Anche voi giocavate agli agenti segreti? A me piaceva tantissimo.
Allora non c'era Sky che proponeva un canale completamente dedicato a 007 e al massimo ci si poteva sbizzarrire con i pochi telefilm che venivano proposti tipo "Attenti a quei due" (mitica la colonna sonora che potete ascoltare qui di John Barry, così insolita grazie all'uso del qanun, uno strumento a corda di origine araba) o i primi che avevano medici detective in corsia, ma senza un goccia di sangue che fosse una. Il Tenente Colombo non aveva neppure la pistola e Jessica Fletcher arrestava i cattivi in abito da sera.
Eh no, se volevi vivere un po' di avventura dovevi per forza arrangiarti e non era certamente un compito facile. Del resto si stava giocando agli agenti segreti, mica a mamma-casetta.
Con Stefano, l'amico del cuore con il quale si andava dalle coreografie tipo Raffaella Carrà al meccano, decidemmo di mettere su un'agenzia di agenti segreti: ci facemmo i tesserini con la Lettera 22 (con tanto di impronta digitale ottenuta temperando non so quante matite), ci disegnammo armi e costumi che la mente fertile di "Q" non avrebbe mai partorito (leggerissime e micidiali le cerbottane in alluminio) e mettemmo il turbo alle bici (la celebre molletta con il pezzettino di cartone). La nostra base era molto futuristica: nel vicino pattinodromo in costruzione degli operai avevano lasciato 6 enormi tubi in cemento, di quelli usati per interrare scarichi vari; tre alla base, due sopra e l'attico: una base segreta a forma di triangolo dove ogni tubo corrispondeva ad una stanza operativa, compresa la dispensa. Avevamo anche noi un'auto di tutto rispetto che veniva usata per le missioni più pericolose: era la mitica 500 blu di mia mamma, versione Quattro Esse (Super, Sprint, Sport, Special) Veniva usata quando lei andava dalla parrucchiera, il venerdì pomeriggio (e ci andava in bici) che fatalità era il giorno della settimana in cui le missioni si facevano più interessanti. Sul cruscotto il magnete di Giovanni XXIII diventava un dispositivo che ci nascondeva ai radar nemici e l'uscita di sicurezza, data dal tettuccio apribile, ci permetteva di uscire dall'abitacolo prima dell'ammaraggio (ma solo durante le missioni spaziali). Insomma non ci mancava nulla: un paio di panini nello zaino e via, a salvare il mondo.
C'era un solo problema: non avevamo cattivi. Cioè, conoscevamo delle persone poco simpatiche, ma cattivi veri e propri no. Diciamo che i nostri cattivi erano solo un po' fastidiosi, ecco.
I cattivi più fastidiosi erano sicuramente rappresentati da fratelli e sorelle più piccoli che i genitori ci obbligavano a portare con noi durante le nostre missioni e che inevitabilmente le facevano concludere prima del tempo: "mi scappa la pipi", "ho fame", "si è sgonfiata la ruota della bici","uffa, voglio anch'io usare la cerbottana" alla fine avrebbero fatto perdere la pazienza anche Sean Connery e consigliato alla Signora in Giallo di tornare a preparare apple pie nel Maine.
Nel breve evolversi di un'estate ci vedemmo costretti a chiudere, a malincuore, l'agenzia: il mondo avrebbe dovuto fare a meno di noi nella lotta contro i cattivi e noi tornammo alle nostre coreografie tipo Raffaella Carrà.
Ripensandoci anche in questi giorni mi ci vorrebbe un agente segreto, anche usato per carità, che mi desse una mano a risolvere tutti quei misteri che la tecnologia mi sta proponendo. Tipo, perchè dopo aver perso quasi due ore tra cercare la location giusta, la luce più adatta e la disposizione più carina di piatti, bicchieri, tovaglie, posate e coccotte per fotografare lo splendido risotto all'Amarone che avevo preparato, durante il trasferimento delle immagini dalla macchina fotografica al computer queste ultime sono misteriosamente scomparse?
Nulla, niente di niente: erano presenti quelle prima e quelle scattate per prova dopo ma quelle del risotto proprio no. Vuota la scheda, vuoto il computer come vuote erano oramai la scatola del riso e la bottiglia di vino. E andata oramai anche la luce.
Come posso pensare di salvare il mondo se non riesco a salvare le immagine nel mio computer?
Eh si, caro Sean, mentre tu leggi languidamente sul divano io, rassegnata alla vittoria dell'ennesimo cattivo, immagino un nostro aperitivo consolatore al Caffè Florian, a Venezia:
Cameriere: "I Signori desiderano?"
Sean:"Vodka Martini agitato, non mescolato."
Me: "Io prendo un spritz liscio, con una giratina" ;)
Risotto all'Amarone della Valpolicella
Ingredienti
320 gr di riso Carnaroli (ho usato il De Tacchi 22 mesi), 1/2 bottiglia di Amarone della Valpolicella, 2 scalogni, 50 gr di burro chiarificato, 1 foglia di alloro fresca, brodo di carne, parmigiano reggiano grattugiato, sale, pepe nero garofanato.
Procedimento
Rosolare gli scalogni tritati con un po' di burro e la foglia di alloro in una cocotte in ghisa Staub, togliere l'aroma e unire il riso e tostarlo mescolando continuamente per qualche minuto.
Versare il vino, farlo evaporare e continuare la cottura unendo di volta in volta un mestolo di brodo bollente solo quando quella precedente sarà completamente assorbito. Dopo circa 14'-16' regolare di sale, unire il parmigiano e il restante burro, mantecare e coprire per circa 2'. Servire con una macinata di pepe profumato.
buonissimo!!!!!
RispondiEliminaGrazie mille Alessandra!
RispondiElimina...facevo fortini con le scatole da scarpe e giocavo con i cowboys e gli indiani (1+1) trovati nel TIDE.... al posto dei carri delle arovane,, qualche macchinina ( sempre del 'TIDE') ..
RispondiEliminaQuando non c'era mia sorella.. immaginario tea con le SUE INTOCCABILI tazzine mignon in porcellana..
Quando era estate, ed ero più granina, si immaginavano di sera invece le fughe da Belfagor ( noi in bici...ed un 'grande si identificava in Belfaor..)..
Interessante il riso..
Ciao
Clelia
Abbiamo chiamato un investigatore del gusto, tale tenente quaglia, provvederà lui a recuperar le foto. Ottimo tutto come sempre...
RispondiEliminaEolo