Eccomi con una
nuova storia che ha come protagonista #laprugnaincompresa!
La scorsa
settimana vi ho raccontato quanto la prugna fosse amatissima dai Romani, dai
Crociati che la fecero conoscere ai Francesi ed infine di come la California
divenne la sua patria elettiva.
Eppure nel Regimen
Sanitatis Salernitanum, o Regola
Sanitaria Salernitana, un trattato in versi latini scritti all’interno della Scuola Medica Salernitana nel XII-XIII
secolo, la prugna veniva definita un alimento “freddo” e quindi da
sconsigliarne il consumo, essendo poco adatta a risvegliare passioni amorose.
Per contro, la sapienza antica legata alle erbe officinali, riteneva che la
particolare forma delle susine conferisse loro anche doti afrodisiache, tanto che ai giovani
sposi veniva regalato un albero così da assicurare un matrimonio felice e
fortunato.
Tante le storie,
che si perdono nella notte dei tempi, attorno ad un frutto così prezioso, e non
stupisce quindi che sia il cinema che la letteratura l’abbiano reso
protagonista di film, poesie, fumetti e romanzi.
Il racconto più
insolito è sicuramente “Pollo alla
prugne”, graphic novel di Marjane Satrapi (Ed. Sperling & Kupfer, 2005),
fumettista iraniana divenuta famosa con “Persepolis”,
fumetto tradotto poi per il cinema, candidato al premio Oscar nel 2008 e
premiato con il Gran premio della giuria al Festival di Cannes. Scrittrice
sensibilissima e osteggiata dal regime di Teheran, vive e lavora a Parigi.
Ambientato nell’Iran degli anni ’50 racconta la storia
struggente di un musicista iraniano che si lascia morire dopo che la moglie, in
uno scatto d’ira, distrugge il suo preziosissimo strumento musicale. Lo
struggimento per l’oggetto in realtà è sia il dolore per una storia d’amore mai
realizzata, che per il rimpianto del passato e la necessità di trovare un
equilibrio precario, in un futuro fumoso e colmo di incognite.
Il fumetto si legge tutto d’un fiato, in un
rimando continuo al passato ed a quello che avrebbe potuto essere nella vita
del musicista, mentre il pollo alle prugne, il suo piatto preferito perché associato
alla bellezza ed alla dolcezza della donna amata, diventa improvvisamente
privo di sapore, come la sua vita oramai al termine.
Herta Müller,
scrittrice tedesca di origini romene, insignita del premio Nobel per la
letteratura nel 2009, nel suo criptico “Il Paese delle prugne verdi” (Ed. Keller, 2008) utilizza la
metafora mortale della prugna non matura, con un nocciolo ancora tenero e che
potrebbe essere ingoiato senza volerlo, per narrare la terribile condizione in
cui i giovani romeni erano costretti sotto il regime di Ceauşescu.
Un romanzo allucinato, che narra il suicidio di una generazione privata di
sogni e speranze, di connivenze obbligate con i servizi segreti, della lotta
quotidiana alla sopravvivenza.
Decisamente più leggero ed ironico è il tono del libro “La ballata delle prugne secche”
(Castelvecchi Editore, 2006) in cui la scrittrice e blogger Valeria di Napoli,
conosciuta con lo pseudonimo di Pulsatilla,
si cimenta in un romanzo autobiografico di crescita, ambientato in una Foggia
spesso ostaggio delle tradizioni e del passato. Un’adolescente in crisi alle
prese con i genitori divorziati, con amici scossi dalle stesse insicurezze ed
in dieta perenne, tanto da eleggere a cibo del cuore proprio le prugne secche!
La
ricetta di questa settimana è ispirata alla gastronomia dell’Est, così
ricca di sapere e di sapore.
Si tratta
di un Borsch o Boršč, una zuppa invernale di
origine ucraina, che prevede l’utilizzo della barbabietola. Ho pensato di trasformarla in un piatto di salute e bellezza utilizzando la prugna come elemento
dolce e vellutante e la rapa per il tono di terra. Gli ingredienti vengono
cotti brevemente in un vino rosso giovane ma potreste optare per una versione
ancora più breve e detox, utilizzando un mixer potente o una
centrifuga, quasi fosse un gazpacho.
Il Borsch si
serve delicatamente speziato e con panna acida ed è buono sia freddo che tiepido.
R - Come un Borsch: vellutata estiva con prugne e rape
Portata: primo piatto, vegan
Dosi: per 4-6 persone
Difficoltà: semplice
Preparazione: 20’
Cottura 15’
Ingredienti
200 g
di prugne SunSweet200 g di pomodorini datterini
200 g di rape precotte di Chioggia
100 g di noci pesche
100 g di susine rosse o gialle
1-2 limoni, il succo (a gusto)
1 pezzettino di radice di zenzero (a gusto)
qualche bacca di pepe di Timut
1 stecca di cannella
180 ml di vino rosso giovane, tipo Lambrusco
180 ml di acqua
sale di maldon, un pizzico
Per il servizio: panna acida (anche di soia) e qualche fogliolina di menta o timo limonato
Procedimento
Lavate,
mondate e cubettate frutta e verdure (attenzione che le rape colorano le
mani!).
Trasferite
il tutto in una casseruola con il vino, l’acqua, il succo di limone, le spezie
raccolte in una garzina pulita (così da recuperarle più facilmente in un
secondo momento) e la radice di zenzero.
Portate
ad ebollizione, abbassate il fuoco e cucinate coperto per circa 15’, mescolando
di tanto in tanto.
Regolate
il gusto con un pizzico di sale.
Togliete
dal fuoco, eliminate le spezie, frullate con un mixer ad immersione e
successivamente passate il composto al colino, se preferite una texure più
vellutata. Raffreddate,
o abbattete in positivo, e servite in ciotole individuali decorando con foglie
di menta e panna acida.
Bibliografia:
Il libro degli ingredienti, AAVV, Slow Food Editore, 1997
Pollo alla prugne, Marjane Satrapi, Ed. Sperling & Kupfer, 2005
Il paese delle prugne verdi, Herta Müller, Ed. Keller, 2008
La ballata delle prugne secche, Pulsatilla, Castelvecchi Editore, 2006
Leggo sempre tutti i tuoi post e mi sono accorta di Non averti laciato un commento qui - a mo' di saluto, ma, soprattutto, per complimentarmi, e non sai quanto.Non solo per l'originalità di ciò che prepari, ma anche per gli ingredienti accompagnatori ed introduttivi delle tue ricette. A quando il prossimo? Sono giorni che passo, ripasso e niente ;-)
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