Se l'uomo è ciò che mangia, il cuoco è ciò che cucina?

GENTE DEL FUD E DISSAPORE IN VIDEO

GENTE DEL FUD E DISSAPORE IN VIDEO
20foodblogger, 20prodotti, una passione: Pomodorino di Torre Guaceto o Cipolla di Acquaviva? ;)

la cucina di qb è anche app

la cucina di qb è anche app
per telefoni Nokia

La Cucina Italiana

La Cucina Italiana
Special Ambassador

Lettori fissi

Visualizzazione post con etichetta cocotte. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cocotte. Mostra tutti i post

Maiale all'aceto di miele, mele e scalogni. E il testamento del porco.

La ricetta del maiale all'aceto di miele, accompagnato da mele e scalogni, è il pretesto per raccontarvi di un testamento. Si, quello del maiale, del quale i nonni ci hanno insegnato non si butta via nulla e che il logorio della vita moderna ha trasformato in un animale formato da un po' di arista, qualche filetto e due o tre costine. 
Come se tutto il resto, quello che scoprirete nel "Testamento del porco", non esistesse più: la vescica, i denti, le setole, la pelle ed infine le ossa. 
Ma io sono rispettosa delle sue volontà e farò come lasciò scritto Grugno Corocotta: "Carissimi miei estimatori e preparatori, chiedo che con il mio corpo vi comportiate bene e che lo condiate di buoni condimenti, di mandorle, pepe e miele in modo che il nome mio sia lodato in eterno."


Il Testamento del porco

Vincenzo Tanara, marchese ed agronomo bolognese, tra il 1664 e 1669 pubblica a Venezia “L’economia del cittadino in villa” (consultabile presso la Biblioteca Internazionale “La Vigna”, a Vicenza), un’opera in sette volumi per la cui realizzazione fu ispirato dal suo soggiorno rurale e dalla conduzione pratica della sua tenuta. L’opera offre infatti per la prima volta una nuova visione dell’agricoltura, votata alle esigenze di mercato ed al profitto e non più alla mera sussistenza.

Tra le pagine scopriamo uno scritto unico, che riprende una filastrocca tramandata nei secoli, dalla quale si evince l’importanza della figura del maiale. 
Si tratta del “Testamento del porco”: Grugno Corocotta, sentendo avvicinare la morte l’affronta, con una certa ironia e chiede allo sguattero Zighittone, che avrebbe assistito alla sua macellazione, di chiamare un notaio dal quale far vergare le sue ultime volontà.

E’ un animale generoso ed accorto, il maiale, e, consapevole del proprio valore, dona ogni singola parte del proprio corpo a chi l’avrebbe apprezzata e valorizzata ulteriormente.


"Prima lascio il mio si da una caterva di golosi con varia cuocitura nel loro ventre sepellito.

Lascio a Priapo (dio della fecondità e degli orti) il mio grugno, col quale possa cavare i tartufi dal suo horto.Lascio a’ librari e cartari i miei maggiori denti, da poter con comodità piegare e pulire le carte.

Lascio a’ dilettissimi Hebrei, dai quali mai ho avuto offesa alcuna, le setole della mia schiena, da poter con quelle rappezzar le scarpe e far l’arte del calzolaio.

Lascio a’ fanciulli la mia vessica da giocar.

Lascio alle donne il mio latte, a loro proficuo e sano.

Lascio la mia pelle a’ mondatori e mugnai, per far recipienti da acconciar i grani.

Lascio la metà delle mie cotiche a’ scultori, per far colla di stucco, e l’altra metà a quelli che fabbricano il sapone.Lascio il mio sebo a’ candelottari, per mescolarlo a metà col bovino e caprino e far ottime candele, con le quali li virtuosi possano alla quiete della notte studiare.

Lascio la metà della mia songia a’ carrozzieri, bifolchi e carrettieri, e l’altra metà a’ garzolari per conciare la canapa.

Lascio le mie ossa ai giocatori, per far dadi da giocare.Lascio a’ rustici, miei nutritori, il fiele, per poter senza spesa cavar le spine dal loro corpo, quando scalzi e nudi nel lavorar la terra gli fossero entrati nella pelle, e per poter senza spesa, in luogo di lavativo, l’indurato corpo irritare.

