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Palačinka e composta di prugne #innamoratedelsole: la giusta “merenda” per la tappa nelle cucine della Croazia



La particolare posizione geografica della Croazia è stata determinante per trasformarla in colto crocevia tra Oriente e Occidente, l'Europa centrale e lo spirito del Mediterraneo.

Importante per l’Impero Romano d’Occidente, ma anche per quello d’Oriente, trasformata dalla bellezza di quello bizantino, contaminata dalla severità dell’impero carolingio ed espressione mediterranea della Serenissima. 
E poi Ungherese, Austriaca, Jugoslava, indipendente nel 1991 e teatro della devastante e sanguinosa guerra dei Balcani.

E infine la religione, come abbiamo visto nella tappa della Grecia, elemento importante: cattolica nell’entroterra, pagana lungo le coste, ortodossa con lo Scisma del 1054 e, con l’espansione dell’Impero Ottomano, anche mussulmana.

Ci bastano questi spunti per la quinta tappa del nostro viaggio nei paesi Unesco con le prugne #innamoratedelsole di Sunsweet




1989
Il mio primo ricordo della Croazia risale al 1989 (mentre era ancora Jugoslavia), quando, da campeggiatrice, visitai l’isola di Rab.
Un viaggio lento, con la piccola roulotte a seguito, per tuffarmi in una natura “selvaggia” dai colori intensi ed avvolgenti. Ricordo i piccoli paesi dalle evidenti influenze veneziane e le città, appena un po’ più grandi, nei cui larghi viali si respirava l’architettura austroungarica.
L’ultimo incontro due anni fa. La roulotte ha lasciato spazio ad un camper e la trasformazione del paese,  ferito profondamente durante la guerra dei Balcani, è palese: vie di comunicazioni moderne, negozi colorati e ricchi di mercanzia, abitazioni bianche ed ordinate, hotel strutturati ad accogliere un turismo internazionale. 

Trent’anni fa gli scaffali dei piccolissimi supermercati erano desolatamente spogli e lungo le strade impervie ci si fermava a fare quattro chiacchiere con donne vecchie, anche se non anziane, che vendevano mercanzie frutto di duro lavoro contadino: avevano i volti  severi, segnati dalla fatica, ed i capelli avvolti in grandi fazzoletti scuri. Pochi dinari ed ecco materializzarsi verdure dell’orto, uova dalle tante dimensioni, vasi di confettura di prugne e di albicocche trattati come scrigni preziosi.


Nelle foto: Medolino e le vestigia romane di Pola
Ricchezza gastronomica
La movimentata storia croata ha lasciato un segno anche nella gastronomia. 
La cucina popolare, ricca di quanto offerto dalla natura, come spezie aromatiche, erbe selvatiche, verdura, frutti di mare si esprime di volta in volta in modo diverso, viste le importanti influenze ricevute durante gli ultimi duemila anni di storia.
Che si trattasse di piatti romani, di consuetudine slave o di menu offerti in banchetti feudali, una volta arrivati in Croazia tutti i cibi ricevettero un timbro caratteristico che è quello che possiamo degustare anche oggi, una tradizione culinaria che lungo i secoli raramente è stata modificata, forse soltanto perfezionata.

Le caratteristiche? I cibi bolliti sono prevalenti su quelli arrostiti, molte spezie e molte erbe selvatiche ad impreziosire una fauna ittica molto apprezzata, l'aceto è rigorosamente di vino e l'olio d’oliva, soprattutto in Istria, non deve mancare mai.

L'olio istriano infatti era il sinonimo dell'olio migliore, alla cui qualità si comparavano tutte le altre produzioni. Lo testimoniano i resti degli antichi oleifici situati lungo la costa occidentale istriana, soprattutto a Brioni, Barbariga, Parenzo, Porto Cervera. E nella cui prossimità c'erano sempre delle vere e proprie zone industriali di produzione d’anfore.


Il vino
I terreni collinosi con i lievi pendii, di cui l'Istria abbonda, sono adatti alla coltura della vite, soprattutto nei luoghi con maggior esposizione solare, mentre le oscillazioni di temperatura diurna e notturna accentuano ulteriormente l'intensità aromatica del vino. 
I vitigni più conosciuti sono: il malvasia bianco e il terrano. Da segnalare anche il rosso borgogna, hrvatica rossa nonché altri vitigni meno noti. Dopo la guerra si è iniziato a coltivare anche altre qualità, come il pinot bianco, il chardonnay, il pinot grigio e il merlot rosso, refosco e cabernet sauvignon. Sorprendenti due vitigni di moscato: quello di Momiano e quello di Parenzo. E molti di questi vitigni esprimono vini caratterizzati dal marchio IQ, come la malvasia.

