Se l'uomo è ciò che mangia, il cuoco è ciò che cucina?

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Cosa ne facciamo delle mimose il 9 marzo? Ce le mangiamo.


Il linguaggio dei fiori mi ha sempre affascinata.
La sua capacità di esprimere concetti e sentimenti importanti senza parole apparenti, in realtà tutte avvolte tra petali e stimmi, è unica.
A noi donne è sempre stato chiesto  molto, molto spesso troppo, senza dar valore alla fatica nascosta in ogni gesto e sorriso, in ogni emozione espressa e soprattutto dietro a quelle non palesate, per non ferire, per ricucire.

La mimosa, altro scandalo commercial-simbolico, di questo mondo consumistico che utilizza oggetti invece di atti per rendere omaggio al'ovvietà, ovvero all'importanza della figura femminile, più di ogni altro fiore nasconde, fra i suoi petali così timidamente vezzosi concetti pregnanti di "donna" e "femmina", come noi siamo, essendo oramai l'amor cortese cancellato da volgarità ed ignoranza.

La Mimosa è una pianta originaria della Tasmania, fiorisce i primi giorni di marzo e cresce meravigliosa anche allo stato selvatico. Chi non lo farebbe? ;)
Nel mondo occidentale, infatti la Mimosa esprime innocenza, libertà, autonomia, pudore e sensibilità, mentre presso gli Indiani d'America, il Popolo che più di altri era in sintonia con la Terra, assumeva un significato diverso: era un dono d'amore, un po' come da noi la rosa, ma soprattutto era il fiore della femminilità, della Madre Terra per eccellenza. Infatti rappresenta forza e vitalità, energia che c'è in ogni amore, in ogni sentimento e in molti dei gesti quotidiani espressi dalle donne.

Molto più recentemente, nel 1911, divenne il simbolo di una tragedia e dello sfruttamento del lavoro femminile e da lì utilizzata per "festeggiare" il giorno dedicato alla donna e nel 1946, una dirigente dell'Unione Donne Italiane, decise che questo fiore potesse essere utilizzato anche in Italia, in quanto si trattava di "un fiore povero, facile da trovare nelle campagne". Come dire, nell'Italia del dopoguerra, dopo tutto quello che avevano dimostrato le donne nelle case, nelle fabbriche e nei boschi con la Resistenza, festeggiare la donna non valeva neppure lo sforzo di rinunciare ad un pacchetto di sigarette per acquistare quattro petali spampinati.

E dopo che ieri abbiamo speso capitali in Mimose oggi cosa che ne facciamo (visto che puzzano terribilmente?). Beh, si potrebbero usare per decorare il dolce che prende il suo nome, soffice e goloso, che necessita di un po' di attenzione per ben riuscire, che si può preparare anche il giorno prima e che nasconde una crema profumatissima sotto una montagna di cubetti morbidi. E che, preparato con ingredienti, si trasforma in un tesoro prezioso. 
Come noi Donne.

Qui, la videoricetta e di seguito la ricetta passo dopo passo.

TORTA MIMOSA

Ingredienti
Per il pan di Spagna
100 g di farina 0 di buona qualità o Petra 5
50 g di fecola di patate 
150 g di zucchero
6 uova bio

Per la crema chantilly
5 dl di latte intero
2 tuorli bio
2 uova bio
100 g di zucchero bio
30 g amido di mais
1 buccia di limone bio
mezza stecca di vaniglia
200 g di panna
50 g di zucchero a velo

Per la bagna alcolica
2 dl d'acqua
1 dl rum
60 g di zucchero

Procedimento
Preparazione del pan di Spagna
In una ciotola le uova con lo zucchero con un frullino elettrico: il composto deve raddoppiare il volume e ci vorranno almeno 15-20’.
Unire la farina e la fecola setacciate bene un po’ alla volta e molto delicatamente con una spatola, con movimenti dal basso verso l’alto.
Imburrare ed infarinare due tortiere da 18 cm, versare il composto e cuocere nel forno statico già caldo a 165°-170° per 30’ o fino alla prova stecchino.
Sfornare e far raffreddare sopra una gratella.
 
Preparazione della crema pasticciera
Montare la panna con lo zucchero a velo e conservare in frigorifero.
Con un pelapatate togliere la buccia al limone, incidere la bacca di vaniglia con un coltellino ed unire questi aromi al latte che verrà portato ad ebollizione in un pentolino. Filtrarlo con un colino e mettere da parte.
Nel frattempo in una ciotola montare le uova con i tuorli e lo zucchero in una ciotola con un frullino elettrico, unire la farina o l’amido di mais setacciato e mescolare bene.
Versare il latte caldo sul composto di uova, mescolare e trasferire il tutto nel pentolino dove si è fatto bollire il latte e continuare la cottura, a fuoco dolce, mescolando continuamente, portando a bollore e cucinando per 5’ o fino quando si rapprende. Trasferire la crema pasticcera in una ciotola o un contenitore basso, coprire con pellicola così che sulla superficie della crema non si crei l’antiestetica pellicola e far raffreddare a temperatura ambiente.
Una volta fredda unire alla crema pasticcera la panna montata.
 
Preparazione della bagna alcolica
Portare a bollore in un pentolino l‘acqua con lo zucchero ed una volta sciolto togliere dal fuoco e unire il rum. Far raffreddare.
 
Ora che tutti gli ingredienti sono pronti possiamo montare la torta.
 
Eliminare la parte scura ad uno dei due pan di Spagna, tagliarlo a fette orizzontali di circa 1 cm di altezza, poi in bastoncini ed infine a quadretti, per ricoprire la torta mimosa.
Tagliare in tre fette orizzontali il secondo pan di Spagna e appoggiare le singole fete sopra tre fogli di carta forno un po’ più grandi delle fette.
Inumidire le fette di pan di Spagna con la bagna alcolica utilizzando un pennello. Spalmare uno strato di crema chantilly, coprire con un altro strato di pan di Spagna e ripetere l’operazione per due volte. Mettere la torta a riposare in frigorifero per 30’.
Sformare la torta sopra il piatto da portata, ricoprire con la crema chantilly rimasta e distribuire i cubetti di pan di Spagna, premendo un po’ se necessario, così che tutti aderiscano alla superficie della torta.
Far riposare in frigo fino al momento del servizio e decorare con dello zucchero a velo.

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