Lascio agli alchimisti la mia coda, acciò conoscano che il guadagno che son per fare con quell’arte è simile a quello che io faccio col dimenar tutto il giorno la detta coda.


Lascio agli hortolani le mie unghie, da ingrassar terreno per piantar carote.In tutti gli altri liei lardi, presciutti, spalle, ventresche, barbaglie, salami, mortadelle, salcizzutti, salcizze e altre mie preparationi, instituisco cuglio che sia mio herede universale il carissimo economo villeggiante."

La ricetta della domenica è quindi un omaggio alla sua generosità, alla grammatica dei sapori ed alla tecnica: la cottura in cocotte, infatti, mi ha consentito di non usare alcun grasso e di trasformare il vapore generato dalla breve cottura in un fondo deliziosamente aromatico. 
Come sarebbe piaciuto a Grugno.


R- Maiale all'aceto di miele, mele e scalogni

Portata, secondo piatto
Dosi: per 4 persone
Preparazione: 30’ più il riposo
Cottura: 30’
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 800 g di filetto di maiale
  • 100 g di buon lardo, tagliato in 4 fette
  • 3 mele Fuij, piccole
  • 6 scalogni medi
  • 3 rametti di rosmarino fresco
  • 1 pompelmo, il succo
  • miele di agrumi, un cucchiaio
  • aceto di miele Matteo Thun, tre cucchiai
  • sale in fiocchi
  • pepe nero macinato al momento
  • essenza di rosmarino Pri.ma
Home economist: tagliere, coltello Santoku Zwilling Pure, cocotte in ghisa Staub 24 cm diametro, spago da cucina, pinza.
Procedimento
  • Lava ed elimina il torsolo dalle mele (senza sbucciarle), tagliale a metà ed ogni spicchio in tre parti.
  • Monda e taglia gli scalogni a metà nel senso della lunghezza.
  • Mescola il miele con il succo di pompelmo, massaggia la carne, copri con le fette di lardo intervallate dai rami di rosmarino e lega il tutto.
  • Scalda la cocotte, sigilla la carne per bene, compresi i “culetti” del filetto, per circa 10’. Metti da parte.
  • Nella stessa pentola salta mele e scalogni per qualche minuto, fino a farli dorare. Metti da parte.
  • Riporta la carne nella cocotte, sfuma con l’aceto di miele, fai evaporare completamente, unisci mele e scalogni, regola di sale e pepe nero macinato al momento, spruzza l’essenza di rosmarino per tre volte, copri e cuoci per 15’-20’ a fuoco dolcissimo.
  • Fai riposare la carne per 10’ coperta con un foglio di carta d’allumino, elimina lo spago, affetta e servi il tutto con il fondo di cottura che si sarà formato.

Video Menù vegano di Natale: Sformatini di fagioli con salsa di yogurt di soia e pistacchio


E siamo arrivati al secondo piatto!
Dopo l'Insalata tiepida e speziata di arance e finocchi e la Vellutata di zucca con latte di soia il video menù vegano di Natale svela il piatto di mezzo che si colora anche nell'utilizzo delle cocottine da portare in tavola e, grazie al grazioso coperchio,  consentiranno ai vostri ospiti di "scoprire" la bontà di questo sformatino di fagioli, legume ricchissimo di proteine nobili e veramente trasformista, tanto da poter diventare farcia di golose crostate.

Una precisazione, circa di lasciarvi alla visione della videoricetta: il menù preparato per queste festività (e dalla prossima settimana poterò le ricette per la serata di San Silvestro) è all'insegna del "costo contenuto" in quanto con pochi accorgimenti ed un po' di impegno è possibile preparare dei piatti davvero invitanti senza cedere al junk food, sicuramente più comodo ma decisamente meno salubre.

Buona visione!


