Scelto il tema della nuova edizione del congresso.
A febbraio un nuovo viaggio alla scoperta
dei protagonisti della cucina contemporanea.
Cosa si chiede a uno
chef? Di essere bravo. Tutto il resto viene dopo.
Un cuoco deve essere
bravo a studiare il menù, bravo a proporre piatti
logici perché si rivolge a un pubblico pagante, bravo a fare i conti
per ritrovarsi il cassetto pieno, non solo di sogni, bravo a
seguire l’evoluzione del gusto, bravo a capire le stagioni, bravo
a circondarsi di collaboratori in gamba che esaltino il suo lavoro e
non lo mortifichino, bravo a riconoscere i propri errori e a
porvi subito rimedio, bravo a ingolosire chi si avvicina alla sua cucina e
vuole provarla e non sa bene se ne vale la pena.
Ma questo vale in fondo da
sempre. Cambiano i tempi. Ogni epoca interpreta le cose secondo le
priorità del momento e la prossima edizione di Identità Milano, dal 9 all’11
febbraio nel Centro Congressi di via Gattamelata, non sarà da meno. “Una
golosa intelligenza”, questo il tema della decima edizione
perché mai come in un periodo di profonda crisi economica, serve essere
intelligenti. E per intelligenza non mi riferisco alle capacità manageriali
piuttosto che al fiuto nel cogliere l’attimo per introdurre qualcosa di nuovo,
un paio di piatti che aiutino a far quadrare i conti, magari quelle proposte un
po’ ruffiane che piacciono a tutti.
Tutt’altro: lo chef contemporaneo deve essere intelligente nel coniugare sapori, costi, gusti e piacere fisico del cliente perché dovrebbe ormai essere chiaro che un pasto non termina con l’ultimo boccone, ma con la digestione. Che deve avvenire in maniera del tutto sotto traccia. Una pietanza non può più essere solo buona, a volte persino ottima, ma svincolata da qualsiasi riflessione sulla sempre più pressante richiesta di salute da parte delle persone.
In cucina serve una nuova intelligenza, serve la capacità di salvaguardare memorie e sapori, la capacità di innovare intuendo nuove combinazioni, la capacità di alleggerire grassi e presenze inutili per esaltare sempre di più materie prime, profumi, forme, genio costruttivo, sicurezza nelle proprie azioni. L’ospite deve alzarsi contento di avere gustato un arcobaleno di aromi, apprezzato le più azzeccate consistenze, felice di sentirsi appagato e sazio, ma non pesante e annoiato. Deve ricordarsi un pasto per le sue qualità, non perché impiegherà ore a digerirlo. La stessa tradizione va servita con un abito nuovo, in fondo uomo e donna sono uguali da migliaia di anni eppure si desiderano ancora. Così deve essere a tavola. Sapere rinnovarsi, sapere pensare con intelligenza.
Attenzione: non è il trionfo della filosofia vegetariana.
Tutt’altro: lo chef contemporaneo deve essere intelligente nel coniugare sapori, costi, gusti e piacere fisico del cliente perché dovrebbe ormai essere chiaro che un pasto non termina con l’ultimo boccone, ma con la digestione. Che deve avvenire in maniera del tutto sotto traccia. Una pietanza non può più essere solo buona, a volte persino ottima, ma svincolata da qualsiasi riflessione sulla sempre più pressante richiesta di salute da parte delle persone.
In cucina serve una nuova intelligenza, serve la capacità di salvaguardare memorie e sapori, la capacità di innovare intuendo nuove combinazioni, la capacità di alleggerire grassi e presenze inutili per esaltare sempre di più materie prime, profumi, forme, genio costruttivo, sicurezza nelle proprie azioni. L’ospite deve alzarsi contento di avere gustato un arcobaleno di aromi, apprezzato le più azzeccate consistenze, felice di sentirsi appagato e sazio, ma non pesante e annoiato. Deve ricordarsi un pasto per le sue qualità, non perché impiegherà ore a digerirlo. La stessa tradizione va servita con un abito nuovo, in fondo uomo e donna sono uguali da migliaia di anni eppure si desiderano ancora. Così deve essere a tavola. Sapere rinnovarsi, sapere pensare con intelligenza.