La dieta mediterranea e la “marenda dalmata"
Le isole di Brač (Brazza) e Hvar (Lèsina) sono i luoghi che, assieme agli altri paesi, l’Unesco ha definito custodi della #dietamediterranea, intesa soprattutto come stile di vita. La gregada di Hvar o della carne d’agnello dell’isola di Brač, i brodetti marinari o i cibi cotti alla griglia: non sono solo “piatti tipici” ma consuetudini gastronomiche valorizzate dalla loro consumazione, che avviene rigorosamente in compagnia, sia in famiglia che nelle coloratissime feste popolari. 

Uno dei pasti preferiti da grandi e piccini è senz’altro la “marenda dalmata”, uno spuntino, un pasto leggero che si colloca a metà mattina ed a metà pomeriggio, preparato con qualche sardina sotto sale, qualche pezzetto di formaggio di capra e persino del pesce in umido. Fondamentale la presenza di una buona compagnia e di un bicchiere di vino. Perchè nutrire lo spirito è più importante che nutrire il corpo.

Ospitalità per gli amici pelosi: grazie a Roberto Borsatto per le foto

Tra le mura dei conventi è nato nel Medioevo il licitar, il semplicissimo biscotto a forma di cuore, colorato e decorato con una maestria che si perde nei secoli e caratteristica, come una firma, dei maestri artigiani. Viene preparato con ingredienti semplici, come acqua, farina e zucchero. 

Altre golosità? Prendete nota: lo Zagorski štrukli (pasta dolce del nord della Croazia), l'Uštipci (simile ai croissants), lo Savijača or štrudla (strudel ripieno di mele o formaggio fresco), l'Orehnjača (pane dolce alle noci), la Makovnjača (pane dolce ai semi di papavero), il Čupavci (dolce al cioccolato e cocco), la Rožata (una sorta di budino), le Kroštule e le Fritule (frittelle), che fin dalla mancanza della doppia si intuisce l'influenza veneziana (qui un bel post che racconta di golose dolcezze e romantiche fritolere).

Ed infine la Palačinka una sorta di crêpe francese, di origine ungherese, battezzata in mille modi (palacsinta, palatschinke, plăcintă, clătită), caratterizzata dall’assenza di burro e resa più leggera dalla presenza di acqua frizzante nell’impasto, in sostituzione parziale del latte.
Il dolce è particolarmente diffuso in Bosnia ed Erzegovina, Slovenia, Croazia (che ne rivendica appunto l'origine), Romania, Serbia, e Slovacchia ma si trova frequentemente anche nella provincia di Trieste e nelle zone al confine con la Slovenia, le province di Gorizia e Udine, mantenendo con piccole eccezioni un nome analogo: palatschinke in tedesco, palačinka in ceco, plăcintă o clătită in rumeno. 


Le sue origini si perdono nella notte dei tempi: ottenuta in dono dagli dei e dalle incredibili proprietà afrodisiache. E’ un dessert che assieme alla Rožata, una sorta di creme caramel servito con un distillato alle rose, vi verrà offerto in tutta la Croazia e farcito con molte varianti, anche salate.
Ma le sue origini, decisamente semplici, raccontano la presenza fondamentale, direi quasi l’immancabile, della marmellata o composta di susine o prugne, rigorosamente preparata in casa e qualche volta aromatizzata con lo Slivovitz, un distillato trasparente ottenuto dalla fermentazione delle prugne.


Ed ecco le due ricette per accompagnare il viaggio di oggi: la Palačinka e l’immancabile composta di prugne, da utilizzare anche per accompagnare un filetto di maiale.

