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Vellutata di scarti di asparagi, uova al vapore, fragole: un menu vegetariano che sarebbe piaciuto a Petronilla




La cucina in tempo di guerra è un “filone letterario” che prima e durante i conflitti mondiali pubblicò moltissimo e la Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza ne possiede un’ampia raccolta.
La parola "guerra" è stata sdoganata per raccontare quanto sta accadendo nelle nostre dispense. Ma è un po' eccessivo.

La guerra cucinata da Petronilla

La grave crisi (e l’inizio della storia del debito pubblico), il tracollo economico del ‘29, le sanzioni economiche causate dalla nostra scellerata “impresa coloniale”, le scelte autarchiche e la desolazione del nostro Paese diventato teatro dei conflitti limitarono la disponibilità e l’accesso al cibo, le materie prime che in questi giorni gli italiani stanno acquistando come non ci fosse un domani. Il consolatorio “comfort food”.

Allora era il mercato nero che consentiva una dispensa appena più fornita, oggi solo un po’ di pazienza durante le lunghe code davanti ai supermercati.

In queste settimane il web è stato inondato di tutorial culinari mentre dal 1928 era Petronilla la star assoluta.
Lo pseudonimo nasconde in realtà Amalia Moretti Foggia Della Rovere, nata a Mantova nel 1872 in una famiglia borghese di generazioni di farmacisti, e che si laureò in medicina, una delle prime donne in Italia. 
Si trasferì a Milano nel 1902 (da sola, scandalo!), frequenta un gruppo di donne, le femministe dell’epoca, Paolina Schiff, Alessandrina Ravizza, Linda Malnati e Emilia Maino e divenne medico fiscale alla Società operaia femminile.


Un medico in redazione e tra i fornelli

Inizia a collaborare con la Domenica del Corriere nel 1929, l’anno in cui iniziano le pubblicazioni della rivista La Cucina Italiana, ancor oggi in edicola. 
Agli inizi, con lo pseudonimo di  “Dottor Amal” tiene una rubrica settimanale di  consigli di dietetica e  di educazione alimentare. 
Il successo è immediato tanto che decidono di affidarle, dal 1930, una seconda rubrica intitolata “Tra i fornelli”: decide di firmarsi con il nome di un personaggio dei fumetti, Petronilla.
Il suo approccio con il cibo fu sempre “scientifico” ma mitigato ed addolcito dalle “competenze” femminili. Divenne un punto di riferimento rassicurante, il consiglio di un’amica fidata, la voce autorevole di un gineceo gastronomico. Così, di settimana in settimana, fino alla vigilia della morte, Petronilla, oltre a consigli medici, distribuirà i suoi saperi culinari (oltre 800 ricette e consigli) a un mondo femminile, le casalinghe, destinato a interpretare un ruolo fondamentale  all’interno dell’ideologia e del regime fascista. 

Tale il successo che le ricette vengono raccolte in successivi volumi: Ricette di Petronilla esce nel 1935, Altre ricette di Petronilla nel 1937, Ancora ricette di Petronilla nel 1940. 
Dopo l’entrata in guerra nel 1941 esce Ricette di Petronilla per tempi eccezionali, nel 1943 200 suggerimenti... per questi tempi e Desinaretti per… questi tempi nel 1944.
Così, di settimana in settimana, fino alla vigilia della morte, Petronilla, oltre a consigli medici, distribuirà i suoi saperi culinari (oltre 800 ricette e consigli) a un mondo femminile, le casalinghe, destinato a interpretare un ruolo fondamentale  all’interno dell’ideologia e del regime fascista. 



Ononismo gastronomico

Citando il Prof. Danilo Gasparini “Questa è stata Amalia Moretti Foggia, Petronilla, una donna coraggiosa e prudente, moderata e rivoluzionaria, che a suo modo lottava per l’emancipazione femminile e delle classi popolari. 
A confronto di tanti soloni narcisi che imperversano in rete e in tivvù Amalia Moretti Foggia, pardon Petronilla, anche solo sul piano culinario, è stata ed è un gigante.”.


