sguardo all’universo
mondo e nel contempo soffermarsi sulle grandi eccellenze nostrane,
oltre che sulla nostra capacità di realizzare oli sia destinati al
grande pubblico, sia a una elite di consumatori che ora chiedono
sempre più a gran voce extra vergini di grande fascino e
personalità”.
Uno sguardo sugli ospiti
relatori? Impossibile citarli tutti. Ad aprire il festival sarà lo
chef Ciccio Sultano, in dialogo con lo scrittore Nicola Dal
Falco. Lo chef siciliano presenta “la variante Sultano”.
«Sono un barocco d’avanguardia» – dice di se stesso lo chef,
intendendo due cose: la scelta di aggiungere piuttosto che di
togliere, e l’idea che l’avanguardia coincida con la personalità.
«Solo chi trova il suo stile è moderno. Il resto è emulazione,
accademia, forse paura» – aggiunge.
Grande spazio inoltre
sarà dato ai nostri sensi gusto e olfatto, con la filosofa del
linguaggio Rosalia Cavalieri. “Portare
qualcosa alla bocca e capirne il sapore é un’esperienza complessa
che va ben al di là del semplice nutrirsi”, sostiene la Cavalieri.
“Se tutti gli animali mangiano e bevono per placare la fame e la
sete, solo gli animali umani hanno trasformato una necessità
fisiologica in un’esperienza culturale e intellettuale, ma anche in
un’esperienza estetica e sinestetica. Gustare, e maggiormente
degustare, mettono alla prova tutti i nostri sensi, e specialmente il
naso, mostrandoci come la percezione del sapore, la sua valutazione e
il suo discernimento contribuiscano a caratterizzare la nostra
‘umanità’ di animali sapienti, conviviali e parlanti”.
Con la Cavalieri,
personaggio di spicco del festival, si parlerà anche del naso e del
palato a partire dalla sensibilità femminile. La biologia ci dice
che le donne hanno una maggiore sensibilità degli uomini. E’ vero?
Questo discorso vale per tutti i sensi? E quale ruolo hanno
l’educazione, la consuetudine e il contesto socio-culturale? In
quali ‘sensi’ l’uomo recupera, se recupera? Olfatto e gusto
sono realmente due sensi ‘minori’ o si tratta solo di un
pregiudizio culturale? In che misura natura e cultura influiscono
sulle nostre preferenze gustative, sui nostri gusti e disgusti? In
quale modo i nostri sensi chimici influenzano i nostri rapporti
socio-emozionali? Sono tante le questioni cui si risponderà.
Spazio anche all’olio
nelle cucine del mondo, con l’esperienza della nouvelle fusion
cuisine italiana a cura dello chef Gianfranco Chiarini, da
Amburgo, con il suo The New Renaissance of
Italian Fusion Cuisine. E poi, tra
gli chef Antonella Ricci e Vinod Sookar con i
quali si considererà la cucina salentina e creolo-mauriziana, con
l’olio che ovviamente unisce le varie cucine del mondo.
Roberto Rossi
affronterà le influenze dell'olio denocciolato in cucina,
Gaetano “Tano” Simonato
invece considererà gli
oli da olive nella preparazione dei dolci. Quindi le sorelle Viviana
Varese di Alice e Antonella Varese di Dalie e Fagioli,
prenderanno in considerazione l’olio e la via della leggerezza,
discettando di pesce di mare e pesce di lago, in dialogo tra loro per
raccontare la propria esperienza e per spiegare punto per punto le
dinamiche evolutive del loro modo di far cucina.
Determinante infine
l’apporto di Jeanne Perego, la prima insalatologa della
storia, che tra l’altro presenterà, fresco di stampa, un volume
tutto incentrato sulle insalate, edito da Mondadori. Ma vi è spazio
anche ai maestri di cucina, non solo agli chef che operano nei
ristoranti. Ci saranno Giovanna Ruo Berchera e Giuseppe
Capano, per esempio. Grande evidenza hanno inoltre i Cuochi di
Lombardia, una associazione che unisce le punte di diamante della
gastronomia lombarda, con la presenza degli chef Matteo Scibilia,
Virginia Rossi e Sandra Zini.
L’angolo del food
quest’anno si interfaccerà inoltre con la parte “professorale”.
