Il polso di Arianna vibrò e sul
display retroillumato lesse “Corso di cucina archeologica confermato. Codice
teletrasporto #terzocerchiosestocanto.”
Alzò lo sguardo e si lasciò
distrarre dall’ologramma che, scelto da Zeta al mattino, la mente cibernetica
che supervisionava la sua nuova smart vita, le aveva scandito la giornata con
una serie di immagini che mimavano lo scorrere delle ore e la stava coccolando
con un bel tramonto in via dei Serpenti, l’elegante quartiere di Roma al quale
era particolarmente legata. In realtà non si era ancora del tutto abituata alla
discreta ed ingombrante presenza di Zeta. Che lo capì, analizzando i suoi
livelli di cortisolo.
“Io sono programmata per farti
star bene” disse una voce femminile suadente, vellutata ma non troppo ammiccante.
“Allora mettiti in modalità
Saparunda!” rispose Arianna, seccata dall’ennesima invasione di campo
da parte di Zeta.
Sull’enorme e sottilissimo
schermo che occupava una parete del living apparve un nero assoluto appena
illuminato da una sequenza cromatica di led.
“Non mi risultano item. Ho
trovato solo un blog datato inizio del terzo millennio.”
Arianna adorava mettere in
difficoltà Zeta. Rivolse un sorriso appena beffardo allo schermo e rispose “Non
è un item. Sono io. O meglio, ero io. Prima di questo casino megagalattico”.
Si lasciò cadere sul divano in morbida similpelle nera. Aveva tempo prima dell’inizio del teletrasporto. E pensò a quel
dannato pomeriggio, in quella sala da tè, dove sua madre le aveva dato
appuntamento.
“Figlia mia, ma proprio la
nutrizionista dovevi fare? Oramai non serve più mangiare! Il Ministero del
Benessere e della Verità ha definito standard eno-gastronomici per tutti, dal
neonato al centenario, e gli algoritmi elaborati dalle Unità Centrali sono
molto più attendibili delle prescrizioni umane. Tu continui a parlare di Dieta
Mediterranea! E chi se lo ricorda più il pesce, la verdura e il caciocavallo
podolico….”
Arianna rigirava il cucchiaino
nella tazza come se le foglioline di tè verde danzanti sul fondo potessero
anticiparle il futuro.
“Ma secondo te chi è che fornisce
alle Unità Centrali i dati per elaborare gli algoritmi?! Senza gli anni di
studio, la ricerca, le sperimentazioni e soprattutto l’enorme passione ci si
ritroverà con compresse, capsule, gocce e dispositivi sublinguali! Ma vuoi
mettere la bellezza di una pesca matura? O il latte appena munto con il quale
produrre formaggi affinati nella paglia o nelle vinacce? E i legumi? E le
radici? E i tuberi?” rispose alla madre, che la guardava con l’infinita
tenerezza che solo una genitrice, e non un’incubatrice, poteva provare.
“Lo so Tesoro mio, ma oramai è
così. Sulla Terra siamo malpresi e quindi non c’è spazio per la nostalgia. Il
Ministero del Benessere e della Verità ha decretato per noi il meglio: tutti
vegani sintetici! Vedrai, è solo una questione di abitudine. Siamo in 12
miliardi e non ci possiamo certamente permettere la biodiversità! E visto che
le generazioni precedenti hanno esagerato con l’assunzione di antibiotici e
antivirali pochi scambi e niente abbracci. Toccare la carne umana è peggio che
mangiare l’abbacchio.” concluse la Mamma.
“Che mondo di merda! Ma il cibo non è solo aminoacidi essenziali, proteine e carboidrati, cavolo! E’ annusare, toccare, scegliere, assaggiare, gustare, rifiutare, memorizzare, condividere. E anche peccare. Altrimenti, il gusto del proibito che gusto avrebbe?” pensò rassegnata, mentre raggiungeva la fermata della metro che l’avrebbe portata a casa.
Un ragazzo dalla bellezza
androgina, stranamente poco tamarro, le mise in mano, senza parlare, un flyer
dalla consistenza ruvida e lucida nello stesso tempo. Era una pubblicità.
“On The Rocks: il tuo viaggio, il
nostro freddo.” Scansionò il qr-code e un video le rappresentò un futuro
prossimo possibile: l’ibernazione, in attesa di tempi migliori.