Attenzione: non è il trionfo della filosofia vegetariana.
Al
cuoco moderno si chiederà salute e benessere psicofisico uniti al
piacere edonistico del mangiar bene. Mangiando tutto, anche carne e
pesce ma non più in maniera indiscriminata. A parte chi davvero crede nella
validità di una scelta vegetariana o vegana, e va rispettato per questo
evitando battute vecchie e orma sciocche, la domanda di naturalità e armonia
tra uomo, piacere e natura è tale che sarà sempre più importante la salute
unita alla gola. Come i medici stanno capendo che non devono mettere le persone
in penitenza perché si sono divertiti a tavola e in cantina, così i ristoratori
stanno comprendendo che non possono mettere ko un commensale con eccessi
dettati dall’ignoranza dell’alimentazione attuale. E come un dottore capisce
l’importanza del piacere e dei sapori così uno chef afferra la centralità della
digestione e della funzionalità della macchina corpo. Si devono incontrare a
metà strada. Questa è una Golosa Intelligenza.
E questa nuova figura illuminerà un’edizione del congresso di Identità Golose importante: quella del 2014 sarà l’edizione numero 10. Un traguardo viene da dire di getto, ma non è così perché non ci sentiamo affatto arrivati. Chi supera la linea d’arrivo, la “finish line” in inglese, si rilassa e non spinge più. Non ha più senso, la classifica è già decisa. Invece noi guardiamo già al 2015 quando, tra l’altro, Milano ospiterà, da maggio a ottobre, l’Expo.
Però non si può nemmeno far finta di non provare qualcosa di speciale. E’ un sentimento particolare, un mix tra soddisfazione, calore, stima, orgoglio, anche rammarico perché in certi momenti forse si poteva fare di più e meglio, ma questo lo capisci sempre dopo. Rispetto alle precedenti vigilie, questa volta tutti ci chiedono cosa faremo di speciale “perché sarà l’edizione del decennale”. Di sicuro non ci celebreremo, anzi presteremo ancora più attenzione nel realizzare un programma attuale e concreto, tanta sostanza reale e pochi lustrini gratuiti. Seguendo il nostro mantra: la golosità.
E questa nuova figura illuminerà un’edizione del congresso di Identità Golose importante: quella del 2014 sarà l’edizione numero 10. Un traguardo viene da dire di getto, ma non è così perché non ci sentiamo affatto arrivati. Chi supera la linea d’arrivo, la “finish line” in inglese, si rilassa e non spinge più. Non ha più senso, la classifica è già decisa. Invece noi guardiamo già al 2015 quando, tra l’altro, Milano ospiterà, da maggio a ottobre, l’Expo.
Però non si può nemmeno far finta di non provare qualcosa di speciale. E’ un sentimento particolare, un mix tra soddisfazione, calore, stima, orgoglio, anche rammarico perché in certi momenti forse si poteva fare di più e meglio, ma questo lo capisci sempre dopo. Rispetto alle precedenti vigilie, questa volta tutti ci chiedono cosa faremo di speciale “perché sarà l’edizione del decennale”. Di sicuro non ci celebreremo, anzi presteremo ancora più attenzione nel realizzare un programma attuale e concreto, tanta sostanza reale e pochi lustrini gratuiti. Seguendo il nostro mantra: la golosità.
Oh che bello!! Spero proprio di riuscire a farci un salto, visto che tutte le volte vorrei e non posso :)
RispondiEliminaUn bacione
Ciao Elisa, magari è la volta buona che ci incontriamo! Un bacione a te.
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