SFORMATINI DI FAGIOLI CON SALSA ALLO YOGURT DI SOIA

Portata: secondo piatto
Dosi per 6 persona
Difficoltà: media
Preparazione: 30’
Cottura: 40’

Ingredienti
800 g di fagioli borlotti già ammollati e lessati
100 di mandorle 
100 g di carote lessate
2 cucchiai di basilico tritato
60 g di farina 00
60 g di margarina
200 g di latte di soia
100 g di tofu bio
100 g di yogurt di soia
pane grattugiato
pistacchi interi non salati
Sale iodato
Pepe nero

Preparazione
Accendere il forno a 180°
In una pentolina sciogliere la margarina, unire la farina, tostandola e sciogliere il composto (roux) con il latte di soia tiepido: mescolare con un cucchaio di legno fino ad ottenere una besciamella morbida. Regolare di sale e mettere da parte.
Grattuggiare finemente le mandorle, schiacciare con la forchetta la carota, tritare il tofu.
Mettere da parte qualche fagiolo e frullare o passare la passaverdure i restanti scolati e sciacquati dall’acqua di conservazione, trasferirli in una ciotola, unire la besciamella, le mandorle, le carote, il tofu, il basilico, i fagioli interi emescolare bene ed unire la quantità di pane grattugiato necessario per ottenere un composto sodo ma non troppo compatto. Regolare di sale e pepe.
Passare l’interno di 6 stampini (cocottine anche da tavola per il servizio) con un po’ di margarina, spolverare con il pane grattugiato, dividere il composto e livellarlo, spolverare ancora con un po’ di pane grattugiato e cuocere nel forno statico già caldo per circa 20’ o fino alla doratura della superficie.
Nel frattempo tritare i pistacchi e trasferire lo yogurt di soia in una ciotolina, profumandolo con un po’ di pepe nero.

Sfornare le cocottine, far riposare qualche minuto e servirle con lo yogurt decorato con i pistacchi.

10 buoni motivi per amare un'anticiclone anarchico. E delle cocottine alle verdure per colorare un'estate uggiosa.


A leggere i bollettini metereologici, che sempre più spesso assomigliano a dei bollettini di guerra, sembra che l'estate non sia ancora arrivata. 
Sembra, appunto, in quanto si tratta di stabilire quale parte dell'emisfero terrestre stiamo osservando: fossimo dei cittadini scandinavi, infatti, fino alla scorsa settimana saremo stati deliziati da temperature insolitamente miti e ci saremo spaparanzati in riva ai laghi come le marmotte a primavera.

Il guaio è che l'anticiclone delle Azzorre non si è posizionato come dovrebbe e, stando a quanto si legge sui siti meteo-terroristi, difficilmente si posizionerà nelle prossime settimane: la perturbazione numero 12 di luglio e numero 1 di agosto sono già pronte all'orizzonte. Insomma l'estate mal collocata è come una posizione del Kamasutra applicata alla rovescia: si gode solo a metà 

Vi confesso che quest'estate così anarchica non mi dispiace neanche un po' e ve lo illustrerò in 10 punti:

  1. non fa caldo e quindi non serve accendere l'aria condizionata: logico per tutti tranne che per Zara ed H&M;
  2. visto che piove almeno una volta al giorno non servirà accendere l'impianto di irrigazione, soprattutto se l'adorato pastore tedesco l'ha rosicchiato durante l'inverno;
  3. gli acquazzoni improvvisi ci suggeriscono di non indossare sandali dal tacco assassino e, in caso la nostra estetista fosse troppo occupata per prendersi cura dei nostri piedi, affronteremo inviti a cena a sorpesa senza ansia da prestazione;
  4. ci sentiremo tutti più anglofoni: l'imprevedibilità del tempo ci suggerirà di vestirci a cipolla come gli amici londinesi e potremo sfoggiare ombrellini portatili in tinta con l'impermeabile;
  5. scopriamo con orrore che abbiamo ancora 35 kg di farine assortite in dispensa? Niente paura: accendere il forno in pieno agosto, senza l'anticiclone posizionato, non costituirà valido motivo per un trattamento coatto ospedaliero da parte dei nostri familiari;
  6. le redazioni di Italia1, Rete4 e Canale5 saranno in grande difficoltà visto che non potranno mandare in onda gli onnipresenti servizi in cui viene intervistato l'esperto di turno che suggerisce come ci dobbiamo alimentare e vestire (perché è normale anche per voi uscire per la maratona con 39 gradi all'ombra indossando tre strati di pile dopo aver mangiato due terrine di trippe, vero?);
  7. non ci serviranno gli integratori a base di potassio senza i quali sembra impossibile affrontare normalmente l'estate: se proprio ci dovesse servire un surplus di questo importante minerale basterà una banana (un frutto ultimamente molto amato dagli appassionati del calcio);
  8. piove e fa freddo e quindi niente dive e starlette in costume da bagno che, intervistate, alla domanda "come fai a rimanere così in forma?" invece di rispondere "con il photoshop!" ci sfrantumano con le ricette di parmigiana che giurano di mangiare tre volte al giorno;
  9. il brutto tempo porta con sé un po' di depressione e quindi la necessità di confort food: via libera a brasati al barolo e fumanti polente in alternativa alle insalate scondite senza dover fingere gravidanze inaspettate e relative voglie;
  10. avete notato che con l'estate autunnale anche i bollenti spiriti generali sono, come dire, raffreddati? L'anno scorso c'era Mr. Grey che ci aveva attizzate ma quest'anno, almeno fino a quando non usciranno i primi trailer del film tratto dal romanzo, ci potremo deliziare con "50 sfumature di pigiama felpato", che ha comunque un suo fascino.