“Ed eccomi qui….” pensò,
ricordando che dalla visione di quel video all’acquisto della capsula che l’avrebbe
conservata per trecento anni passarono poche ore, appena il tempo di mandare
qualche mail il cui invio, programmato alle ventiquattro ore successive, le
avrebbe risparmiato l’obbligo di replicare a tutti i consigli degli esperti della
vita altrui.
Gli organi vitali ripresero a
funzionare in maniera egregia nelle ore successive al suo “risveglio”, neppure
fosse passato il Principe Azzurro con il bacio d’amore vero, e prese possesso
dell’appartamento, e della vita, che il contratto sottoscritto con “On the
rocks” contemplava. Poi sarebbe arrivato anche il lavoro. Che avrebbe dovuto
comunque essere rivoluzionato.
Quanto anticipato dalla Mamma,
purtroppo, si avverrò e anche se non c’era più il Ministero del Benessere e
della Verità, sostituito da una più pragmatica Unità Stiamo Lavorando Per Voi,
il panorama non era certamente dei più rosei.
Nel 2315 erano stati risolti con
successo tutti i problemi che angustiavano l’Umanità: l’utilizzo esclusivo di
carbon fossile per le necessità energetiche, lo sfruttamento irresponsabile
della terra e il relativo disboscamento delle foreste pluviali, i test nucleari
nelle barriere coralline, gli allevamenti intensivi e crudeli. La società era diventata
vegana: i mari, curati con plancton ogm, ripopolati, disintossicati ed
ossigenati e negli allevamenti gli animali,
massaggiati quotidianamente e alimentati con mais iperproteico dal dna
modificato, producevano latte che classi di scolaresche osservavano dalle
vetrate delle teche di musei del cibo archeologico.
Tre secoli di allarmismo avevano
fatto bene al pianeta ma le persone, senza ricordi e senza più voglie,
continuavano a sopravvivere con compresse, capsule e gocce sublinguali. E senza
toccarsi, anche se i batteri ed i virus erano diventati dei preziosi alleati. Infatti, erano tutti senza ombelico.
“Proprio un mondo a misura di nutrizionista…” si disse Arianna, alzandosi dal divano e passando a rassegna gli outfit che Zeta le stava proponendo per la serata. “Abbigliamento comodo, Zeta, in fin dei conti si dovrà cucinare, no?”.
“Proprio un mondo a misura di nutrizionista…” si disse Arianna, alzandosi dal divano e passando a rassegna gli outfit che Zeta le stava proponendo per la serata. “Abbigliamento comodo, Zeta, in fin dei conti si dovrà cucinare, no?”.
Il teletrasporto la portò in una
casa del centro, una meravigliosa costruzione liberty, con dei graziosi
bassorilievi bianchi che risaltavano sull’elegante facciata color caramello.
Entrò, salutò e un’amica di Zeta,
evidentemente, le fornì le istruzioni necessarie per poter “godere appieno
della serata”.
Si ritrovò assieme ad altri
umani, dall’età e dalla razza indefinita, piacevolmente magri e desiderosi di
interagire psichicamente, in una grande stanza-laboratorio che ricordava quelli linguistici
che aveva frequentato al liceo, la cui unica nota piacevole erano le fughe in bagno
per scambiarsi baci furtivi e panini con la marmellata. Sul fondo uno schermo,
grande come la parete. Tra postazione e postazione pareti di vetro sottile.
All’interno un touchscreen a mo’ di piano di lavoro e sui lati delle membrane
sottili, come delle casse, dalle quali uscivano i suoni e gli aromi degli
ingredienti che dal piano di lavoro e dallo schermo centrale si susseguivano.
“Una video ricetta profumata?! Ma
questi sono fuori di testa! E lo chiamano corso di cucina archeologica?!”.
Arianna era furiosa e non si era accorta che i suoi pensieri erano stati amplificati dal computer che sovraintendeva tutto e che, come un impassibile maggiordomo di scuola inglese, chiese “Non è soddisfatta Dottoressa? E’ la prima volta che ci accade, ma siamo pronti ad aggiornare le nostre informazioni.”
Arianna era furiosa e non si era accorta che i suoi pensieri erano stati amplificati dal computer che sovraintendeva tutto e che, come un impassibile maggiordomo di scuola inglese, chiese “Non è soddisfatta Dottoressa? E’ la prima volta che ci accade, ma siamo pronti ad aggiornare le nostre informazioni.”