Da Giovanni Lercker, che relazionerà intorno alle modalità
di impiego tra esigenze di cucina e corrispondenze scientifiche a
Emma Chiavaro che interverrà sugli effetti della cottura a
microonde sulla qualità degli oli da olive, per un confronto con le
tecniche di cottura tradizionali. Insomma, si entrerà nel dettaglio
di aspetti scientifici ma con un linguaggio divulgativo,
comprensibile e chiaro per tutti. Un modo per far dialogare chi
cucina con chi studia gli effetti e le dinamiche del cucinare.
Noi in fondo siamo quello
che mangiamo. Non a caso a Olio Officina Food Festival Luigi Caricato
ha dato spazio a un focus sulla prevenzione, dando rilievo alla Lilt
– Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, al Sioos, la
Società italiana olio di oliva e salute, e all’Arna,
l’Associazione ricercatori nutrizione alimenti - in duetto con
medici e studiosi che l’olio d’oliva lo utilizzano proprio come
terapia per prevenire le malattie, in particolare quelle
cardiovascolari.
Anche quest’anno,
inoltre, a Olio Officina Food Festival sarà presente l’area
olistica, con la mental coach Alessandra Mattioni che proporrà
esercizi di neurobica, l’aerobica dei neuroni, così da migliorare
le proprie strategie mentali; la maestra di reiki e massaggiatrice
olistica Ivana Sagramoni presenterà la soul therapy, una via
dell’olio per il benessere ancora poco valorizzata. Secondo la
Sagramoni l’approccio giusto è nel ricorso a specifici preparati
cosmetici, colorati e arricchiti con preziosi oli essenziali. Con lei
ci sarà spazio anche per la meditazione, un appuntamento da non
perdere.
Spazio anche
all’economia, con lo storico dell’agricoltura Alfonso
Pascale; sì, perché l'economia non è una brutta bestia. Il
concetto evangelico di prossimità (parabola del samaritano), che ha
ribaltato l'idea di vicinanza fisica, oggi con internet può
realizzarsi al massimo delle sue potenzialità. Il mio prossimo
diventa chiunque, nel mondo, stabilisca con me una relazione di mutuo
aiuto e reciprocità. Questa condizione ci permette il passaggio da
una concezione di competitività di tipo posizionale (c'è chi vince
e necessariamente c’è chi perde) a un’idea di competitività di
tipo collaborativo (la competizione si sposta tra chi sceglie di
stare nelle economie civili e solidali e chi intende continuare a
confrontarsi nei mercati tradizionali).
Se l’economia non è
una brutta bestia, anche il mercato non fa più paura. Anche se
riflettere sugli aspetti che non vanno alla perfezione fa anche molto
bene, perché rappresenta un modo per capire come uscire dai vicoli
ciechi. A Olio Officina Food Festival sarà svelata la verità
sull’olio. Tutta. Fino a considerare anche alcune vie alternative,
non ancora esplorate, come per esempio la parte inerente le enoteche,
poco valorizzate sul fronte degli oli, le quali enoteche dovrebbero
invece contribuire a dare un sensibile rilancio a un prodotto che è
orfano di oleoteche per consumatori consapevoli e desiderosi di
provare le molte qualità esistenti sul mercato.
Olio e terra. Più
alberi, per piantare solide radici nel futuro. Ci sarà perfino
un focus tutto incentrato sul valore del paesaggio attivo e operoso.
Si parlerà di oliveti secolari, di oliveti d’alta quota, di
oliveti che consentono di recuperare territori che altrimenti
andrebbero perduti e sottratti alla coltivazione. In alcune aree del
Paese il problema dell’abbandono delle campagne, o comunque della
sottrazione di terreni alla coltivazione, sta rappresentando un
problema molto serio. Cinquant’anni fa era tutto un giardino, ora
l’abbandono delle terre coltivate mette tutto in serio pericolo.