Ed i vostri dieci buoni motivi quali sono? Nel frattempo vi offro delle cocottine estive, che diamine!

Cocottine di verdure estive con timo limone e ricotta

Ingredienti (per 4-6 cocottine)
300 g di ricotta freschissima (vaccina o di pecora, come preferite), 2 uova bio, 1 peperone rosso, 1 peperone giallo, 1 carota, 1 zucchina, 2 cipollotti, 3 rametti di timo limone, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, olio evo, sale in fiocchi, pepe verde macinato al momento.

Procedimento
Mondare e tagliare le verdure in piccola dadolata ed i cipollotti a rondelle.
Rosolare i cipollotti con un filo d'olio in una padella, unire la dadolada di verdure, sfumare con il vino, unire metà delle foglioline di timo limone e cucinare per 10'. Mettere da parte.
In una ciotola sbattere le uova, unire la ricotta e le restanti foglioline di timo, regolare di sale e pepe e mescolare bene.
Accendere il forno statico a 160°.
Dividere i 2/3 delle verdure sulla base delle cocottine, versare il composto di ricotta e cucinare nel forno già caldo per 30'.
Sfornare e servire dividendo il resto delle verdure ed una macinata di pepe verde profumatissimo.

Risotto all'Amarone con mele Renette e zucca per Staub e Zwilling, per la Festa delle Mele.


Mel è un piccolo gioiello nel bellunese circondato da boschi e monti e da qualche anno a questa parte la Proloco locale ha dato vita ad una manifestazione davvero golosa, soprattutto se si amano le mele: www.melemel.it.

Mele a Mel, appunto, è l'occasione di scoprire non solo le eccellenze di ben 100 produttori ma anche i gioielli del centro storico e gli antichi mestieri, oltre a tutta una serie di appuntamenti che vedono nel frutto preferito da Biancaneve la protagonista assoluta.

In questo quadro mi inserisco anch'io con un cooking show, in collaborazione con le  colorate ghise di Staub, tutto dedicato alla mela ed alla sua estrema duttilità in cucina: verrano presentate una serie di ricette golose e profumate e una di queste sarà sicuramente il risotto all'Amarone. Ma per scoprire le altre vi invito a Mel, il prossimo fine settimana, nel punto vendita di Mirella d'Incà.

Vi aspetto!


Risotto all’Amarone con mele Renette e zucca

Ingredienti
240 g riso carnaroli, 150 g zucca gialla, 2 mele Renette, 300 ml di Amarone, 2 scalogni, burro chiarificato, parmigiano reggiano, brodo vegetale, sale e pepe nero macinato al momento.

Procedimento
Mondare la zucca della scorza e dei semi interni, tagliare la polpa in un concassè di 2x2 e mettere da parte.
Mondare gli scalogni, stufarla nella casseruola con una noce di burro ed unire la dadolata di zucca. Unire un paio di cucchiai di brodo vegetale caldo e farla ammorbidire a fuoco dolce.
Mondare le mele, privarle del torsolo e tagliarle in tocchetti regolari, unire alla zucca e continuare la cottura per altri 5’.
Versare il riso, aumentare il calore, unire il vino e sfumare. Continuare la cottura con il brodo caldo.
Togliere dal fuoco, regolare di sale, mantecare con il parmigiano e il burro restante. Lasciar riposare coperto per 2’ minuti e servire immediatamente con una macinata di pepe profumato e, se lo si desidera, con qualche cialda di mela essiccata come decorazione.