Ecco allora la mia proposta di un pranzo della domenica: quasi un omaggio al “cucinare con quello che c’è”, del riciclo e della tecnologia in cucina, grazie all’utilizzo del vapore e della vecchie pentole in ghisa, con i colori ed i sapori della Primavera, ai tempi del #covid19: vellutata di scarti di asparagi, uova e asparagi al vapore, fragole al miele.



R - VELLUTATA DI SCARTI DI ASPARAGI CON PANNA ACIDA

Portate: primo piatto, secondo piatto, dessert
Dosi per 4 persone
Difficoltà: minima
Preparazione: 40’

Ingredienti
1 kg di asparagi verdi, gli scarti di lavorazione
200 g di patate farinose
100 g di cipolla bianca
1 limone, succo e zeste
panna fresca
sale
pepe nero macinato al momento
brodo vegetale

Procedimento
Pulisci con un pelapatate gli asparagi (ricchissimi di calcio e fibre), spezza con le mani la parte finale, para con il coltello così da renderli della stessa lunghezza, sbuccia e cubetta le patate, monda ed affetta finemente la cipolla.
Trasferisci tutti gli ingredienti in un forno a vapore e cucina a 100° per 10’ oppure in una pentola di ghisa, coprendo bene gli ingredienti a filo con il brodo vegetale e cuocendo coperto per 15’.
Nel frattempo mescola qualche cucchiaio di panna fresca con le zeste e il succo del limone.
Con un mixer ad immersione frulla gli ingredienti aggiungendo un po’ di brodo vegetale caldo, regola di sale e dividi in fondine individuali.
Servi con un cucchiaio di panna acida e una macinata di pepe nero di Timut. 

R - UOVA E ASPARAGI AL VAPORE

Ingredienti
1 kg di asparagi verdi, gli scarti di lavorazione
4 uova
sale in fiocchi
pepe nero macinato al momento
olio evo

Procedimento
Distribuisci gli asparagi in una teglia forata.
In un’altra teglia disponi 4 piccole ciotole o stampini individuali in porcellana e rompi in ciascuno un uovo (tante proteine nobili concentrate in poche calorie!)
Imposta il forno a 100 gradi e cucina gli asparagi per 4’.
Servi gli asparagi condendoli al momento e l’uovo direttamente nello stampino 
Se invece hai un po’ di tempo in più a disposizione puoi lavorare gli ingredienti in due momenti diversi, come nel modo seguente.
Copri con della carta assorbente una teglia di acciaio, distribuisci due uova per commensale ed imposta il forno a #vapore: 65 gradi per 40'. Trasferisci le uova in una ciotola con acqua fredda e ghiaccio.
Ora imposta il forno a 100 gradi e cucina gli asparagi per 4'.
Distribuisci gli asparagi nei singoli piatti, spennella con dell'ottimo olio evo, schiudi le uova pochè e posizionale sopra le verdure, spolvera di sale in fiocchi e pepe.

R - FRAGOLE AL MIELE, PANNA E PISTACCHIO

Ingredienti
1 kg di fragole
2 cucchiai di miele, quello che preferisci
1 cucchiaio di pistacchi tostati
qualche cucchiaio di panna fresca
1 cucchiaio di zucchero a velo

Procedimento
Monda e taglia a spicchi le fragole (ricchissime di vitamina C, di fibre e poverissime di calorie), trasferiscile in una ciotola con il miele e lascia riposare al fresco fino al momento del servizio.
Monta la panna fresca con lo zucchero a velo e trita finemente al coltello i pistacchi.
Servi le fragole in ciotole individuali con panna e pistacchi.



#buonericette e il confort food della domenica: Zuppa di zucca e curcuma con noci


La giusta stagionalità sembra essersi coordinata con il meteo per cui in questi giorni di novembre si manifesta come di consuetudine: un po' (poco, per la verità) di freddo, giornate che si accorciano, le foglie che cadono e il desiderio di avvolgere il proprio corpo con capi morbidi.