Eppure, sostengono i “folli” rappresentanti dell’associazione
TreeDream, in Liguria per esempio i terrazzamenti olivetati
rappresentano una sorta di cattedrale dello spirito e garantiscono la
buona tenuta del territorio dal rischio idrogeologico. Con il
paziente lavoro nei campi si può ridare, oltretutto, status sociale
al contadino. Occorre solo crederci. In Puglia invece il recupero
degli olivi secolari per mano dei giovani è diventato realtà, con
il progetto neorurale “Abitare i Paduli”, nato all’interno del
Lua, Laboratorio Urbano Bollenti Spiriti delle Terre di Mezzo,
che sperimenta nuove forme di cura per impedire il degrado, attivando
inediti modelli di produzione compatibili con le peculiarità del
territorio. L’immagine dell’agricoltura italiana sarà in ogni
caso presente al festival grazie a una preziosa inziiativa di Forma
Naturae tour. L’Italia è un Paese
geograficamente e culturalmente eterogeneo. Da qui la premiazione del
concorso “La tua immagine dell’Italia agricola”, dove s’impone
una sola immagine, un solo scorcio, per riassumere e far comprendere
“a colpo d’occhio” il concetto di tradizione agricola italiana.
Olio e bambini. Una
sezione del Festival è completamente dedicata, nella giornata di
sabato 26, ai bambini, a cura del Centro culturale Casa
dell’Olivo. Nasi sopraffini non ancora “inquinati
olfattivamente”, i bambini riescono a scoprire note e toni degli
oli e a imparare a riconoscerli divertendosi nelle sedute di
degustazione pensate per loro. Si potranno cimentare anche con il
gioco dell’olio, una sorta di gioco dell’oca ispirato alla
materia oliandola, molto istruttivo e ludico. E poi per i bambini è
possibile mettere le “mani in pasta” guidati dallo chef Daniele
Giannuzzi. E infine, insieme con i genitori, i bambini potranno
anche ascoltare i consigli del pediatra Giuseppe Caramia, noto
studioso che si presta in questo caso al dialogo con i bambini, per
una sana, gustosa e corretta alimentazione.
A chiudere Olio Officina
Food Festival sarà quest’anno chi lo ha aperto alla prima
edizione, ovvero il maestro Gualtiero Marchesi, il quale
presenterà il “Codice Marchesi”. Un momento centrale, utile per
la riflessione, perché la ricetta, fatta e letta a dovere, è, senza
mezzi termini, una voce d’enciclopedia in cui si può trovare
tutto: geografia, clima, storia, tradizione oltre e soprattutto
all’estro collettivo e individuale. Ed ecco dunque, da qui, il
rapporto tra bello e buono; il culto, ma non la tirannia della
tecnica; la dedizione nei confronti della materia in cui riconoscere
la filosofia delle forme; il cammino verso la purezza; l’eleganza
contrapposta al lusso.
Molto altro si potrebbe
riferire, ma il programma è davvero nutrito e vasto. Resta da
evidenziare come Olio Officina Food Festival sia una iniziativa nata
dal basso, sotto la spinta propositiva di chi vuol cambiare volto
all’Italia e intenda ripartire dai valori con una progettualità
certa e ben definita. Per questo è molto importante l’apporto dato
dagli sponsor e da tutti i sostenitori, i quali hanno creduto
fortemente nel progetto di un movimento cultuale che nulla ha a che
fare con il commercio. Solo cultura, perché la cultura riesce a far
muovere meglio anche la stessa economia.
Un grazie davvero grande
va perciò rivolto, tra gli altri, al Consorzio Ceq - Consorzio extra
vergine di qualità, come pure a Pantaleo, Esselunga, Sasso, Regione
Puglia, Masseria delle Sorgenti, Monini, il Triangolo dell’Olio,
San Giuliano e Farchioni; e un altro grande grazie a Provincia di
Grosseto, come pure a Fratelli Turri, Chemiservice, Bayer
CropScience, Federolio, Assitol, Consorzio olio Dop Garda, Consorzio
olio Dop Riviera Ligure, Consorzio olio Dop Tergeste, Agridè, Aloia,
Buonamici, Goccia di Sole, azienda agricola Tuscanese, Masseria di
Sant’Eramo, Coppini Arte Olearia, Santagata, Sciavuru d’Aliva,
Fattoria Petrini, Caricato, Olitalia, Natuzzi, Ferrarelle, Onaoo. E
tanti altri ancora, che hanno contribuito a dare forma reale ai sogni
di chi crede in un’Italia diversa, intenta a far ripartire
l’economia partendo dalla cultura.
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