Se l'uomo è ciò che mangia, il cuoco è ciò che cucina?

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Sharlotka: la torta di mele dell'est che assomiglia ad un pan di Spagna


A metà del 1200, il monaco francescano Roger Bacon, scriveva:
«Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un'intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l'aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di sollevarsi nell'aria come gli uccelli ».

Chissà a cosa stava pensando l’uomo che inventò la ruota. Forse alla libertà.

E chissà dove pensava di arrivare colui che ne unì due per dar vita alla bicicletta, l’inno alla libertà più economico che c’è.
Così, a mezz'aria, senza toccare il terreno con i piedi, da sentirsi ancora più intrepidi nel momento in cui questi si allontanano dai pedali e le braccia sono lanciate verso il cielo. Lo sguardo vivo e vivace, allegro, insomma. Almeno in quei momenti in cui pare di volare grazie alla sola forza delle gambe.
Quando le modalità di applicazione della Fase2 saranno davvero comprensibili probabilmente la bicicletta sarà il mezzo più utilizzato, l’unico che consenta il “distanziamento sociale” senza rimanere intrappolati all’interno di scatole di acciaio.
Si, le auto, pericolose quanto le piste ciclabili, rettilinei disegnati da una matita folle, che si perdono improvvisamente nel nulla, nel caos di una rotonda, come a voler veramente sottolineare che improvvisamente, finita la pista, la bici rollerà e volerà, libera.

Forse la vita è come la bicicletta: sta in piedi perché va.

L'auto, che nel secolo scorso inventò il turismo di massa raccontando di uguaglianza e democrazia in realtà, costruita attorno al guidatore, lo limita e lo chiude, impedendo di interagire e comunicare veramente con gli altri, aiutando a costruire quei muri dai quali ci sentiamo protetti.
La bicicletta invece costruisce ponti, unisce e fa incontrare. E' un mezzo socialista, forse, anarchico, sicuramente.
In quanto non c'è niente di più liberatorio di affrontare una strada contromano, con l'aria che punge il viso, con le mani rese insensibili dal freddo, con il naso che cola e con gli occhi che sorridono e si illuminano anche in mezzo alla nebbia, ricordandoci che alla fine la vita è come la bicicletta e sta in piedi perché va.

Ecco cosa mi ha ispirato questa torta di mele, facilissima nell’esecuzione: una sorta di pan di Spagna, che avvolge le mele marinate nel Calvados.
Leggera, aerea e anche un po’ irriverente, come lo sguardo di un volto allegro, libero anche se costretto in mascherine che ci rendono tutti uguali.


Sharlotka: la torta di mele dell'est che assomiglia ad un pan di Spagna

Portata, dessert
Dosi per 6-8 persone
Difficoltà, minima
Preparazione: 20’ più il riposo
Cottura: 1 h

Ingredienti 
1 kg di mele Golden o Kanzi  (anche un po’ vecchiotte)
3 uova a temperatura ambiente (170 g circa)
170 g di zucchero di canna Zefiro
120 g di farina di farro bio Molino Racchello
2/3 cucchiai di Calvados
Zucchero a velo per il servizio

Procedimento
Porta il forno statico a 190°.
Con la planetaria monta le uova con lo zucchero. Lasciate andare 15’ e nel frattempo sbuccia le mele, tagliale a spicchi, elimina il torsolo ed affettale finemente con la mandolina.
Trasferiscile in una boule di vetro e spruzza il Calvados.
Ora imburra (se vuoi anche infarina) uno stampo tondo di circa 24 cm di diametro.
Aggiungi alla montata di uova la farina (setacciata un paio di volte) a più riprese, con una spatola, delicatamente. Unisci ora le mele sgocciolate dal liquore in eccesso e amalgama bene il tutto.
Trasferisci nello stampo, informa, abbassa la temperatura a 180° e cuoci per circa 1h.
Sforna, fai raffreddare per 15’, sforma e lascia raffreddare completamente.

Spolvera di zucchero a velo e servila, magari con una pallina di gelato alla vaniglia o un ciuffo di panna.

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