L'orto non ci regala più i colori e le vitamine delle estate e il nostro sistema immunitario ha bisogno lo stesso di qualche attenzione mentre i nostri occhi desiderano i colori dell'estate. Detto fatto! Zucca e curcuma in una zuppa resa croccante dalle noci tritare grossolanamente. Il benessere nel piatto, insomma, senza tanta chimica.


Una rispettosa cottura con una pentola in ghisa darà il tocco finale a questa vellutata: ingredienti e procedimento qui.


Buona domenica :)

#lebuonericette e lo Stinco di maiale marinato alla birra. Giusto in tempo per l'Oktoberfest!


L'Oktoberfest vede la luce nel lontano 1810 quando il principe Ludwing, il padre di Ludwing II, autore di quei meravigliosi castelli che consegnarono la sua fama ai posteri - il più famoso di tutti quello di Neuschwanstein - ed causa dei quali dissanguò le casse del paese. Ma senza i quali Disney non avrebbe mai saputo dove far dimorare la Bella Addormentata :)

La festa appunto, comunque fiabesca, ebbe origine per le nozze del principe ereditario Ludwing con la bella Therese, e coinvolse per ben cinque giorni tutti gli abitanti di Monaco. Visto che il numero zero era andato così bene perché non ripeterla? Nel corso di due secoli l'Oktoberfest vide interruzioni, attacchi e modifiche e giunge fino a noi, con il suo carico di allegria, di vezzosi dirndl (i tipici abiti femminili bavaresi) e naturalmente di ettolitri di birra che, in questa ricetta, diventa ingrediente, per marinare le verdure e naturalmente gli stinchi di maiale.


Si dice sempre che del maiale non si butta via nulla ma il logorio della vita moderna ci impone molto spesso di scegliere dei tagli di carne che si cucinino molto velocemente, dimenticando che il forno a temperatura media è spesso un nostro alleato: lui cucinerà per noi mentre ci potremo godere la lettura di un buon libro. Lo stinco, inoltre, è un taglio di carne non troppo costoso ma che sa dare delle belle soddisfazioni. 


La ricetta? Qui, naturalmente. E buona festa!

10 buoni motivi per amare un'anticiclone anarchico. E delle cocottine alle verdure per colorare un'estate uggiosa.


A leggere i bollettini metereologici, che sempre più spesso assomigliano a dei bollettini di guerra, sembra che l'estate non sia ancora arrivata. 
Sembra, appunto, in quanto si tratta di stabilire quale parte dell'emisfero terrestre stiamo osservando: fossimo dei cittadini scandinavi, infatti, fino alla scorsa settimana saremo stati deliziati da temperature insolitamente miti e ci saremo spaparanzati in riva ai laghi come le marmotte a primavera.

Il guaio è che l'anticiclone delle Azzorre non si è posizionato come dovrebbe e, stando a quanto si legge sui siti meteo-terroristi, difficilmente si posizionerà nelle prossime settimane: la perturbazione numero 12 di luglio e numero 1 di agosto sono già pronte all'orizzonte. Insomma l'estate mal collocata è come una posizione del Kamasutra applicata alla rovescia: si gode solo a metà 

Vi confesso che quest'estate così anarchica non mi dispiace neanche un po' e ve lo illustrerò in 10 punti:

  1. non fa caldo e quindi non serve accendere l'aria condizionata: logico per tutti tranne che per Zara ed H&M;
  2. visto che piove almeno una volta al giorno non servirà accendere l'impianto di irrigazione, soprattutto se l'adorato pastore tedesco l'ha rosicchiato durante l'inverno;
  3. gli acquazzoni improvvisi ci suggeriscono di non indossare sandali dal tacco assassino e, in caso la nostra estetista fosse troppo occupata per prendersi cura dei nostri piedi, affronteremo inviti a cena a sorpesa senza ansia da prestazione;
  4. ci sentiremo tutti più anglofoni: l'imprevedibilità del tempo ci suggerirà di vestirci a cipolla come gli amici londinesi e potremo sfoggiare ombrellini portatili in tinta con l'impermeabile;
  5. scopriamo con orrore che abbiamo ancora 35 kg di farine assortite in dispensa? Niente paura: accendere il forno in pieno agosto, senza l'anticiclone posizionato, non costituirà valido motivo per un trattamento coatto ospedaliero da parte dei nostri familiari;
  6. le redazioni di Italia1, Rete4 e Canale5 saranno in grande difficoltà visto che non potranno mandare in onda gli onnipresenti servizi in cui viene intervistato l'esperto di turno che suggerisce come ci dobbiamo alimentare e vestire (perché è normale anche per voi uscire per la maratona con 39 gradi all'ombra indossando tre strati di pile dopo aver mangiato due terrine di trippe, vero?);
  7. non ci serviranno gli integratori a base di potassio senza i quali sembra impossibile affrontare normalmente l'estate: se proprio ci dovesse servire un surplus di questo importante minerale basterà una banana (un frutto ultimamente molto amato dagli appassionati del calcio);
  8. piove e fa freddo e quindi niente dive e starlette in costume da bagno che, intervistate, alla domanda "come fai a rimanere così in forma?" invece di rispondere "con il photoshop!" ci sfrantumano con le ricette di parmigiana che giurano di mangiare tre volte al giorno;
  9. il brutto tempo porta con sé un po' di depressione e quindi la necessità di confort food: via libera a brasati al barolo e fumanti polente in alternativa alle insalate scondite senza dover fingere gravidanze inaspettate e relative voglie;
  10. avete notato che con l'estate autunnale anche i bollenti spiriti generali sono, come dire, raffreddati? L'anno scorso c'era Mr. Grey che ci aveva attizzate ma quest'anno, almeno fino a quando non usciranno i primi trailer del film tratto dal romanzo, ci potremo deliziare con "50 sfumature di pigiama felpato", che ha comunque un suo fascino.


Ed i vostri dieci buoni motivi quali sono? Nel frattempo vi offro delle cocottine estive, che diamine!

Cocottine di verdure estive con timo limone e ricotta

Ingredienti (per 4-6 cocottine)
300 g di ricotta freschissima (vaccina o di pecora, come preferite), 2 uova bio, 1 peperone rosso, 1 peperone giallo, 1 carota, 1 zucchina, 2 cipollotti, 3 rametti di timo limone, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, olio evo, sale in fiocchi, pepe verde macinato al momento.

Procedimento
Mondare e tagliare le verdure in piccola dadolata ed i cipollotti a rondelle.
Rosolare i cipollotti con un filo d'olio in una padella, unire la dadolada di verdure, sfumare con il vino, unire metà delle foglioline di timo limone e cucinare per 10'. Mettere da parte.
In una ciotola sbattere le uova, unire la ricotta e le restanti foglioline di timo, regolare di sale e pepe e mescolare bene.
Accendere il forno statico a 160°.
Dividere i 2/3 delle verdure sulla base delle cocottine, versare il composto di ricotta e cucinare nel forno già caldo per 30'.
Sfornare e servire dividendo il resto delle verdure ed una macinata di pepe verde profumatissimo.

Seadas di Prosciutto cotto Mondosnello al cumino con salsa piccante alle arachidi: perché il maiale vale tanto oro quanto pesa


Nelle campagne venete la macellazione a domicilio del maiale diventava rito rurale, momento di gran lavoro e di festa, di lacrime versate per l’amico che curato ed allevato per mesi diventava poi ingrediente principale di moltissimi piatti. Come ben racconta l’emozionate e drammatico film di Ermanno Olmi, “L’albero degli zoccoli” nei tempi andati in cui i tabarri (gli ampi mantelli che proteggettevano  dal freddo) fendevano le nebbie di una campagna trascurata e tradita per l’illusione di un benessere a portata di tutti, figlia di un effimero boom economico.