Gli altri partecipanti la
guardavano con curiosità mista a timore ma non erano spaventati: 300 anni di
vita ovattata, senza problemi o dolori, avevano creato una popolazione con
reazioni pacate ma senza più desideri né voglie.
“Computer, voglio che mi mostri
in sequenza tutto quello che dirò e non voglio essere interrotta.
Ad ogni oggetto deve corrispondere l’ologramma adeguato così che tutti ne prendano coscienza e subito dopo la replica più fedele che sei in grado di produrre, in tante copie quanti sono i presenti.
Poi voglio che trasmetti immagini di mani che impastano pani, che ripuliscono la terrina di un budino al cioccolato, che raccolgono fichi maturi da un albero e primi piani di bocche e lingue che gustano miele e addentano frutta.
Voglio vedere braccia che si sfiorano, gambe che si accavallano ed infine labbra che si baciano. E manda random il video di un gruppo inglese del ventesimo secolo, i Garbage, “Androgyny, che magari ci ispira un po’.
Direi che per questa sera può bastare. E, concluse rivolgendosi ai presenti, se avete domande io o i vostri smartphone sapremo rispondere.”
Ad ogni oggetto deve corrispondere l’ologramma adeguato così che tutti ne prendano coscienza e subito dopo la replica più fedele che sei in grado di produrre, in tante copie quanti sono i presenti.
Poi voglio che trasmetti immagini di mani che impastano pani, che ripuliscono la terrina di un budino al cioccolato, che raccolgono fichi maturi da un albero e primi piani di bocche e lingue che gustano miele e addentano frutta.
Voglio vedere braccia che si sfiorano, gambe che si accavallano ed infine labbra che si baciano. E manda random il video di un gruppo inglese del ventesimo secolo, i Garbage, “Androgyny, che magari ci ispira un po’.
Direi che per questa sera può bastare. E, concluse rivolgendosi ai presenti, se avete domande io o i vostri smartphone sapremo rispondere.”
Gli oggetti iniziarono a prendere
forma e sostanza, i partecipanti al corso uscirono dalle postazioni ed
incuriositi ed eccitati cominciarono a toccare il cibo ed assaggiarlo, a
condividerlo e scambiarlo. Si alzarono i livelli di serotonina ed anche quelli
di altri ormoni assortiti ma nessuno diede retta al computer che diligentemente
sottolineava le anomalie dei parametri vitali che erano diventati finalmente
molto più che vitali. Erano vivi.
Imitando i gesti, riprodotti dal video, che per la prima
volta venivano visti le mani iniziarono a sporcarsi di farina e di acqua, vennero
succhiate dita sporche di cioccolato e miele, vennero baciate bocche rosse di ciliegie e fragole.
Arianna si guardava attorno
soddisfatta e finalmente appagata, novella Eva e Serpente di
un Paradiso Terrestre terribilmente noioso.
Mentre sentiva che le braccia
riprendevano vigore impastando un panetto dolce e profumato una ragazza
spettinata, con gli angoli della bocca che tradivano l'assaggio del cioccolato e con gli occhi che brillavano più della Via Lattea le si avvicinò e
le chiese: “Scusi Dottoressa Arianna, ma la fellatio è vegana?”.
L’ispirazione di questo piatto è nata da una domanda che mi fu fatta durante un corso di cucina vegetariana, dove si erano erano affrontati anche i temi etici che fanno abbracciare a sempre più persone la scelta più severa della cucina vegana, sempre più popolare. E quindi se è vero che
siamo quello che mangiamo è vero che siamo anche quello che condividiamo. Il
cibo, infatti, è soprattutto convivialità sia nella preparazione che nella
degustazione, il giusto condimento che non dovrebbe mancare mai.
Ingredienti mediterranei quindi e
tanta sapienza gastronomica italiana per questo “American Burger “che diventa vegetariano, anche se con piccole concessioni aka peccati di gola: i sentori del pane sono quelli di un prato in fiore che
discretamente sanno accompagnare la neutralità severa delle lenticchie di
Castelluccio, con cui è preparata la polpetta, e del tofu marinato con sapori
sapidi, come le falde di pomodoro, le olive taggiasche e l’acciughina. La lattuga è fresca e croccante,
appena colta dall’orto e si mescola con le due salse, preparate in pochi minuti
con l’elegante senape e il più concreto pomodoro. Il contorno è anch’esso profumato e
colorato: le patate a spicchio al rosmarino ed i datterini confit, entrambi
cotti in forno, per trasformare lentamente il gusto e per abbattere grassi e
condimenti. Ed infine poco sale e tante spezie, tesori sui quali la Serenissima
è diventata grande.