"È una pistola quella che hai in tasca o sei solo contento di vedermi?" E uno sformatino di pollo e nocciole che profuma di rosmarino



Scena, interno farmacia. Il farmacista ed un signore. 
"Buongiorno, posso avere del citrato di sildenafil?" chiede il cliente.
"Certo, glielo incarto o lo usa subito?", risponde il farmacista burlone.

Se è vero che nel nostro paese le liberalizzazioni logorano chi non le fa, ovvero l'utente finale, l'introduzione dei farmaci generici ha avuto il merito di metterci un pochino in linea con quanto in tutto il mondo accade da sempre: un buon principio attivo ad un prezzo adeguato.

Dal 22 giugno 2013 questo accadrà anche per il Viagra, dopo quasi 15 anni dalla comparsa della famosa pillolina blu, che ha consentito alla Pfizer di fatturare 73 milioni di euro all'anno. 
In un momento così triste di crisi profonda e recessione imperante non ci resta che consolarci con le gioie dell'alcova, visto che anche in cucina, tra fucking-chef e cibi avvelenati, non è che ci sia tanto da godere. E visto che negli ultimi 10 anni, in Italia, la pillolina dell'amore è stata venduta in 60 milioni di pezzi c'è da ritenere che avere la possibilità di mega prestazioni low-cost possa tentare più di una salama da sugo con il sospetto di taroccamento.


Nel 1998, quando il Viagra fu presentato in Europa, lavoravo per un grossista farmaceutico ed era normale offrire la sala conferenze dell'azienda alle diverse case per presentare a medici e farmacisti le novità: si organizzava un pomeriggio o una serata divulgativa che finiva con un buffet. Ma quanto avvenne per la pillolina dell'amore, in Italia, non si replicò in nessuna parte del mondo!
La consegna delle confezioni da 50 mg. (le prime ad essere prodotte e commercializzate) avvenne a sorpresa in modo da non dare la possibilità a nessun malandrino di dirottare la merce verso altri mercati, le confezioni vennero conservate fin da subito all'interno dell'area sorvegliata assieme a stupefacenti e benzodiazepine e, solo per l'Italia, la Pfizer fece uscire la confezione con un ologramma a prova di falsificazione, mentre il personale veniva controllato dopo la fine di ogni turno: i dirigenti della multinazionale si sentivano in una botte di ferro. 
Nessuno sarebbe riuscito a falsificare il prodotto prima della sua presentazione ufficiale! Ma non fecero i conti con l'italica intraprendenza: qualche giorno prima della serata divulgativa (che aveva registrato il tutto esaurito fra le centinaia di clienti) ricevetti una telefonata da un farmacista partenopeo: 
"Signorina, volevo dirle che qui stanno già a vendere le confezioni da 75 e da 100 mg." 
"Ma non è possibile! Non sono ancora state prodotte!" risposi
"Non le ha prodotte la Pfizer, ma qui non si sta mai con le mani in mano" chiuse sorridendo il professionista.

Ah, se il mondo ci lasciasse lavorare: siamo dei maestri a far sollevare il Pil ;)


In attesa del 22 giugno che ne dite di un delicato e profumato sformatino-soufflè?


Sformatino di pollo marinato al rosmarino e nocciole


Ingredienti (per 4 persone)
250 gr di petto di pollo, 4 uova bio, ½ litro di latte, 50 gr di burro, 50 gr di farina, 50 gr di parmigiano grattugiato, rosmarino fresco, 1 limone bio, 1 cucchiaio scarso di nocciole tonde tritate finemente con il coltello, sale e pepe del Madagascar macinato al momento, burro e farina per gli stampini.