Portata: secondo piatto
Dosi per 4 persone
Difficoltà: minima
Preparazione: 10’ più il riposo
Cottura: 15’ circa

R - Palačinka

Portata: dessert
Dosi per 4 persone
Difficoltà: minima
Preparazione: 20’ più il tempo di marinatura
Cottura: 45’ circa

Ingredienti
100 g di farina 00
1 uovo bio
100 ml di latte
100 ml di acqua minerale frizzante
20 g di zucchero
un pizzico di sale
olio di semi per ungere la padella

Procedimento
Unire acqua e latte.
Setacciare la farina un paio di volte.
Montare appena l’uovo con lo zucchero, aggiungere il pizzico di sale, la farina (facendo attenzione che non si formino grumi) e continuare a mescolare con una frusta aggiungendo gli ingredienti liquidi a file.
Coprire la pastella, far riposare in frigorifero per circa 1h.
Ungere una padella in ferro o antiaderente con mezzo cucchiaino d’olio di semi, portare in temperatura, versare mezzo mestolo di pastella e distribuirla sulla superficie. Cuocere per 2’ per lato, fino alla classica doratura. La paladina non dovrà essere eccessivamente sottile.
Continuate fino al termine della pastella e nel frattempo trasferite le frittatine cotte in un piatto coperte da un panno pulito.
Per il servizio: farcitele con un paio di cucchiai di marmellata di prugne e completate il piatto con qualche ciuffo di panna montata o gelato, spolverate di zucchero a velo ed accompagnatele a caffè turco e tè.


R - Composta speziata di prugne

Portata: composte e marmellate
Dosi per 4 persone
Difficoltà: minima
Preparazione: 10’ più il tempo di marinatura
Cottura: 30’ circa

Ingredienti
300 g di prugne SunSweet
50 ml di vino rosso dolce passito
20 g di zucchero semolato
1/2 stecca cannella
5 g di pepe di Timut in polvere
5 g di coriandolo in polvere
1 limone, succo e zeste
1 arancia, succo e zeste
1 pizzico di sale

Procedimento
Trasferire in una ciotola di vetro le prugne con il vino, il succo degli agrumi, lo zucchero e le spezie raccolte in una garza e far riposare a temperatura ambiente per tutta la notte.
Trasferire il composto in una casseruola dal fondo pesante (oppure in un cooker), aggiungere un pizzico di sale e cuocere a fuoco dolce per circa 20’ o fino alla densità desiderata. Togliere le spezie.
Frullate con un mixer ad immersione ed invasare bollente in piccoli vasetti già sterilizzati. Chiudere immediatamente così da ottenere il sottovuoto e conservate al buio in paio di settimane prima di utilizzare, anche per accompagnare piatti salati, come un filetto di maiale.


Bibliografia
Cucina triestina di Maria Stelvio - Stabilimento tipografico nazionale, 1977
Cucina e vini delle Tre Venezie di Giuseppe Maffioli - Mursia Editore, 1972
Antico Carso Ritorna di Mario Murri (Murnig) - Edizioni Italo Svevo, 1986
Ricettario dela cucina Istriana di Graziella Lazzari - Edizioni Zenit, 1990
La cucina della tradizione Triestina di Giuiana Fabricio - Leg Edizioni, 2004
Luxuria. Grammatica della cucina mediterranea di Adelchi Scarano - Bompiani, 2006
I sapori della cucina croata di Bruno Simonovic e Ivo Semencic - Extrade editore, 2007
Mangiar Memoria di Chiara Vigini, Associazione delle comunità Istriane - 2007
Coi sapori nel cuore. Ricette Istriane tra colline e mare di Mariuccia Ragau - 2008
Un anno in Istria di Rosanna Turcinovich Giuricin - Mas Press, 2010

FRITTATA DOLCE DI MELE ALLA LAVANDA, CUMINO E ROSA MAROCCHINA PER #BUONAPPETITOFIORELLINO




Ludwig Feuerbach asseriva: ”Noi siamo quello che mangiamo” ad indicare che il cibo influenza non solo il fisico ma anche la coscienza ed il modo di pensare. E niente come il rapporto dell’uomo con l’universo vegetale trova conferma nell’affermazione del filosofo, che ha trovato nelle “erbe” soluzioni ai propri bisogni alimentari, sanitari e magici.
Le piante sono state infatti le prime medicine comparse sulla terra, le uniche usate dai nostri antenati ed oggi non si può che essere felici del gran ritorno di questa antica sapienza, per millenni tipicamente femminile.