Il maiale, o mas-cio nelle campagne venete, veniva macellato in un arco temporale ben definito, tra la seconda settimana di dicembre e il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, detto anche Sant’Antonio del porco: si trattava di una data fondamentale per il sostentamento familiare in quanto si potevano iniziare a consumare gli insaccati nuovi, visto che di quelli preparati l’anno precedente non rimaneva che il ricordo.


Nel blog di Allegra continua il racconto dedicato ad un rito antico e di fondamentale importanza per l'economia di tanti territori mentre qui troverete anche una nuova ricetta, ispirata alla cucina sarda e resa ancora più intesa da una salsina soprendentemente golosa quanto facile da preparare.

Buona lettura :)

Risotto all'Amarone con mele Renette e zucca per Staub e Zwilling, per la Festa delle Mele.


Mel è un piccolo gioiello nel bellunese circondato da boschi e monti e da qualche anno a questa parte la Proloco locale ha dato vita ad una manifestazione davvero golosa, soprattutto se si amano le mele: www.melemel.it.

Mele a Mel, appunto, è l'occasione di scoprire non solo le eccellenze di ben 100 produttori ma anche i gioielli del centro storico e gli antichi mestieri, oltre a tutta una serie di appuntamenti che vedono nel frutto preferito da Biancaneve la protagonista assoluta.

In questo quadro mi inserisco anch'io con un cooking show, in collaborazione con le  colorate ghise di Staub, tutto dedicato alla mela ed alla sua estrema duttilità in cucina: verrano presentate una serie di ricette golose e profumate e una di queste sarà sicuramente il risotto all'Amarone. Ma per scoprire le altre vi invito a Mel, il prossimo fine settimana, nel punto vendita di Mirella d'Incà.

Vi aspetto!


Risotto all’Amarone con mele Renette e zucca

Ingredienti
240 g riso carnaroli, 150 g zucca gialla, 2 mele Renette, 300 ml di Amarone, 2 scalogni, burro chiarificato, parmigiano reggiano, brodo vegetale, sale e pepe nero macinato al momento.

Procedimento
Mondare la zucca della scorza e dei semi interni, tagliare la polpa in un concassè di 2x2 e mettere da parte.
Mondare gli scalogni, stufarla nella casseruola con una noce di burro ed unire la dadolata di zucca. Unire un paio di cucchiai di brodo vegetale caldo e farla ammorbidire a fuoco dolce.
Mondare le mele, privarle del torsolo e tagliarle in tocchetti regolari, unire alla zucca e continuare la cottura per altri 5’.
Versare il riso, aumentare il calore, unire il vino e sfumare. Continuare la cottura con il brodo caldo.
Togliere dal fuoco, regolare di sale, mantecare con il parmigiano e il burro restante. Lasciar riposare coperto per 2’ minuti e servire immediatamente con una macinata di pepe profumato e, se lo si desidera, con qualche cialda di mela essiccata come decorazione.


Trovo molto interessante l'altrui parte intollerante....ed un fish and chips "eretico"


...che mi rende rivoltante, tutta questa bella gente."
Fa così una famosissima canzone dell'autore e  rapper di Molfetta, CapaRezza, pubblicata nel 2006, che racconta la storia di un adolescente alle prese con i propri compagni di classe, identificati in una serie di stereotipi, soggiogati dal dio logo, dalla violenza fine a sé stessa, dal rifiuto del diverso dove, per diverso, si intende tutto quello che non è sé.

Analizza i comportamenti dei propri coetanei, ridicolizza certe affermazioni "Meglio depressi che stronzi del tipo Me ne fotto, perché non dicono Io mi interesso?", consiglia di non esagerare perché "chi è mansueto come me sa che quando le palle si fanno cubiche, come un kamikaze che si fa di sakè metto a fuoco intorno a me" e anticipa scenari alla mors tua, vita mea quando afferma "ma sappi che se mi provocherai sono guai, Dottor Jackill diventa Mr Hide e ti ammazza stecchito col Raid".


