Bartolomeo Sacchi, detto "Platina", scrisse “De honesta voluptate et valetudine”, insegnando come affrontare serenamente, saggiamente e igienicamente la vita, rivedendo quanto scritto tempo prima da Maestro Martino, con un occhio che definire moderno è riduttivo.
Il libro, nell’edizione curata dal raffinatissimo Emilio Faccioli e pubblicata da Einaudi nel 1985, si svolge in 10 volumi, ed è una “summa” del sapere gastronomico del secondo Quattrocento, una trattazione dell’arte culinaria, della dietetica, dell’igiene alimentare, dell’etica dell’alimentazione e dei piaceri della tavola integrata con quanto fino ad allora era stato pubblicato sull’argomento.
Le ricette presenti sono caratterizzate dall’inedito l’approccio nei confronti della materia prima dove il piacere onesto (azioni oneste) restituisce un appagamento che porta alla felicità come la medicina restituisce la salute all’ammalato. Concetti elaborati centinaia di anni fa e destinati ad un pubblico colto, borghese e non troppo costretto dalla morale cristiana, con gli strumenti culturali adatti, quindi, per apprenderli e tradurli in consuetudini quotidiane.
Apertura mentale, in sintesi, scevra da talebanismi gastronomici quelli che nel terzo millennio, travestiti con maschere salutistiche, riescono a dividere invece che unire a tavola. Fino ad ora era riuscito solo ad alcune confessioni religiose.
Vi riporto, quindi il punto 20 riservato al Popone del Primo Libro dell'opera dove, nei punti 11 e 12 si spiega bene come dev’essere il cuoco e “come si debba apparecchiare la mensa”.
20. I Poponi - “Sembra che i poponi siano diversi dal meloni essendo questi ultimi quasi rotondi e costati mentre quelli sono oblunghi, simili a cedri. Ma per la verità non differenziano gran che, poiché Plinio, afferma che i meloni derivano di poponi. Quando sono maturi si staccano spontaneamente dal picciolo, benché non vi siano appesi. Il popone è senza dubbio gustoso, ma si digerisce a stento perchè è freddo e umido. Dato tuttavia a mangiare senza scorza e senza semi, lenisce l’infiammazione di stomaco e dà un certo sollievo all’intestino. E’ bene mangiarlo a stomaco vuoto, altrimenti succede molto facilmente che ritardi la digestione e si trasformi negli umori che si trova predominanti in quel ricettacolo di cibo. Perciò i nostri antecessori usavano prendere il popone prima di aver mangiato, insegnandoci così a servircene a digiuno e a soprassedere a ogni altra vivanda fino a quanto non si posi sul fondo, almeno in parte digerito. Sebbene l’uso del popone non giovi ai nervi, tuttavia, inumidendoli, induce a orinare e così purga i reni e la vescica, purché ne siano tolti i semi. Affermano alcuni che il danno eventualmente provocato dai poponi può essere corretto o tolto di mezzo con il bere ossizacchera oppure ossimele (una sorta di bevanda preparata con aceto e zucchero o con aceto e miele, ndr). Alcuni, come Avicenna, consigliano di bere l’acqua insieme con i poponi, altri il vino, Quanto a me consento con la natura, la quale, dopo che si è mangiato il popone, è inclinata a desiderare il vino, e di quello buono, perchè è quasi un antidoto alla crudezza e alla frigidità del popone. Di questo frutto di dilettò a tal punto l’imperatore Albino che in una sola cena arrivò a mangiare cento pesche di Campania e dieci poponi di Ostia.” (qui una piccola introduzione sulle Teoria degli Umori, ndr).
Se avete voglia di sapere qualcosa di più sull'anguria, o cocomero, vi consiglio quanto è stato scritto la scorsa settimana in occasione della Giornata Nazionale del Gelo di Mellone, dove troverete dotte informazioni e qualche aneddoto curioso, oltre alla ricetta del tradizionale dessert siciliano, declinato in molte interpretazioni, tante quanti sono stati i contributi da parte degli associati Aifb.
E visto che la ricetta del dessert è già scritta e mangiata che ne dite di una fresca insalata, leggera a salubre, come sarebbe piaciuto a Platina. Ed ha Platina sarebbero piaciute anche le ricette che la sezione dedicata di Pam Panorama propone: cosa aspettate a mettervi ai fornelli? ;)
Insalata di anguria e feta
Portata: antipasto
Dosi per 4 persone
Difficoltà: semplice
Preparazione: 15’
Vino consigliato: Erbaluce Caluso Docg “Valgera”
Ingredienti
600 g di polpa d'anguria
300 g di feta
un mazzetto di basilico fresco
2 cipolla rosse
olio extravergine d’oliva
sale affumicato
Pepe nero cubebe macinato al momento
Preparazione
Sgocciolare e tagliare a cubetti la feta, cubitale anche l’anguria e tagliare a fettine sottili la cipolla.
Dividere gli ingredienti in quattro ciotole, decorare con le foglie di basilico e terminare con un filo d’olio, il sale e il pepe nero macinato al momento.
Bibliografia
Il piacere onesto e la buona salute, Bartolomeo Platina, a cura di Emilio FaccioliIl Decamelone, Anna Ferrari
Mi piacciono i tuoi post non solo per le ricette ma anche per il contenuto sempre estremamente interessante, così oggi da te apprendo di Platina quando si dice cultura gastronomica!Buonissima l'anguria in insalata io aggiungo anche il cetriolo, un binomio di sapori davvero interessante..
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