Burger integrale con fieno greco blu e semi Omega3 con polpetta di lenticchie alla polvere di foglie di pepe di Tasmania, tofu marinato e datterini confit
Ingredienti e procedimento per il buns
125 g di Petra 5
125 g di Petra 9
130 g di latte intero
10 g di fieno greco blu
20 g di burro salato
5 g di zucchero di palma integrale
5 g di strutto
4 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di miele di Sulla
Intiepidire il latte, scioglierci il lievito con il miele e lasciar riposare per una decina di minuti. In una boule divetro mescolare le farine, versare il latte a filo mescolando con un cucchiaio di legno. Aggiungere lo strutto, il burro a temperatura ambiente, lo zucchero ed il sale. Impastare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Coprire con pellicola e un panno e lasciar lievitare fino al raddoppio (1-2 ore).
Riprendere l'impasto,sgonfiarlo leggermente e formare un rettangolo, piegarlo in tre, girarlo di 90° e ripetere le pieghe. Far riposare così l'impasto, con la chiave (la parte della piega) rivolta verso il basso e coperto da un panno per circa mezz'ora.
Dividere l’impasto in 4/5 pezzi da 80/90 g all’uno, pirlare i buns dando forma tondeggiante. Appoggiarli sopra una leccarda coperta da carta forno e schiacciarli leggermente con il palmo della mano. Far riposare ancora mezz’ora. In una ciotola sbattere un uovo a temperatura ambiente con un cucchiaino di latte o acqua, spennellare la superficie dei buns e cospargerli di semi di sesamo (o lino, zucca, girasole, amaranto, papavero, canapa sativa, ecc) o di un mix di tutti questi. Cuocerli nel forno statico già caldo a 180° fino alla doratura, circa 20’-25’.
Sfornare, far raffreddare sopra una gratella e mettere da parte.
Ingredienti e preparazione per la farcitura: formaggio
1/2 panetto di tofu
1 cucchiaio di olive taggiasche denocciolate
3 falde di pomodori secchi
1 acciuga sotto’olio origano fresco o secco olio evo da olive taggiasche
Tritare grossolanamente le falde di pomodoro, le olive e acciuga e trasferire il tutto in una ciotola con l’origano ed un filo di olio evo, mescolare e cospargere il tofu tagliato sottilmente (quasi un carpaccio), coprire con pellicola e far marinare in frigo, meglio se tutta la notte.
Ingredienti e preparazione per la farcitura: polpetta di lenticchie
300 g di lenticchie di Castelluccio
1 uovo bio
1 cucchiaio di parmigiano reggiano o pecorino grattugiati
1 panino piccolo tagliato a tocchetti e lasciato ammorbidire con 2 cucchiai di latte
1 carota
1 scalogno
un paio di rametti di timo fresco sale iodato
½ cucchiaino di foglie macinate di pepe Tasmania (in alternativa un pepe nero aromatico)
olio evo da olive taggiasche
Tritare finemente la carota e lo scalogno e farle appassire con un filo di olio evo in una casseruola, unire le lenticchie, mescolare bene, coprire con brodo vegetale e cuocere a fuoco dolce per circa 20’-25’, aggiungendo brodo, se necessario, durante la cottura.
Frullare le lenticchie con il pane, il formaggio e l’uovo, trasferire il composto in una ciotola, regolare di sale, profumare con la spezia ed unire le foglioline di timo.
Formare delle polpettine di diametro dei buns (5-6 cm) e altre 2-3 cm e cuocerle nella padella antiaderente (sono delicate e si potrebbero spezzare) per qualche minuto per lato.
Mettere da parte.
Ingredienti e preparazione per le salse (perché ogni hamburger che si rispetti deve essere preparato con 2 salse)
Salsa 1
2 cipolloti
2 cucchiai di coulis ottenuto frullando e passando al colino i datterini confit
1 mini bouquet garnì
olio evo da olive taggiasche
Tagliare i cipollotti in piccola dadolata e farli appassire con un filo d’olio in una casseruola, unire il coulis di datterini e il bouquet garnì e cuocere per pochi minuti a fuoco dolcissimo.
