L'appena trascorsa "Earth Day" ha concluso una settimana in cui l'aggettivo "sostenibile" è stato, ancora una volta, predominante su tutti gli altri.
La Terra è una Madre benevola che nutre miliardi di esseri viventi: vertebrati e no, visibili ed invisibili, più o meno coperti di peli, piume e squame ed è a causa della virale presenza di una singola specie vivente, quella umana, che da madre amorevole si sta trasformando in matrigna feroce.
Si può dire che tutto sulla Terra è sostenibile meno che noi e la Terra fa quello che può, come se Eva avesse allontanato Caino per salvare Abele. Come se si cominciasse a capire che nessuna della nostre azioni verrà condonata: un condono tombale sarà quanto ci aspetterà. Molto più velocemente di quello che ci raccontiamo.
"Uffa, le solite manfrine catto-ecologiste!" Forse, ma è proprio il racconto riportato dagli Evangelisti (l'unico accadimento riportato da tutti e quattro, come quello della resurrezione) della moltiplicazione dei pani e dei pesci che mi ha fatto riflettere in questi giorni. Il racconto è noto a tutti: Gesù, durante una sua predicazione, si trova circondato da una moltitudine di persone (chi scrive cinquemila, chi qualcuna di meno) alle quali bisogna dare da mangiare. Così con 5 pani e 2 pesci o con 7 pani e qualche pesciolino (e la cabala dei numeri 5 e 7 si ritrova anche nelle altre grandi religioni monoteiste) compie il "miracolo" ovvero riesce a nutrire tutti in maniera così soddisfacente che "il cibo avanzato riempì molte ceste".
Ecco, personalmente non credo che Gesù con la bacchetta magica abbia compiuto un incantesimo ma semplicemente che l'apertura verso l'altro, il rispetto e la condivisione abbiamo compiuto il miracolo: ognuno dei presenti ha cercato dentro le proprie borse da viaggio ed ha trovato un pezzo di pane in più e magari qualche pesce essiccato, si è girato e l'ha offerto al proprio vicino. E così di persona in persona; poi qualcuno si è fatto carico di raccogliere tutto questo cibo ed ha cominciato a distribuirlo a chi faceva fatica a muoversi, a chi era ai piedi della collina, a chi stava allattando il proprio piccolo, a chi era giunto fin lì con le stampelle in cerca di speranza e calore. E rispetto. E condivisione. E li ha trovati nel gesto di uno sconosciuto che gli offriva un pezzo di pane.
E' sulla base di questo sentimento, la condivisione, che ho accolto l'invenzione di un gruppo di giovani ricercatori venetI: ha creato un'app, battezzata Rattatouille, che consente di condividere il cibo in eccesso che spesso ingolfa i nostri frigoriferi. All'insegna del km zero e di un sano desiderio di eliminare le trincee che masochisticamente costruiamo all'interno di condomini e quartieri, l'applicazione è stata premiata durante il recente HACKathon101, una sana competizione "che ha premiato progetti che hanno nella sostenibilità, economica ed ecologica, una caratteristica irrinunciabile." Irrinunciabile, appunto.
La riflessione quindi è continuata in un'operatività all'insegna della condivisione operosa: nel continuare ad effettuare test e prove per la panificazione domestica mi sono trovata con la casa che profumava di pane e molte pagnotte in dispensa che ho provveduto a distribuire tra i vicini di casa. E mi sono ritrovata con una buona bottiglia di vino di ritorno. Del resto, siamo in Veneto :)
Pagnotta
"Omega3" con Le Pain di Emile Henry
Ingredienti
350 gr di Petra9 o farina integrale, 150 gr di farina 0, 1 bustina di lievito secco (7 gr) per panificazione, 1 cucchiaino di sale, 2 cucchiaini di zucchero di canna, 300 gr circa di acqua tiepida, 80 gr tra semi di lino, di girasole, di sesamo, 2 cucchiai di olio evo.
Procedimento
Accendere il forno a 50° e mettere la cloche "Le Pain" per 10'.
Nella planetaria con la frusta a gancio sciogliere il lievito, un cucchiaio delle farine mescolate insieme e un po' di acqua tiepida. Unire i restanti ingredienti, far incordare per 2', unire il sale e l'olio e continuare con la velocità più bassa per circa 10', fino a quanto l'impasto sarà liscio e morbido e ben incordato.
Lavorare l'impasto dando tre pieghe di forza di tipo 1, ottenere una piccola palla, appoggiarla sul piano de Le Pain leggermente infarinata, coprire e lasciar riposare per circa 2 ore.
Riprendere l'impasto, sgonfiarlo, stenderlo, dare altre due pieghe di forza, ricomporre una bella palla, incidere una croce sulla superficie e spolverare con della farina 0. Coprire e lasciar riposare per altri 40'.
Accendere il forno statico a 240°, inserire la cloche nella parte centrale e cucinare per circa 40'.
Sfornare, lasciar riposare qualche minuto e lasciar raffreddare il pane sopra una gratella prima di tagliarlo a fette.
Quel pane deve essere proprio buono, ricco di quei semi che nessunonpianta piu'! Basterebbero pochi pesci e qualche pezzo di pane in meno per quei mangioni che a Roma in questi giorni giocano con la Nostra terra, purtroppo. Eolo
RispondiEliminaCiao Eolo, riflessioni un po' scure, le tue. Eppure basterebbe così poco per far brillare il sole|
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