Procedimento
Mettere il petto di pollo in un contenitore di vetro con un po' di olio evo, qualche ago di rosmarino, il succo di limone ed le metà spremute del limone medesimo, qualche bacca di pepe nero. Lasciar marinare una mezz'ora (ma se avete più tempo a disposizione è meglio, la carne risulterà più profumata).
Accendere il forno a 210°.
Pulire la carne dalla marinata e tritarla finemente. Mettere da parte in frigo in un contenitore pulito.
Ungere ed infarinare le cocotte e mettere in frigo.
Preparare la besciamella con il burro, unendo la farina setacciata e successivamente il latte caldo: cucinare per 3’.
Lontano dal fuoco unire il pollo, il formaggio, i tuorli, il rosmarino e le nocciole tritate finemente e mescolare bene.
Unire gli albumi montati a neve.
Versare il composto nelle cocotte, pulire il bordo (altrimenti lo sformatino non crescerà) e cucinare nel forno statico caldo per 16-18’. Servire subito, ma subito-subito :)

"Brutti ma buoni" quelli da mangiare e quelli da raccontare


Ho sempre pensato che il cinema anticipasse di qualche lustro quello che poi la realtà ci avrebbe fatto vivere, come se seduti in una comoda poltrona circondati da perfetti sconosciuti e sganocchiando popcorn esageratamente costosi avessimo un'anteprima del nostro futuro.
Ciò accadde a partire dal primissimo film dei fratelli Lumiere, l'arrivo del treno alla stazione di Lo Ciotat nel 1896, il cui realismo (e forse la ripresa angolare) scatenò il panico in sala, facendo scappare il pubblico convinto di trovarsi in mezzo alle rotaie. L'anno prima Verne aveva pubblicato "Dalla Terra alla Luna" e nel 1902 il film di Méliès liberamente tratto dal romanzo aveva anticipato le fasi dell'allunaggio di oltre sessant'anni.


Poi arrivarono i terribili mostri extraterrestri degli anni '50 - visto che fino a quel momento le due guerre mondiali avevano fatto il pieno di eventi mostruosamente terrestri - che volevano cancellare l'intera razza umana ed impossessarsi dei beni della Terra in quanto avevano devastato il loro pianeta. E anche qui nulla di nuovo.

La tv portò le saghe televisive, appunto, e con essa le uniche due che ho avuto la forza, anche fisica se pensiamo ai quasi trent'anni di Beautiful, di seguire: "Spazio 1999", dove si narrava che nel 1999 la Luna era diventata una discarica di scorie nucleari (letale pattumiera che invece siamo riusciti ad organizzare perfettamente sulla terra) e naturalmente la mitica "Star Trek" mia coetanea, visto che entrambe vedemmo la luce nel 1966. In Star Trek la visione è già più "positiva" nel senso che gli abitanti della galassia conosciuta sono rappresentati e protetti da una Federazione Unita dei Pianeti, quasi un universo Peace and Love ed anche qui la fantasia degli sceneggiatori ha anticipato la realtà non solo con il telefonino a cozza e il teletrasporto ma anche durante l'ultima versione cinematografica, dove un equipaggio un po' invecchiato affronta un viaggio a ritroso nel tempo per salvare l'ultima balena e con essa il suo linguaggio, l'unico che i cattivi di turno comprendono.
Quante analogie con il nostro presente, vero?


Ma il film che mi ha fatto sempre molto riflettere è stato "Mad Max", del 1979, che anticipa il medioevo nel quale è piombato l'umanità, in balia di pazzi assassini che portano morte e terrore in un mondo distrutto dall'inquinamento e che si bombardano fra di loro per proteggere il bene più prezioso, una nave cisterna carica di petrolio arenata in mezzo al deserto, visto che mari e fiumi sono già stati fatti fuori tutti.
Qui i cattivi sono proprio cattivi: sono sadici psicopatici armati di tutto punto con fucili d'assalto che ammazzano per un nonnulla e che non rispettano niente e nessuno. Esattamente quello che i media ci rappresentano con un'impressionante cadenza quotidiana: una società che ha smesso di dare valore all'onestà, all'impegno, al merito, all'umiltà, alla fatica, alla bellezza ed ha scelto di farsi abbagliare da vacue parole e lustrini allucinogeni può solo sperare che qualche buon extraterrestre metta un po' di ordine.