Salsa 2
2 scalogni
8 cetriolini in agrodolce piccoli
40 g di senape di Digione
1 cucchiaio di miele di Sulla
Tagliare in piccola dadolata i cetriolini e gli scalogni e mescolare la senape con il miele. Unire il tutto, mescolare accuratamente e conservare in frigo fino all’utilizzo.
Ingredienti e preparazione dei contorni: i datterini confit
500 gr di pomdorini datterini
pepe nero di Tasmania
sale iodato
un bouquet garnì composto come si desidera (basilico, salvia, rosmarino, maggiorana, santoreggia, finocchietto, ecc)
zucchero di palma integrale o zucchero di canna integrale
olio evo da olive taggiasche
In una leccarda protetta da carta forno disporre i pomodorini unendo sale, pepe, zucchero ed un po’ di olio evo. Cucinare nel forno statico a 150° per circa 2 ore.
Ingredienti e preparazione dei contorni: patate al rosmarino
2/3 patate medie novelle
2 rametti di rosmarino
2 spicchi d’aglio rosa in camicia
olio evo da olive taggiasche
sale di Maldon
pepe nero di Tasmania
Sbucciare e lavare le patate. Tagliarle a spicchi regolari. Lasciarle in ammollo in acqua fredda per almeno 30’.
Portare a bollore dell’acqua salata in una casseruola, sbollentare le patate fino alla ripresa del bollore, scolare, raffreddare sotto acqua fredda o in abbattitore e trasferire in una casseruola con 3 cucchiai di olio evo, gli aghi tritati e gli spicchi d’aglio in camicia.
Cuocere fino a doratura nel forno in cui stanno cucinando i datterini. Regolare di sale e profumare con una macinata di pepe nero di Tasmania.
Comporre il panino
Tagliare a metà i panini e passarli per due minuti sotto il grill o in una padella antiaderente, tagliare a juienne qualche foglia di lattuga, spalmare le metà dei panini con la salsa alla senape e partendo dalla base, continuare con la polpetta, la lattuga, la salsa di pomodoro, il tofu con un po’ della marinata e chiudere con la parte superiore del panino spalmata di salsa alla senape. Servire con i contorni.
Burger integrale con fieno greco blu e semi Omega3 con polpetta di lenticchie alla polvere di foglie di pepe di Tasmania, tofu marinato e datterini confit
Ingredienti e procedimento per il buns
125 g di Petra 5
125 g di Petra 9
130 g di latte intero
10 g di fieno greco blu
20 g di burro salato
5 g di zucchero di palma integrale
5 g di strutto
4 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di miele di Sulla
Intiepidire il latte, scioglierci il lievito con il miele e lasciar riposare per una decina di minuti. In una boule divetro mescolare le farine, versare il latte a filo mescolando con un cucchiaio di legno. Aggiungere lo strutto, il burro a temperatura ambiente, lo zucchero ed il sale. Impastare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Coprire con pellicola e un panno e lasciar lievitare fino al raddoppio (1-2 ore).
Riprendere l'impasto,sgonfiarlo leggermente e formare un rettangolo, piegarlo in tre, girarlo di 90° e ripetere le pieghe. Far riposare così l'impasto, con la chiave (la parte della piega) rivolta verso il basso e coperto da un panno per circa mezz'ora.
Dividere l’impasto in 4/5 pezzi da 80/90 g all’uno, pirlare i buns dando forma tondeggiante. Appoggiarli sopra una leccarda coperta da carta forno e schiacciarli leggermente con il palmo della mano. Far riposare ancora mezz’ora. In una ciotola sbattere un uovo a temperatura ambiente con un cucchiaino di latte o acqua, spennellare la superficie dei buns e cospargerli di semi di sesamo (o lino, zucca, girasole, amaranto, papavero, canapa sativa, ecc) o di un mix di tutti questi. Cuocerli nel forno statico già caldo a 180° fino alla doratura, circa 20’-25’.
Sfornare, far raffreddare sopra una gratella e mettere da parte.
Ingredienti e preparazione per la farcitura: formaggio
1/2 panetto di tofu
1 cucchiaio di olive taggiasche denocciolate
3 falde di pomodori secchi
1 acciuga sotto’olio origano fresco o secco olio evo da olive taggiasche
Tritare grossolanamente le falde di pomodoro, le olive e acciuga e trasferire il tutto in una ciotola con l’origano ed un filo di olio evo, mescolare e cospargere il tofu tagliato sottilmente (quasi un carpaccio), coprire con pellicola e far marinare in frigo, meglio se tutta la notte.
