Confesso che ci avevo provato a farcire i plin secondo
le ferree indicazioni di Elisa, avendo avuto molteplici
ispirazioni: l'oca in onto del ghetto veneziano e della corte padovana, il
petto d'oca con le bacche per salutare l'estate, la spalla di maialina marinata
con le foglie di vite americana, scoperta nell'ultimo cookingshow dedicato alla vendemmia. Ma la luce settembrina, che sa avvolgere all'improvviso con i suoi
toni così caldi ed eleganti, mi ha dato altre ispirazioni: languide, lente, zuccherine.
Come i fichi e la zucca, come i chicchi rubati al grappolo, come le prime tisane.
Ed avevo voglia di tè, che per me
significa passare dall'estate all'autunno: così ne ho scelto uno scoperto da
poco ed incredibilmente profumato; i suoi sentori rimandono ad un dolce
orientale, con le note raffinate di mandorla ma soprattutto di papavero, petali di peonia rosa, mirtillo e biscotto. Ed è un tè che "suona"! Provate a pronunciare a voce
alta Coquelicot Gourmand:
tintinna come un braccialetto carico di charms e regala un
sorriso. Insomma, mi sono messa fuori concorso da sola, ma spargendo
sorrisi e profumi. Come Pippicalzelunghe :)
Componendo il piatto, inoltre, mi sono resa conto che durante il mese che sta volgendo al termine non avevo fatto in tempo a compilare la Mtc-Classifica (che, ad onor del vero, avevo iniziato una sera per poi terminare quasi subito, in un sonno catatonico tra il computer, tablet e smartphone in riserva di energia e la gatta spazientita da tutta quella tecnologia sopra il suo letto!) e quindi quale migliore occasione? Il post della disfida del tortellino plin-plin avrebbe suonato. Si, una cosa tipo, "Spadellala ancora, amp".
Così sono andata alla ricerca di tutte le pubblicità dei tortellini che la rete poteva mettere a disposizione per scoprire che, a parte l'energetica e quasi militare canzone dei "Tortellini Fioravanti", l'ambientazione era quasi sempre lenta e melodica come se la lentezza e la concentrazione che impone la preparazione di questo piatto avesse ispirato anche le agenzie di pubblicità.
Primo piano rallentato e Madama Butterfly per "Selezione Fini", come ad evocare leggerezza ed eleganza anche se, pensandoci un po', non è che l'opera finisca un gran che bene per la Signora.
Più global, anzi globtrotter visto la costante presenza del patron dell'omonima azienda, la scelta musicale di Giovanni Rana: si va dalla voce jazz di Francesca Sortino in "Kiss me", all'allegrissima "Sunny day" di Joy Williams per terminare con la patriottica "Lasciatemi mangiare/con la forchetta in mano/lasciatemi mangiare/pasta fresca piano piano" dove Toto Cotugno impazza alla grande. Ma solo per il pubblico tedesco :)
La canzone più bella che racconta di un tortellino è certamente quella cantata da Massimo Bortolutti dove "il tortellino di Bologna/con il brodino e senza panna/una specie di cuccagna/come andare in gita!", nella 51esima edizione de "Lo Zecchino d'Oro".
In verità nulla che mi ispirasse veramente...bisognava tornare ai "dolci" anni '80!
Ecco quindi la mini-compilation per accompagnare il pentagramma dei sapori che avevo in mente: "Sweet Dreams", Eurythmics e la versione dance di la Bouche (perchè al cubo non si può dire di no) per terminare con l'unica canzone che ha davvero plinato con me "September - David Sylvian". Una Voce che sa sciogliere qualsiasi tensione, come "scioglievole" è il ripieno di questo plin.
Plin morbidi al mosto bianco aromatizzato allo zenzero con tè
nero e riduzione di arancia
Ingredienti
Per la pasta
130 g farina per pasta (Petra per pasta), 2 tuorli bio, 1 uovo bio intero, 10 g zucchero, 1 pizzico di sale.
Per il ripieno
250 g mosto d'uva bianco d’uva bianca, 1 cucchiaino di agar agar, il succo di due arance, una bustina di tè Coquelicot Gourmand di Damman, 1 cucchiaino di zenzero in polvere.
Per il piatto
Zucchero di canna, un po' del contenuto della bustina di tè messo da parte prima dell'utilizzo, un cucchiaio di uvetta sultanina ammollata per qualche minuto nel tè.
Procedimento
Portare a bollore a fuoco medio il mosto d'uva con lo zenzero, sciogliere l’agar agar in qualche cucchiaio di acqua fredda, aggiungere al mosto, mescolare bene e far bollire per due minuti. Versare in un contenitore rettangolare in modo da stendere il composto e renderlo alto 1 cm così da tagliarlo in dadolata una volta rappreso. Mettere in abbattitore.
Impastare gli ingredienti per la pasta, far riposare 20 minuti, stendere sottile e formare i ravioli utilizzando come ripieno un cubo di gelatina di mosto d'uva e cospargerli di semola.
Ridurre il succo d'arancia in un pentolino con la punta di un cucchiaino di fecola e abbattere per qualche minuto.
Comporre il piatto: spennellare con il succo d'arancia la superficie centrale del piatto su tutta la lunghezza, disporre i plin alternati ai chicchi di uvetta, decorare con qualche cristallo di zucchero di canna e con i fiori essiccati di peonia rosa e di foglioline di tè nero.
Difficile commentare qualcosa a 'sto giro!
RispondiEliminaComunque quell' "agar agar" ha suscitato tanti bei ricordi,
perciò grazie, come sempre!
semplicemente notevoli. Complimenti!!!!
RispondiEliminaClelia
très très chic! complimenti, plin decisamente insoliti, inimmaginabili ma questo è il bello dell'MTC!!
RispondiEliminaciao
Cris
Senza parole (come quelle barzellette orribili della Settimana Enigmistica)
RispondiEliminaio sto in ginocchio, mrs spadellala ancora.
RispondiEliminae ogni volta che provo ad alzarmi, torno giù-e stavolta non c'entra nè la gravità né l'osso consunto. Le cause si chiamano mosto d'uva bianca, tè nero che tintinna, e quell'alchimia di estro, manualità e sana follia che si è personificata nella cuoca più geniale del web. onorata di averti al'mtc, ma non sai quanto
Eccomi! Arrivo in ritardissimo ma arrivo eh! Questa tua proposta mi commuove perché sei riuscita a trasformare dei semplicissimi e piccoli ravioli in piccoli gioielli, con una ricetta di un'eleganza e raffinatezza incredibili!
RispondiEliminaGrazie, di cuore!
Spettacolo, brava!
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