Extraterresti che hanno fattezze umane, magari con qualche ruga in più o con i lobi carichi di orecchini, quelle dei volontari che lavorano nelle cucine popolari, che raccolgono materiali durante le Giornate del Banco Alimentare, che sostengono i contadini che forniscono alla Fairtrade e all'ACS prodotti etici, rispettosi del loro lavoro e che raccolgono dalle diverse catene della GDO quello che non può più essere messo in vendita. La Coop ne ha fatto un vero e proprio must, organizzando appunto "Brutti ma buoni" e anche in quel di Trieste, la catena Pam-Panorama ha ben pensato di donare un Natale diverso a chi non si può permettere neppure il necessario per sopravvivere.

In un web che spesso si divide ferocemente circa l'utilizzo delle zucchine e delle fragole a gennaio credo che alle volte sarebbe meglio partire dai fondamentali, ovvero dal fatto che in Italia, potenza mondiale del G8, ci sono concittadini che non possono permettersi le zucchine e le fragole, brutte e buone, neppure a maggio.
Ma questa è un'altra storia.

Brutti ma buoni (ricetta di Walter Eynard)


Ingredienti (per una trentina di pezzi)
150 gr di nocciole tostate (ho usato quelle di Giffoni IGP selezione Fior Fiore Coop e le ho trovate davvero molto profumate e croccanti), 150 gr di zucchero semolato, 50 gr di albume (2 uova bio piccole), 1/2 baccello di vaniglia.

Procedimento
Tritare grossolanamente le nocciole, unitamente allo zucchero, con un coltello (non frullatore!) facendo in modo che qualcuna rimanga un po' più grossa. 
Montare gli albumi a neve fermissima, incorporare con cura le nocciole con lo zucchero ed i semini del baccello di vaniglia, facendo attenzione a non smontare il composto.
Mettere il composto in un tegame dal fondo pesante, come una cocotte in ghisa Staub, e mescolando con un cucchiaio in legno cucinarlo a fuoco bassissimo fino a quando non assumerà un colore ambrato e lucido; ci vorranno almeno una decina di minuti.
Toglierlo dal fuoco, lasciar riposare il composto nella cocotte per qualche minuto e comporre con due cucchiai piccoli mucchietti da adagiare sopra due leccarde coperte da carta forno.
Cucinare nel forno statico già caldo a 165° per circa 15'-18'. Sfornare, lasciar raffreddare 5' minuti sulla placca e servire queste meringhette asciutte e leggere.

"A che ora passa la prossima fine del mondo? Non vorrei mi si sciupassero le crèmee brulé al panpepato."


Per fortuna che avevo il cannello altrimenti con il cavolo che la trovavo questa bella porta. Toc. Toc
Chi è?
Sono io.
Io chi?
Come io chi?! IO!
Ascolti. E' da ore che questo cavolo di campanello viene suonato da persone che dicono "Sono io." Centinaia, milioni, miliardi di persone che dicono "Sono io!". Lo capisce che c'è da uscire pazzi?!
Se la capisco! Io sono pazza con tanto di pedigree ma non sarà mica mia la responsabilità di questa storia della fine del mondo! Non siete voi quelli del "Vedo, prevedo, stravedo"? Potevate anche pensare che da qualche parte qualche miliardo di persone dovevate pur metterle!! Sparisce la Terra, ok. E i Terrestri? Dove li mettiamo i Terrestri?
Scusi, non capisco....
Figurati se suonavo al campanello giusto. Anche i Maya non hanno potuto nulla contro l'Ufficio Complicazione Affari Semplici - penso a voce alta mentre con il cannello comincia a dare segni di cedimento. Senta - riprendo a parlare - io stavo cercando di brulare una creèmee brulé e sul più bello è sparito tutto ed è diventato di un buio che neanche dentro un buco nero. Credo che abbia a che fare con la profezia dei Maya. Ha presente?
Si, ne ho sentito parlare. Alcuni degli ultimi arrivati erano davvero curiosi di sapere come sarebbe andata a finire. Quindi Lei mi sta dicendo che la profezia era vera?
Il mio sorriso diventa come quello di Kermit la Rana dei Muppets. Mi sento un po' a disagio a parlare ad un citofono adiacente ad una bella porta color verde speranza, entrambi sospesi nel vuoto più assoluto. Credo di capire come si deve essere sentito quel Testimone di Geova che mi suonò il campanello alle 8.25 della domenica mattina mentre avevo appena steso una striscia di cera in zona cesarini.


