“Vattene, sei solo il frutto della mia immaginazione!”
“Col cavolo che me ne vado, fuori c’è un freddo che ti congela le idee.”
Chi mi stava parlando era una strana immagine con una bandana in testa - che emetteva fuoco e fiamme - mentre mescolava, in una padella di ferro, due uova sbattute con un cucchiaio di legno. In senso orario.
“Perché in senso orario?”
“Cosa ti interessa. A te non piacciono le uova strapazzate con la bottarga.”
Aveva ragione. Odiavo le uova in genere tranne quelle di quaglia con le quali preparavo, alternandole alle mozzarelline, anemici spiedini.
“Se diventassero azzurre potrei tifare per la Lazio!” pensai ad alta voce.
“Per me diventeranno rosse.” rispose la bandana.
“Allora tiferò per il Vicenza.” esclamai indispettito.
“A Vicenza mangiano i gatti.” concluse in tono monocorde l'immagine ai fornelli.
“Smettila con questi luoghi comuni! A Vicenza c’è un dolce che si chiama Putana: dove credi lo preparino, in un parcheggio per scambisti?! E ricordati Bigazzi: l'hanno cacciato con la scusa del coniglio per far entrare chissachi nello staff! Non vogliono che conosciamo l’anima della gastronomia italiana! Guardati Focaccia Blues, guardati!”
Le parole mi uscirono dalla bocca come se non fossero mie. Come facevo a sapere che le tradizioni gastronomiche hanno un'anima? E la focaccia barese poi…
L’immagine si sedette per gustare le uova, mentre il rosso fiammante della bandana perdeva la sua strafottente vivacità per assumere tonalità meno sfacciate, più pacate, quasi familiari.
Ma dove l’ho già visto quel rosso..
Una specie di uomo ragno senza ragnatele uscì un po' schifato da una cantina, mentre cercava di sbarazzarsi di quelle che avvolgevano le bottiglie raccolte in una vecchia cesta di vimini. Parlava come una moviola dislessica e sembrava un ladro poco convinto più che un supereroe.
Salutò l’immagine, offrendole una linda bottiglia di vino ed iniziò ad aprirne di polverose, in silenzio, con gesti studiati. Una coreografia che terminava con il suono sordo del tappo che si liberava dall’abbraccio del collo di vetro.
“Tieni, bevi.”
“Ma io non bevo!”
“Esagerato! Fino ad ora. Prima o poi dovrai iniziare ed è meglio battezzarsi con del buon vino, non trovi?”
L’uomo Ragno sembrava competente, direi convincente e poi c’era il profumo del mare emanato dalla bottarga da bagnare. Anche se avrei preferito sognare con le spezie e i profumi che vengono da lontano.
Da un mobile uscì un bicchiere piccolo, rubato al corredo di una bambola, e venne riempito più e più volte. Ballavano davanti ai miei occhi etichette nere con grafiti rossi e blu, stemmi araldici, scritte logorate dal tempo, bottiglie dalla forma asimmetrica e ricoperte da una rete metallica o con simpatici signori baffuti e invitanti signorine discinte.
“Salute!“
Un sorriso radioso iniziò a decorarmi la faccia e l’immagine iniziò a guardarmi con aria preoccupata. La sua bandana si stava trasformando: attraverso ai miei occhi, ridotti ad una fessura, le fiamme che decoravano il tessuto divennero capelli, ramati, quasi indiavolati e sotto si riconosceva un volto rivitalizzato da una mimica facciale da film muto. Mamma.
“Mamma?!”
“Ah, Tesoro! Finalmente! Quella cretina di tua sorella ha voluto vedere che effetto faceva il vino su di te ed ha aperto le bottiglie di mezza cantina! Ah, ma aspetta che la metto in punizione! Dovranno liberarla i MA-RI-NE-S! Amooooooore, che spavento ci hai fatto prendere! I medici dicono che presto tornerai a casa! Ah, che agitazione, che paura, che ANSIA! Dicevi delle cose senza senso! Eri addirittura arrabbiato per via di una voooolgarissssima torta!”
L’uomo ragno si avvicinò con un sorriso, parlando normalmente ed assumendo le sembianze di mia sorella, mentre mia madre aggiornava il corridoio dell’ospedale con il nuovo bollettino medico.
"Ciao" salutò Martina.
"Ciao" salutò Martina.
La terribile consanguinea si sedette alla mia destra e mi porse un pallone, quello dei mondiali di rugby. Glielo avevo chiesto inutilmente per mesi e si vedeva benissimo che stava facendo una fatica terribile per non ridermi in faccia.
“Posso farti una domanda?” le chiesi di botto.
“Certo Arturo, tutto quello che vuoi!” rispose sorpresa Martina.
“Perché le uova si mescolano in senso orario?” Niente uova per Fernando oggi bensì un piatto che ricorda la pasta siciliana e i cicheti veneziani perchè la globalizzazione gastronomica non è mangiare la stessa cosa a tutte le latitudini ma cose diverse nello stesso spicchio di mondo.
E mentre la tavola si apparecchia ecco il vino consigliato dall'amico leopardato, ovvero un Rosè Brut dei Conti di Buscareto, un delicato nettare dal perlage fine e persistente, che profuma di rosa e di ciliegia e che Fernando mi ha suggerito di abbinare a questa sfiziosa ricettina.
E mentre la tavola si apparecchia ecco il vino consigliato dall'amico leopardato, ovvero un Rosè Brut dei Conti di Buscareto, un delicato nettare dal perlage fine e persistente, che profuma di rosa e di ciliegia e che Fernando mi ha suggerito di abbinare a questa sfiziosa ricettina.
Sardine un po’ venete e un po’ siciliane in conchiglioni giganti
Ingredienti
1 confezione di conchiglioni di pasta di grano duro, 1/2 kg di sardine, ½ cucchiaio di semi di finocchietto selvatico, 2 cucchiai di pinoli, 2 cucchiai di uvetta, 1 finocchio, 1 acciuga, 3 cucchiai di pane grattugiato (usato pane preparato con Petra1), 1 spicchio d’aglio, olio evo, fior di sale, pepe nero macinato al momento.
Procedimento
Lessare al dente i conchiglioni, unire un filo d'olio evo e mettere da parte.
Mettere in ammollo l’uvetta in acqua tiepida per pochi minuti, scolarla ed asciugarla.
Pulire le sardine dalla testa e dalla spina centrale, lavarle ed asciugarle con carta casa, scaldare un po’ di olio evo in una padella, saltarle per un paio di minuti con i semi di finocchietto pestati nel mortaio. Regolare di sale e pepe e mettere da parte.
Tagliare il finocchio prima a fettine sottili e poi ancora a pezzetti, condirlo con un filo d’olio, il fior di sale e pepe e mescolare delicatamente i due composti unendo i pinoli tostati e raffreddati e l’uvetta
Passare lo spicchio d’aglio in una pentola antiaderente, scaldare un po’ d’olio, sciogliere l’acciuga, aggiungere il pane grattugiato e lasciarlo dorare per qualche secondo e unirlo al composto.
Farcire i conchiglioni e servire anche come aperitivo.
Ciao, dei conchiglioni saporiti e originali! Un primo paitto ricco e gustoso, priprio come piace a noi!
RispondiEliminabaci baci
@Grazie Ragazze! Un bacione a voi :)
RispondiEliminami sono divertito a leggere il post, rimango sempre nel dubbio del prrchè le uova si mescolano in senso orario :-)))
RispondiEliminaComplimenti per la ricetta un modo diveros per portare a tavole la pasta con le sardine