Ingredienti e preparazione per la farcitura: polpetta di lenticchie
300 g di lenticchie di Castelluccio
1 uovo bio
1 cucchiaio di parmigiano reggiano o pecorino grattugiati
1 panino piccolo tagliato a tocchetti e lasciato ammorbidire con 2 cucchiai di latte
1 carota
1 scalogno
un paio di rametti di timo fresco sale iodato
½ cucchiaino di foglie macinate di pepe Tasmania (in alternativa un pepe nero aromatico)
olio evo da olive taggiasche
Tritare finemente la carota e lo scalogno e farle appassire con un filo di olio evo in una casseruola, unire le lenticchie, mescolare bene, coprire con brodo vegetale e cuocere a fuoco dolce per circa 20’-25’, aggiungendo brodo, se necessario, durante la cottura.
Frullare le lenticchie con il pane, il formaggio e l’uovo, trasferire il composto in una ciotola, regolare di sale, profumare con la spezia ed unire le foglioline di timo.
Formare delle polpettine di diametro dei buns (5-6 cm) e altre 2-3 cm e cuocerle nella padella antiaderente (sono delicate e si potrebbero spezzare) per qualche minuto per lato.
Mettere da parte.
Ingredienti e preparazione per le salse (perché ogni hamburger che si rispetti deve essere preparato con 2 salse)
Salsa 1
2 cipolloti
2 cucchiai di coulis ottenuto frullando e passando al colino i datterini confit
1 mini bouquet garnì
olio evo da olive taggiasche
Tagliare i cipollotti in piccola dadolata e farli appassire con un filo d’olio in una casseruola, unire il coulis di datterini e il bouquet garnì e cuocere per pochi minuti a fuoco dolcissimo.
Salsa 2
2 scalogni
8 cetriolini in agrodolce piccoli
40 g di senape di Digione
1 cucchiaio di miele di Sulla
Tagliare in piccola dadolata i cetriolini e gli scalogni e mescolare la senape con il miele. Unire il tutto, mescolare accuratamente e conservare in frigo fino all’utilizzo.
Ingredienti e preparazione dei contorni: i datterini confit
500 gr di pomdorini datterini
pepe nero di Tasmania
sale iodato
un bouquet garnì composto come si desidera (basilico, salvia, rosmarino, maggiorana, santoreggia, finocchietto, ecc)
zucchero di palma integrale o zucchero di canna integrale
olio evo da olive taggiasche
In una leccarda protetta da carta forno disporre i pomodorini unendo sale, pepe, zucchero ed un po’ di olio evo. Cucinare nel forno statico a 150° per circa 2 ore.
Ingredienti e preparazione dei contorni: patate al rosmarino
2/3 patate medie novelle
2 rametti di rosmarino
2 spicchi d’aglio rosa in camicia
olio evo da olive taggiasche
sale di Maldon
pepe nero di Tasmania
Sbucciare e lavare le patate. Tagliarle a spicchi regolari. Lasciarle in ammollo in acqua fredda per almeno 30’.
Portare a bollore dell’acqua salata in una casseruola, sbollentare le patate fino alla ripresa del bollore, scolare, raffreddare sotto acqua fredda o in abbattitore e trasferire in una casseruola con 3 cucchiai di olio evo, gli aghi tritati e gli spicchi d’aglio in camicia.
Cuocere fino a doratura nel forno in cui stanno cucinando i datterini. Regolare di sale e profumare con una macinata di pepe nero di Tasmania.
Comporre il panino
Tagliare a metà i panini e passarli per due minuti sotto il grill o in una padella antiaderente, tagliare a juienne qualche foglia di lattuga, spalmare le metà dei panini con la salsa alla senape e partendo dalla base, continuare con la polpetta, la lattuga, la salsa di pomodoro, il tofu con un po’ della marinata e chiudere con la parte superiore del panino spalmata di salsa alla senape. Servire con i contorni.
Post simpaticissimo che presenta con arte una gastronomia verace devo ammettere che mi hai colpita con questo hamburger che si salva da un futuro in cui non si mangia! Davvero ti faccio i complimenti perché come te credo che il cibo sia convivialità e senza di esso si perderebbe un pezzetto del piacere della vita e comunque se dovessi rispondere alla domanda...no per me non è vegana!
RispondiEliminaOvvero, è vegana o non è vegana questa fellatio ?
