Ma in questa casa non si mangia mai normale?!

Frase storica di mio figlio Edoardo di fronte ad un piatto analogo a quello che vedete in foto.

In effetti è una cotoletta, MA NON UGUALE A QUELLA CHE SI TROVA DENTRO AI PANINI!!! (credo si riferisse al menù proposto dal bar vicino al patronato).

PER FORZA NON E' UGUALE'!!! QUESTA E' FATTA CON LA CARNE DI VITELLO E NON CON I RIMASUGLI DI QUALSIASI PROTEINA STAMPATI A FORMA DI FETTINA DI CARNE IMPANATA!!! (scusate il maiuscolo, ma eravamo nel vivo di un'importante discussione gastronomica).

A questo punto è partita la parte didattica, a mia volta ricevuta dal cuoco del più antico locale d'Italia, L'Antica Hostaria Bagutto (di fronte al Cardiologico Monzino) ed ho spiegato al sospettoso Edoardo che il termine "cuteleta" deriva da "costoletta", ossia costola che, nella ricetta originale, viene usata appunto come manico. E nella fatttispecie quella riprodotta in foto si definisce "ad orecchia di elefante"

E l'aura internazionale che aleggia attorno alla cotoletta è dovuta semplicemente all'assoluta bontà della materia prima:

• 1 costata di vitello di almeno 3 cm, ripulita dalle impurità
• 1 uovo
• pancarrè privato della crosta, un po' invecchiato e frullato
• burro chiarificato per la cottura.

Si immerge la carne nel solo uovo sbattuto, si appoggia nel pan grattato premendo a palmo aperto per far aderire meglio l'impanatura, si frigge nel burro chiarificato (direi abbondante) senza perderla di vista: non più di 4 minuti per lato e girandola una volta sola, in quanto la carne all'interno deve risultare un po' morbida, rosa direi. Un bel foglio di carta assorbente ed un po' di sale alla fine.

E POI SI MANGIA SENZA TANTO BRONTOLARE!! (e si è chiusa la discussione).