L’uso delle erbe è stata anche una delle caratteristiche della cucina greca antica dove ritroviamo il mirto, caro ad Afrodite, il lauro, il timo, la maggiorana, il carvi o cumino dei prati, il sedano, a cui veniva richiesto di essere d’aiuto nelle faccende amorose e il più pragmatico finocchio. Il prezzemolo ed il basilico, invece, venivano usati per scacciare gli insetti.


Furono i monaci benedettini che si dedicarono al trattamento di malattie ed alla produzione di distillati, bevande e profumi grazie alla cura dell’Orto dei semplici, un’area sempre presente all’interno del monastero, dedicato alla cura e alla coltivazione delle erbe officinali.
Il termine erbe officinali deriva da “officina” che nel medioevo identificava il laboratorio farmaceutico dove  lo speziale di fino si dedicava alle preparazioni di rimedi medicamentosi, unguenti e profumi. Lo speziale di grosso, invece, si dedicava esclusivamente all’utilizzo ed alla trasformazione delle preziosissime spezie.
   

Ecco allora un dessert che diventa una vera e propria medicina grazie alla presenza del cumino dei prati e della lavanda. Del primo, da non confondere con il cumino romano o il cumino propriamente detto, già citato nell'Antico Testamento e caratteristico dei piatti mediorientali, si raccolgono i frutti (erroneamente definiti semi) alla fine dell'estate, soprattutto nell'arco alpino, nei prati e lungo i margini delle strade di montagna e la nutraceutica gli riconosce di avere qualità antiossidanti, antibatteriche e sopprimenti l'appetito. I fiori della lavanda che ho utilizzato vengono da quei luoghi che da sempre Venezia ha considerato come i propri monti, i Colli Euganei. Nel borgo di Arquà Petrarca, che custodisce la casa del  poeta Francesco, Cristina e Roberto hanno ripreso una coltivazione che dal secondo dopoguerra era stata abbandonata. 


Nel loro splendido lavandeto, che vi consiglio di visitare dalla tarda primavera fino a tutto luglio, questo arbusto spontaneo cresce ed offre i suoi delicatissimi fiori, le cui virtù terapeutiche aiutano a combattere mal di testa, tosse e mal di gola. Infine la mela: “una al giorno”, come recita l’antico adagio, grazie alla sua azione di inibizione dei radicali liberi, gli antiossidanti in essa contenuti contribuiscono a ridurre in modo importante l'invecchiamento cellulare e altri fenomeni degenerativi.


Fiori eduli quindi come ingrediente e non solo come decorazione: “Buon appetito … Fiorellino“ contest lanciato in occasione dell’annuale manifestazione “Villa Ormond in Fiore”, coordinata dalla Fondazione Villa Ormond Events, che si tiene nella città di Sanremo, vuole raccontare tutto ciò, ricordando la vita e la passione di Libereso Guglielmi, grande appassionato e ricercatore.


Un grazie di cuore per la realizzazione di questo insolito contest a Raffaella Fenoglio del blog “Tre civette sul comò, Edizioni Zem ed AIFB – Associazione Italiana Food Blogger 

R - FRITTATA DOLCE DI MELE ALLA LAVANDA, CUMINO E ROSA MAROCCHINA
Portata: dessert
Dosi per 2 persone
Difficoltà: semplice
Preparazione: 45’ più l'infusione
Cottura: 15’-20'

Ingredienti
3 uova bio
3 cucchiai di zucchero integrale di barbabietola
3 cucchiai rasi di farina di riso
1 limone bio
1 mela renetta  
150 ml di latte intero
30 g di burro chiarificato
2 cucchiai di mirtilli freschi
1 cucchiaio di pistacchi tritati
1 cucchiaio di rose marocchine essiccate 
1 cucchiaino di frutti (semi) di cumino dei prati
1 cucchiaino di fiori di lavanda alimentare
un pizzico di sale di Cervia
un sospetto di pepe di Timut