RispondiEliminaPer uscire dalla routine della fellatio classica, ho messo dell’acqua frizzante in bocca. L’effetto delle bolle sul pene è istantaneo! Per varietà, alterno con miele o menta piperita. Quella sensazione di pungente freschezza rende l’uomo più ricettivo agli stimoli successivi.
RispondiEliminaGeraldine, 35.
Vero che l'acqua minerale frizzante può piacere ma poi si gonfia lo stomaco e se una niente niente è già vegana e assume tutte quelle fibre con la verdura, sai che casino vien fuori se ci aggiunge anche le bolle dell'acqua gas ?
RispondiEliminaLeggere i tuoi post è sempre un piacere. Anche quando l'argomento suggerito dal titolo potrebbe fuorviare chi legge distrattamente, magari per trovar altro che ricette.
RispondiEliminaMa la descrizione di *questo “American Burger “che diventa vegetariano, anche se con piccole concessioni aka peccati di gola: i sentori del pane sono quelli di un prato in fiore che discretamente sanno accompagnare la neutralità severa delle lenticchie di Castelluccio, con cui è preparata la polpetta, e del tofu marinato con sapori sapidi, come le falde di pomodoro, le olive taggiasche e l’acciughina. La lattuga è fresca e croccante, appena colta dall’orto e si mescola con le due salse, preparate in pochi minuti con l’elegante senape e il più concreto pomodoro. Il contorno è anch’esso profumato e colorato: le patate a spicchio al rosmarino ed i datterini confit, entrambi cotti in forno, per trasformare lentamente il gusto e per abbattere grassi e condimenti. Ed infine poco sale e tante spezie, tesori sui quali la Serenissima è diventata grande. * dipinge la scena meglio di una foto....
Brava AnnaMaria. Anche questa volta ci avvicini alla tua passione per la cucina.
Grazie
Nora
Beh in quel caso non c'è sofferenza animale! Mitica
RispondiEliminaIo non so da dove iniziare questo commentare.
RispondiEliminaQuesta volta mi hai spiazzata più delle altre volte.
Amo le tue storie, i tuoi post e le tue ricette. Ma qui siamo oltre. Oltre perché tutto è perfetto. Oltre perché la protagonista sono io. E lo sono a tutti gli effetti. Mi sono letta con attenzione... Mi sei entrata dentro come se mi conoscessi da anni.
“Che mondo di merda! Ma il cibo non è solo aminoacidi essenziali, proteine e carboidrati, cavolo! E’ annusare, toccare, scegliere, assaggiare, gustare, rifiutare, memorizzare, condividere. E anche peccare. Altrimenti, il gusto del proibito che gusto avrebbe?” L'ho sempre pensato.
E quando impasto, lo faccio a mano. La farina alle uova montate per un pan di Spagna la mescolo a mano. Il cibo è sopratutto tatto, oltre che occhio e gusto. E lavorando in cucina lo è ancora di più.
Il cibo è anche sesso e peccato. Ma non in una accezione negativa. È meraviglioso. E prepararlo e condividerlo è una delle cose più belle che possiamo mai fare.
Amoti follemente, sallo. E da quando hai pubblicato questo panino e regalatomi questa storia ancora di più. Quoto la Nora qui sopra, le tue parole rendono molto più delle foto. E non è facile perché la foto arriva improvvisa al cervello che recepisce, apprende e registra, ma le parole anche se sono più lente, arriva dritte anche al cuore.
Grazie!
Mi sono persa nella galassia del tuo post!!!! Bella proposta
RispondiEliminasono sempre più convinta che la disinvoltura con cui ti muovi nello spazio dipenda dal fatto che tu venga da lì e sia in missione sulla terra per convertirci ad un nuovo modo di concepire il cibo, ispirato al bello e buono dei Greci, allo yin e yang dei cinesi, ai principi aiurvedici e, più in generale, all'armonia del mondo. Lo fai con la leggerezza e la sublime intelligenza di chi si sente di passaggio e non sa,invece, di lasciare impronte indelebili e profonde, in un sentiero che dovremmo tutti percorrere,per stare meglio con noi stessi e col mondo. E per misurare la tua"diversità" solo in verticale, usando il metro degli anni luce per quantificare la tua grandezza -e la mia ammirazione,sempre più aperta, sfacciata e sconfinata. E pure vegana,dai,se le ricette son queste ;-)
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