La Treccani così spiega alla voce intollerante: agg. [dal lat. intolĕrans -antis, comp. di in-2 e part. pres. di tolerare«tollerare»]. – Che non sa e non è capace di tollerare, insofferente, impaziente.
In questi ultimi mesi ho avuto il piacere di incontrare molte persone che considerano come me il cibo con passione, entusiasmo, gioia e rispetto. Soprattutto un “sapere” da condividere.

La giornata vissuta domenica a Milano in occasione del primo Snello BlindBox e poi ieri sera a Roma, presso il Museo di Arte Orientale, per “A Cena con gli Ottomani” sono stati momenti di pura contaminazione, soprattutto mentale. Poi, questa mattina, la lettura dell’articolo di Stella, circa il suocero che fa causa alla nuora perché non prepara gli agnolotti secondo tradizione (quale?), mi ha ulteriormente aperto gli occhi: non è intolleranza, è ignoranza. Nel senso etimologico del termine ovvero “ignoro, non conosco” ma soprattutto secondo l’estensione: ignorante agg. e s. m. e f. [dal lat. ignorans -antis, part. pres. di ignorare «ignorare»]. – b. Privo dei principî della buona educazione, villano.

A che cosa mi riferisco? Ad una serie di polemiche feroci, nate in rete, legate ad una ricetta tipica della tradizione pugliese, la Tiella sulla cui preparazione è nato un vespaio.
Preciso che le critiche vanno sempre accettate, per quanto possano essere fastidiose, per aprire ad un contraddittorio costruttivo ma la polemica fine a sé stessa, la feroce ironia, la cattiveria palese e le offese velate sono espressioni davvero ridicole. Cazzeggio, alle volte un po’ isterico.
Sono state fatte gravissime affermazioni che non corrispondono alla “verità”!! 
Ma stiamo parlando di un pezzo della Gabanelli o di una ricetta? Della formula scoperta da Einstein o della difesa ad oltranza di un campanile?

Quando Caterina de Medici andò sposa ad Enrico duca d'Orleans portò alla corte francese un nutrito gruppo di collaboratori: dame di compagnia, governanti, cuochi e pasticceri fra cui Ruggeri, il famoso inventore del “Ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata”, ovvero il gelato. A Firenze si preparava una salsa fatta con farina che veniva chiamata “salsa colla” che a distanza di qualche lustro venne rielaborata nella universalmente conosciuta salsa à la Bèchameil. E come la mettiamo? Come mai Firenze non ha ancora dichiarato guerra a Parigi? O il signor Bèchameil non è ancora tornato dal regno dei morti per eliminare Michel Roux o Montersino che la preparano, ereticamente, a modo loro?

Da non dormirci alla notte...


Vorrei chiudere con un sorriso, magari come semplice contrazione muscolare.
Subito dopo la conferenza tenuta dalla prof.ssa Maria Pia Pedani su come si è evoluta, contaminandosi, la cucina Ottomana, l’Ambasciata della Repubblica Turca ha offerto una coloratissima e profumatissima cena grazie ai piatti tipici preparati dallo Chef dell’ambasciata medesima.
Era presente una persona che ovviamente si è sentita in dovere di far sapere alla maggioranza dei presenti che lei sapeva tuttotuttotutto della cucina ottomana, snocciolando viaggi, ristoranti, hotel, degustazioni, ricette. Correggendo, dall’alto della sua infinita sapienza, qualunque tentativo di altrui intervento, e tutto ciò dinnanzi allo Chef che, imperturbabile, chiudeva gli occhi ed annuiva, sorridendo, anche dinnanzi ad un paio di palesi castronerie della signora medesima, sotto un bel paio di ottomani baffoni neri.