Procedimento
Tostate i semi di cumino e le foglie di rosa per qualche minuto in una padella di ferro, fate raffreddare e pestateli con i fiori di lavanda in un mortaio.
Avvolgeteli in una garza sterile che chiuderete a mo' di sacchetto, inseritelo nel latte, portate ad 80° e lasciate in infusione tutta una notte.
Sbucciate e detorsolate la mela, affettatela finemente. Dividete tuorli ed albumi.
In una ciotola lavorate i tuorli con un cucchiaio di zucchero, un pizzico di sale e di pepe, unite la scorza grattugiata del limone, versate a pioggia la farina setacciata, il latte, le mele ed infine gli album,i montati a neve con un cucchiaio di zucchero, con movimenti delicati, dal basso verso l’alto.
Sciogliete in un padella di 18-20’ cm di diametro metà del burro, versate il composto e lasciate che si rapprenda a fuoco lento, capovolgetelo, unite il burro restante e continuate la cottura per 5’ nel forno statico già caldo a 200°.
Sfornate, spolverate con lo zucchero rimasto e fate raffreddare.
Servite la frittata dolce tagliata a quadrotti spolverata di zucchero a velo, granella di pistacchio e qualche mirtillo fresco spadellato per pochi minuti con un po' di zucchero a velo di canna.


Bibliografia:
il quaderno delle Erbe, della Pro Loco Sarmede - Kellermann Editore, 2012
Atlante gastronomico delle erbe di Andrea Pieroni - Slow Food Editore, 2017
Erbe da mangiare di Luigi Ballarini e Ada De Santis - Mondadori Editore, 2008
Erbe aromatiche e fiori commestibili - Corriere della Sera, 2005
La cuoca selvatica di Eleonora Matarrese - Bompiani, 2018
Piante spontanee utilizzate in alimentazione di Silvano Rodato - G.S. STAMPA, 1989

Red Velvet Cake, un classico della pasticceria americana per San Valentino e la mia personale lista di film d'amore


E per San Valentino andassimo al cinema?
Ma non per smoccolare davanti ad un qualsiasi film strappalacrime, troppo facile, ma per continuare a parlare di cibo con la scusa di parlar d'amore. 
Così mettiamo a loro agio anche i single che non è carino lasciarli da soli in un giorno come questo.

Film d'amore con un po' di cibo, si diceva, o comunque con un piano lungo sul frigorifero o sulla dispensa. Meglio il frigo, quello di "9 settimane e mezzo" dove i preliminari avvengono davanti all'elettrodomestico più erotico che la domotica abbia mai inventato (subito dopo la lavatrice, durante la centrifuga) e dove, sempre con la scusa dei preliminari, gli interpreti si sbrodolano con miele, panna, fragole e cetriolini, più o meno in sequenza, neanche fossero gli ingredienti di un piatto creativo.

 

Per la sezione "Amore sfigato" a pari merito "Come l'acqua per il cioccolato", dove alla fine muore anche l'addetto alle luci ed "I ponti di Madison County" con la dichiarazione d'amore più struggente mai ascoltata che avviene all'interno della dispensa, tra la passata di pomodoro ed il sidro, infine "Il profumo del mosto selvatico" dove un reduce torna dalla guerra, trova una moglie tiepida e nel riprendere l'attività di venditore di cioccolatini finisce per dar fuoco ad un vigneto. Ma siccome c'è una creatura in arrivo tutti vissero affumicati e contenti.

Torniamo nell'ambito peccaminoso del cibo-amore ed eccoci a "Chocolat" dove Johnny Depp si concede in tutta la sua magnificenza prima che il suo matrimonio con la squinzia bionda ci restituisse una sorta di depresso pingue, a "Pretty Woman", con l'atletico lancio dell'escargot, a "Harry ti presento Sally" con il mitico sandwich orgasmico per chiudere con "Ultimo tango a Parigi" dove il burro non si può sostituire con l'olio extravergine d'oliva. 


Un amore peloso? Certo! Galeotti furono i romanticissmi Spaghetti with meatballs di "Lilly e il Vagabondo" e stesso dolcissimo sentimento lo si trova nel film "The Artist", magistralmente interpretato da Uggie, il Jack Russel, scomparso nel 2015, che durante la sua lunga lunga carriera è stato premiato con il «Collare d’oro» a Hollywood nel 2012 e il «Palm Dog» a Cannes l’anno precedente. Ci sono attori non pelosi che farebbero carte false per uno dei suoi intensi primi piani e dell'abilità con cui prendeva a musate i dolcini dai preziosi piatti in fine porcellana. 
Anche in "Colazione da Tiffany" un gattone soriano, Gatto appunto, ispira sentimenti d'amore come la celebre vetrina della celeberrima gioielleria. E il bacio sotto la pioggia è quando più da innamorati si possa chiedere ad un film. 

