L'inverno è la stagione che più di altre
ci rimanda un orto un po' povero di verdure "accattivanti". Abituati
come siamo a vedere al mercato peperoni e melanzane, anche se andiamo a fare la
spesa con nasi gocciolanti e tripli strati di sciarpe, spesso ci dimentichiamo
del fascino della famiglia allargata delle Brassicaceae, ovvero quella
dei cavoli, broccoli, cappucci, verze e rape.
Mark Twain, nell'800, definiva il
cavolfiore un "cavolo educato in college" proprio per il suo
aspetto ordinato e piacevole e fortunatamente anche i grandi chef, dalla metà
del '900 in poi, hanno imparato ad apparezzarne le sue molteplici peculiarità,
che non si limitano a quelle di un "profumo" effettivamente un po'
intenso. Chi di noi non ricorda i rientri invernali da scuola con il naso per
aria a scoprire che a casa di Francesco si stava preparando l'arrosto mentre in
quella di Luisa la minestra di verza?
E' sempre sbirciando tra i ricettari, così
ricchi di miti e leggende, dei nostri antichi trisavoli che si scopre quanto il
cavolo era un ortaggio cool: se solo avessimo il coraggio di bere ogni mattina
una centrifuga di cavolo crudo, magari impreziosita da qualche aromatica
spezia, avremo il nostro prezioso fabbisogno quotidiano di vitamine e sali
minerali assicurato. Nel bacino del Mediterraeo infatti era l'aperitivo più in
voga nel 2000 a.C. anche perchè sia i Greci che gli Egizi erano convinti che
assumere cavolo crudo prima di abbondanti libagioni e memorabili bevute li
avrebbe preservati dall'ubriachezza molesta. Teofrasto, Marrone e Plinio
consideravano il cavolo quasi miracoloso, capace non solo di preservare da
tutti i mali e da tutti gli eccessi ma anche di scacciare malinconia e
tristezza: insomma un antidepressivo senza effetti collaterali! I Romani
infatti ne erano dei grandi estimatori: Catone ne parò tantissimo, Orazio amava
consumare i cavoli cotti con il lardo ed Apicio nel suo De Coquinaria ci offre
ben cinque ricette diverse abbinando cavoli e broccoli a spezie ed aromi in
gran quantità.
Come abbiamo visto il cavolo era
considerato un ortaggio importantissimo, un dono che la Madre Terra faceva
all'umanità per mantenerla in buona salute, come la nascita di un bimbo è per
la comunità un motivo di allegria e certezza che essa crescerà nel tempo. E
siccome i nostri antichi progenitori, prima dell'avvento della cultura
cristiana, avevano ben presente l'importanza fondamentale della donna
all'interno della società la raccolta del cavolo era una competenza
esclusivamente femminile ed avveniva grazie all'ausilio delle
"levatrici", le moderne ostetriche, che avevano l'importantissimo
compito di tagliare il cordone ombelicale che legava appunto il cavolo alla
terra.
Questi sono i pensieri che hanno ispirato
la rivisitazione di una ricetta tipica trentina per Trentingrana: un ortaggio prezioso arricchito
dalla bontà del grana del Trentino e profumato da quelle spezie che la cucina
di ispirazione tedesca ben sa proporre.
Quiche di pasta fillo con cavolo al cumino e
crema di Trentingrana
Ingredienti
8 fogli di pasta fillo, 1 cavolo, 2
cucchiai di cumino in polvere, 1/2 bicchiere di vino bianco aromatico, 2
scalogni, 250 gr di Trentingrana, 100 gr di ricotta di pecora (o vaccina se si
preferisce), sale, pepe nero macinato al momento, olio evo.
Procedimento
Accendere il forno a 200°.
Pulire il cavolo e ottenerne tante piccole
cimette e tagliare sottilmente gli scalogni. Rosolare in una padella con un
filo d'olio lo scalogno, unire le cimette di cavolo, unire il cumino in
polvere, mescolare bene, versare il vino e farlo evaporare. Dopo 10' minuti
togliere dal fuoco, regolare di sale e pepe e mettere da parte.
Nel bicchiere del mixer inserire 200 gr di
Trentingrana tagliato a tocchetti, un goccio d'olio e la ricotta e frullare
fino ad ottenere una morbida crema.
Coprire una
teglia rettangolare con della carta forno, stendere gli otto fogli di pasta
fillo, versare la crema di grana, coprire con il cavolo e spargere i restanti
50 gr di Trentingrana grattugiato. Ritagliare la pasta in eccesso e cucinare
nel forno statico, posizione centrale, per circa 20'. Sfornare, lasciar
raffreddare per qualche minuto e servire subito.
Per ben continuare il periodo di feste, da lunedì, ogni dì, una bella centrifuga di cavolo con zenzero e arancio... che ne dici chef?? Ottima anche la ricetta, ottima! Apro un locale: "Che Cavolo di Bar", centrifughe di verdure e aperitivi del Cavolo! Eolo
RispondiEliminaEolo, sei un vulcano di idee! Ottima la centrufuga e ottimo il nome del bar. Se mai servisse una consulenza tecnica... :)
RispondiEliminami aggrego ed associo ai complimenti per la ricetta che sperimenterò . personalmente non amo il cavolo, ma mi impongo di assumerne modiche quantità per l'uso personale..so che, come l'aglio ( che adoro ) e altre verdure, è un toccasana per la salute.purtroppo riesco ad accettarlo solamente infarcendolo con guanciale, pancetta, lardo et similia i quali, un pochino, rendono vana la corsa al salutismo.
RispondiEliminaeolo, mi tenta la centrifugata...se posso permettermi....: " che bar del cavolo !!! " mi pare possa anche suonare bene.
cara la mia jefa, domani sperimenterò il tuo antico petto d'anatra con paprika e miele. vista la stagione, aggiungerò le castagne, non dovrebbero stonare.
un abbraccio e, se non ci si sente prima, auguri
per il nuovo anno.
brontolo
Ciao Brontolo e credo che le castagne possano accompagnare il petto d'anatra con paprika e miele e un piccolo consiglio, se posso: miele e castagne richiamano sentori dolci per cui opterei per una paprika un po' piccantina così da riequilibrare il piatto nel suo complesso. E mille auguri di cuore anche per la tua piccola grande donna :)
RispondiEliminaCiao, questa ricetta fa davvero al caso nostro: la phillo è un tipo di base che ci piace molto, e del cavolo non se mangiamo mai abbastanza! Davvero particolare la preparazione con una crema così gustosa nel fondo della torta.
RispondiEliminaLa proveremo di sicuro.
baci baci
Buongiorno Ragazze, ditemi come vi e' venuta e se vi e' piaciuta! Un bacione a voi :)
RispondiEliminaI 2 nani dettano legge in questo blog, ormai manca poco al nuovo anno "dispari" e chissa' che ricetta uscirà dal qb cilindro? Eolo solitario
RispondiEliminaEolo, se mai un giorno ci incontreremo ti raccontero' la storia di Brontolo e di Bianca(neve), ovvero io-me che, quando lavoravo in azienda, ero circondata da uomini dalla statura non altissima. E quello era il periodo del tacco 8 aziendale (ora solo All Star)! Anche il mio capo, durante le cene aziendali o gli incontri ufficiali, sosteneva che I miei tacchi lo rendevano poco autorevole. Da qui scambi di battute continui che sono diventati, in tanti anni, delle sit com che ancora I colleghi delle diverse sedi sparse tra Europa e Middle East ricordano senza trattenere una sana risata :)
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