Vi lascio con un ricetta eretica: un fish and chips che viene dalla laguna in versione "scartosso" con castraure, piccoli carciofi e gamberoni (ma se trovate le "schie" ovvero i gamberi piccolini, è ancora più buona) perchè, come chiude CapaRezza nella sua canzone con la quale ho iniziato questi miei pensieri, preferisco, alle polemiche, di gran lunga cantare che "Alle bestie regalerò i miei sorrisi come Francesco d'Assisi e Pippi Calzelunghe." 




Scartosso di Castraure e Gamberi e Mazzancolle (e schie, volendo)
Ingredienti (per 4 persone)
1 kg di castraure o piccoli carciofi, 800 gr tra gamberi e mazzancolle o gamberi e schie (piccolissimi gamberi), 1 limone bio, olio evo leggero o di semi per friggere, pepe nero macinato al momento, sale in fiocchi nero, carta paglia o simile per confezionare i scartossi ovvero i coni che conterranno il tutto.

Procedimento
Mondare i carciofi delle foglie esterne più dure e tagliarli in spicchi sottili, immergendoli in una ciotola di vetro o di ceramica piena d'acqua fredda acidulata con il limone.
Pulire i crostacei, sciacquarli ed asciugarli bene con carta casa. Ripetere l'operazione con gli spicchi di carciofi e mescolarli.
Portare a temperatura un po' di 'olio in un wok in ghisa Staub e friggere velocemente, asciugare dell'olio in eccesso, profumare con un po' di pepe macinato al momento e del sale in fiocchi e servire all'interno di coni di carta paglia o altra carta per alimenti.

Le diete sono come i preliminari: da qualche parte bisogna pur cominciare. E una Tatin di roquefort e pere al cardamomo

Quanta energia si consuma facendo l'amore? Se pensate che due ore di golf fanno consumare 71 calorie mentre simulare un orgasmo convincente per 19 secondi ne fa consumare 160 capirete come il sesso sia la più piacevole, ed efficace, forma di ginnastica, che con qualche accortezza si può praticare anche all'aria aperta. Meteo permettendo.


E visto che la prova costume incombe è tempo di rompere gli indugi e di tirar fuori dalla naftalina boa pitonati, body leopardati, sete fruscianti, perizomi interdentali e con qualche esercizio di stretching preventivo e le batterie nuove alla paperella vibrante saremo in grado di affrontare la nuova dieta del prof. Richard Smith, ovvero la "Dieta punti con il sesso". 

Chi ben comincia è a metà dell'opera quindi direi di partire dalle cure personali: fare una doccia fa consumare 8 calorie - 2 in più del bagno - ed asciugarsi i capelli con il phon 3. Se invece li asciugherete con il fiato ne serviranno 348. 

Preparare la casa - sistemare i cuscini, accendere le candele, spargere qualche libro di poesie qua e là per far vedere che non vi eccitate solo con la salama da sugo - costerà 42 calorie, mentre cercare di mettere il partner a proprio agio può andare dalle 248 calorie necessarie per ascoltare Wagner alle 1573 per leggere senza pause "Guerra e Pace". Se vi dilettate con uno strumento come la tromba consumerete 26 calorie. Senza bocchino 320. 

A questo punto sarete entrati in confidenza e potrete avvicinarvi un po' di più, cercando di sedurre il vostro partner: se siete ricchi consumerete 5 calorie, mentre ne serviranno 164 se siete poveri.

Per un bacio delicato ci vogliono circa 10 calorie, 17 per uno impetuoso e 18 per uno alla francese. Se quello alla francese lo date con la bocca chiusa ne serviranno 239.
Per sfiorare il partner basteranno 10 calorie, 17 per massaggiarlo e 19 per abbracciarlo: vedete voi.


Spogliarsi in estate consumerà 3 calorie mentre in inverno ne serviranno 25. E se nella stagione fredda proverete a togliervi i collant senza esservi tolte i pantaloni consumerete ben 375 calorie. Aggiungetene 100 se ci riuscite.