 

Infine, tre film che Hollywood produsse per parlare d'amore in cima alla mia personale classifica: "I segreti di Brokeback Mountain", con lo spiedo in mezzo alla natura selvaggia e le birre complici, "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno" con l'amore ed il rispetto di sé al grido di Towanda!! ed infine "Io ed Annie", di Woody Allen, il mio film d'amore preferito che ci insegna che i rapporti d'amore sono irrazionali e pazzi e assurdi ma esistono perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.


Anche il dolce pensato per la giornata di oggi, la Red Velvet Cake, morbido componente della famiglia dei Frosted Layer Cake ebbe dei riscontri cinematografici, apparendo  in Fiori d’Acciaio (1989) e nella serie televisiva Sex and the city, un ritorno in gran spolvero proprio per la festa degli innamorati dopo aver trascorso tristemente gli anni '70, demonizzata per il suo colore.
La ricetta della Velvet Cake che vi propongo è una versione semplificata, in quanto declinata nei più spiritosi cupcake, così da poterne offrire uno anche al collega o all’amico single o al secondo innamorato della lista personale, ed arriva direttamente dagli Usa e dal mitico sito di Joy of Baking.

Qualche consiglio prima di iniziare: 
  • pesate tutti gli ingredienti della torta così da procedere più agevolmente e devono essere tutti a temperatura ambiente!
  • se non trovate in commercio il latticello è possibile prepararlo con latte, yogurt e qualche goccia di limone,
  • assolutamente indispensabile il composto di aceto e bicarbonato da aggiungere all’impasto mentre ancora sta “frizzando”,
  • è preferibile utilizzare coloranti alimentari in gel, che restituiranno un rosso intenso ed accattivante e non tendente al marrone,
  • è possibile tenere in frigo il frosting e decorare i dolcetti al momento di servirli ed è anche possibile farcirli eliminando il pirottino e tagliandoli a metà, per renderli ancora più golosi!
Buon San Valentino!



RED VELVET CUP CAKE

Portata: dessert
Dosi per 12 tortini
Difficoltà: media
Preparazione: 20’
Cottura: 30’
Riposo: si
Forno: si

Ingredienti
Ingredienti secchi
130 grammi di farina 00 
150 g di zucchero 
10 g di cacao amaro in polvere 
1/4 di cucchiaino di lievito in polvere
1/4 cucchiaino di sale

Ingredienti umidi
60 g di burro a temperatura ambiente 
1 uovo grande 
1 bacca di vaniglia
120 ml di latticello 
oppure
60 ml di latte intero 
60 ml di yogurt intero 
qualche goccia di succo di limone
1 cucchiaio di colorante alimentare rosso in gel
1/2 cucchiaino di aceto di vino bianco 
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio

Ingredienti per il frosting 
230 g di formaggio cremoso a temperatura ambiente (anche Labna)
160 ml di panna fresca fredda 
60 g di zucchero a velo setacciato
qualche goccia di estratto di vaniglia

Preparazione
Scaldate il forno a 175°, ventilato. Ottenete dalla bacca di vaniglia i semini e mescolateli alla panna.
In una ciotola mescolate farina, lievito, sale e cacao, setacciando ed arieggiando bene.
Nella planetaria con frusta a foglia, o con un frullino manuale, montate burro e zucchero fino ad ottenere una crema lucida. Aggiungete poi l’uovo, facendolo amalgamare bene.
Preparate il latticello mescolando latte e yogurt con qualche goccia di succo di limone e diluite il colorante rosso nel latticello.
Versate il composto rosso nell’impasto di burro e uova, alternandolo alla miscela di farine.
Mescolate il bicarbonato e l’aceto e unitelo subito all’impasto, mentre sta ancora frizzando, mescolate velocemente con un mestolo e sempre velocemente distribuite il composto con un un porzionatore da gelato all’interno dei pirottini.
Infornate e cuocete per 20 minuti, prova stecchino d’obbligo! Deve essere comunque morbido ma non umido.
Sfornate e far raffreddare completamente prima di decorare con il frosting che nel frattempo prepareremo montando il formaggio cremoso con lo zucchero a velo setacciato ed aggiungendo a filo la panna profumata con l’estratto di vaniglia..
Trasferite tutto in un sac a poche con punta a stella.

Guarnite i cupcake raffreddati con il frosting e con decorazioni color rosa e servire.