Scusi - faccio con tutta l'educazione assortita presente nel mio dna e ricordando immediatamente la sensazione di quello strappo tardivo - a prescindere da chi è stato a fare tutto questo ambaradam non è che potrei entrare? Se poi non dovesse essere questa la porta alla quale devo bussare non c'è nessun problema! L'importante è che ci sia un frigo, anche un frigobar. Sa com'è, la crèmee brulé mi si deperisce.
Vede - risponde la voce cortese al di là del citofono - è che di solito la fine del mondo o la fine di una qualche cosa l'abbiamo sempre scatenata noi o per interposta persona: il Diluvio Universale, le Dieci Piaghe d'Egitto, il vulcano Murruroa, lo sterminio delle popolazioni amerinde e delle streghe a loro insaputa in Europa, il virus dell'influenza intestinale, la Seconda Guerra Mondiale, il Grande Fratello, Uomini e Donne, la Seconda Repubblica! Non per valsa modestia ma in quanto a disastri, anche non biblici, non siamo secondi a nessuno!
Non capisco il nesso e non interrompo il mio sconosciuto interlocutore mentre un brivido lungo la schiena comincia a farmi presagire qualcosa di poco simpatico.
Quindi se non stiamo stati noi, come si può evincere dalla lettura dell'Apocalisse dove non c'è riga che tratti dei Maya e neppure tra la concorrenza - nella bibbia di testimoni di Geova, nelle Upanischad, nei testi sacri delle altre religione monoteiste, per non parlare dei confuciani, gli avventisti, i valdesi, i mormoni, atei e agnostici - come posso affermare che lei è morta visto che non c'è stata la Fine del Mondo?
Mi sta dicendo che non mi accoglierà nè in Paradiso, nè in Purgatorio? Neppure in Inferno?!
Eh no, sono desolato, ma per noi Lei è ancora viva.
...Non c'è uno strapuntino neppure nel Limbo?...
Spiacente, ma è stato recentemente eliminato da una bolla papale. Sembra non sia mai esistito.
Cavolo, ci avete messo 500 anni a riabilitare Galileo e una non si può distrarre cinque minuti che fate fuori il Limbo...che fastidio dava...era come una lista d'attesa dell'Uls...
Mi spiace, davvero. Vorrei esserLe utile ma capisce anche Lei che ho le mani legate, le regole sono regole.
Mentre ascolto queste ultime parole mi guardo intorno. Buio assoluto ed una pirla con un cannello e due cocotte in mano. Vorrei sapere dove sono andati a finire tutti gli altri.....

Posso farle una domanda?
Certo! "Chiedete e vi sarà dato."
Si, appunto. A che ora passa la prossima Fine del Mondo?
Ehm...e che anche noi non è che siamo sempre stati tanto chiari...nell'Apocalisse non è specificato proprio benissimo...
Ve bene, ho capito. Ci vorrà la pazienza di Giobbe. Posso farle un'altra domanda?
Se posso esserle utile...
Non è che può prestarmi un cucchiaino?


Cròmee brulé "panpetato" e cotta al vapore

Ingredienti (per 4 cocotte Staub in ceramica di 10 cm di diametro)
250 ml di panna fresca, 150 di latte crudo, 100 gr di zucchero semolato, 4 tuorli bio, 1 cucchiaio di spezie miste (cannella, zenzero, chiodo di garofano, noce moscata, cardamomo, coriandolo, 1/2 stecca di vaniglia), zucchero di canna.

Procedimento
Portare a bollore la panna ed il latte con i semini della mezza stecca di vaniglia ed unirlo alle uova sbattute con lo zucchero semolato. Passare al colino cinese il composto, unire le spezie mescolando bene e versare il tutto nelle cocottine. 
Cucinarle a vapore a 80° per circa 35'.
Sfornare, lasciar raffreddare a temperatura ambiente, riporre in frigo per almeno 4 ore e servire dopo aver "bruciato" con il cannello lo zucchero di canna (1 cucchiaio colmo) sparso sulla superficie.