Uno striptease basico necessiterà di 55 calorie, una danza del ventre 100, scoprire che il partner stava meglio vestito 10 calorie e scoprire che il partner è del sesso sbagliato 100. Se la scoperta non vi farà fare un plissè ne consumerete 1/4.

Anche il sesso orale ha la sua importanza: mediamente l'impegno richiede 27 calorie. 200 se siete molto raffreddati.
Sentimenti improvvisi ed inaspettati come l'imbarazzo o il disappunto (tipo "Tutto qui?") comportano consumo energetico: dalle 15 alle 60 calorie.

Decidere la posizione ha la sua importanza: il prof. Smith sottolinea giustamente che la Reale Accademia del Tibet ne indica più di 860 ma se avete un po' di artrite ed avete esagerato con il vino scoprirete che 859 saranno impraticabili; comunque il consumo medio va dalle 20 alle 40 calorie alle quali ne vanno aggiunge altre se farete l'amore in un posto diverso dal letto: 38 sul sellino di una Vespa, 24 in aereo vicino alla corsia e 100 nella toilette, 50 in amaca, 14 se siete in piedi dentro una cabina telefonica e 274 se siete distesi. 
Ridacchiare vi farà consumare 7 calorie, incitare il partner 22 e fargli la ola 78. 
Cambiare la posizione ve ne farà consumare 16, senza fermarvi 41. 
Le fantasie erotiche vanno dalle 15 alle 35 calorie.

E infine....l'orgasmo! Reale 27 calorie, simulato 160. Subito prima 500, subito dopo 1/4.
E può capitare di addormentarsi: se avviene dopo aver fatto l'amore consumerete 18 calorie, durante 32. Se vi addormenterete in cucina, 5 calorie.

La pulizia è una forma di virtù: se vi viene voglia di farvi una doccia dopo consumerete 7 calorie da soli, 12 con il partner, 187 se la caldaia va in blocco.

L'equipe del prof. Smith sta approfondendo i calcoli circa le calorie necessarie a due diverse esperienze erotiche: il sesso di gruppo e il Tupperware party. Sembra che il consumo sia equivalente.


E dopo tutta questa bella fatica che ne dite di premiarvi con un piatto un po' sfizioso e sicuramente appagante? Anche perché ultimamente ho ben focalizzato le mie zone erogene: le papille gustative e il terzo ripiano del frigo.



Tatin di roquefort e pere al cardamomo

Ingredienti (per 6-8 persone)
Per la farcia: 6 pere kaiser o abate, 200 g di zucchero semolato, 50 g di burro salato, 100 g di Roquefort, 2 cucchiai di mandorle a lamelle, 8 semi di cardamomo.
Per la brisè: 240 g di farina di tipo 1, 120 g di burro, 50 g di uovo, 10 g di zucchero a velo, sale.

Procedimento
Nel mixer "sabbia" la farina con il burro freddo a tocchetti, aggiungi l'uovo e le polveri, impastando velocemente. Otterrai una palla liscia: fanne un panetto, coprila con pellicola e trasferisci in frigo per almeno 30'.
Sbuccia le pere. In una casseruola in ghisa unisci 100 g di zucchero, i semi di cardamomo, le pere intere e cucinare per circa 20' a fuoco dolce e coperto, fino a quando saranno morbide ma non sfatte.
Abbatti in positivo,  tagliale in quarti, elimina il torsolo.
Nello stampo da tatin sciogli 100 gr di zucchero fino ad ottenere un caramello scuro; lontano dal fuoco aggiungi e sciogli con un cucchiaio di legno il burro salato, disponi le pere con la parte bombata verso il basso. Sbriciola il roquefort e distribuiscilo.
Stendi la brisè per ottenere una sfoglia un po' più grande dello stampo da tatin e ricopri le pere, "rimboccando" la parte eccedente, bucherella la pasta con una forchetta e cucina nel forno statico già caldo per circa 30' o fino alla doratura della superficie.
Sforna, attendi 5', rovescia la torta, servi decorando con delle mandorle a lamelle tostate e accompagnandola con una fresca misticanza.