Immaginatevi una sera a cena con i vostri amici.
Una cena informale, addirittura in piedi, a condividere il cibo ma soprattutto le chiacchiere legate al cibo. Perchè si, siamo diventati anche oggetto di studio ed analisi: gli italiani sono l’unico popolo al mondo che mentre mangia parla di cibo, come ben si legge nel libro di Elena Kostioukovitch “Perché agli italiani piace parlare del cibo. Un itinerario tra storia, cultura e costume”.
Scrive Paolo Rossi, storico della filosofia della Scienza, che il nostro lessico quotidiano è farcito, appunto, di frasi come «Noi abbiamo ‘sete’ di sapere o ‘fame’ di informazioni. Noi ‘divoriamo’ un libro, abbiamo la ‘nausea’ di leggere o di scrivere, non siamo mai ‘sazi’ di informazioni, ‘mastichiamo’ un po’ di inglese, ci ‘beviamo’ una storia soprattutto se nel narrarcela sono state usate parole ‘dolci’, invece di condirla con ‘amare’ considerazioni, con battute ‘acide’, con allocuzioni ‘insipide’. Non a caso le storielle più ‘appetitose’ sono quelle infarcite di aneddoti ‘pepati’, di descrizioni ‘piccanti’ e, vuoi anche, di paragoni ‘gustosi’.»
Ma cosa diciamo quando parliamo di cibo?
Nella maggior parte dei casi parliamo di ricette, quelle viste nelle innumerevoli trasmissioni televisive, in cui un affascinante chef realizza, negli incredibilmente costretti tempi televisivi, piatti strepitosi e complessi (e dalle lunghissime preparazioni), dei quali evochiamo l’emozione vissuta dall’immagine finale, un impiatto sviluppato secondo le regole della sezione aurea. E gli ingredienti usati, ce li ricordiamo? Come sono da “primitivi” prima che venissero tritati, amalgamati, emulsionati?
Proviamo a chiudere gli occhi ed immaginiamo quel singolo ingrediente in purezza: la sua texture, che sia esso il delicato filetto di un pesce o la coriacea consistenza di un tubero. E il profumo? Come quello del frumento appena tagliato o della frutta appena colta. Facciamo un passo indietro e, sempre ad occhi chiusi, immaginiamo il luogo di vita di quel pesce o di quella susina, come l’infinito orizzonte di un mare, le acque cristalline di un fiume, l’albero baciato dal sole. Allarghiamo ancora di più il nostro sguardo ed ecco comparire, nascosta nell’erba del bosco che lambisce l’albero di susine, una lepre oppure, in aperto alpeggio, una vacca, con il suo sguardo serafico e paziente. E quando pensiamo alla vacca, oppure al susino, ci vengono in mente le mani, spesso segnate dal tempo e dalla fatica, di chi munge il latte o di chi raccoglie i frutti?
Ecco, secondo Angel Keys (e secondo me), “Dieta Mediterranea” non è una mera sequenza di piatti iconici o una lista di “ingredienti-si/ngredienti-no” ma quello stile di vita fatto di un susseguirsi di paesaggi dalla travolgente bellezza, di popolazioni dai caratteri somatici diversi, di culture incredibilmente ricche e di conoscenze che si perdono nella notte dei tempi e che dalla notte dei tempi si sono contaminate, sotto i raggi di quel sole che molti paesi europei ci invidiano.
Un giro nel Mediterraneo dell'Unesco con le prugne
Il mio compito, aiutata dalla prugna Sunsweet, sarà quello di portarvi in giro per i paesi che l’Unesco ha definito essere custodi della Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale dell’Umanità.
Un percorso estivo, per sedurvi con la bellezza della cultura che le cucine dei paesi protagonisti sanno esprimere: perchè le prugne Sunsweet sono #innamoratedelsole.
Per l’italia, che assieme a Cipro, Croazia, Spagna, Grecia, Marocco e Portogallo sono i paesi custodi della dieta mediterranea, ho scelto la ricetta di una terra di confine, come il Friuli Venezia Giulia e la sua città simbolo, Trieste, dichiarata porto franco dall’imperatore Carlo VI nell’anno 1719, luogo dalle incredibili contaminazioni, colte e sofisticate, e punto d’unione moderno tra oriente ed occidente, che ha raccolto il testimone lasciato dalla Serenissima, potenza del Mediterraneo fin dall’anno Mille.
Qualcosa da leggere e qualcosa da cucinare
Vi ho cucinato gli “Gnocchi de Susini”, un piatto che unisce la dolcezza lasciata in tradizione dalla contaminazione austroungarica (e prima ancora ottomana) con la capacità di trasformare un tubero semplice come la patata in uno scrigno goloso ed accattivante.
Nella bibliografia, contrariamente a quanto faccio di solito, vi ho indicato anche una serie di link a post scritti negli anni e tutti dedicati a Trieste, così da farvi venire voglia di assistere alla prossima Barcolana, magari lungo il Molo Audace o dai giardini del Castello di Miramare; visitare la possente centrale idrometrica situata a Porto Vecchio, tra i magazzini che ricordano le eleganti costruzioni delle capitali mitteleuropee; prendere il sole al “Pedocin”, lo stabilimento balneare situato al Molo Fratelli Bandiera, l’unico rimasto in Europa con la spiaggia divisa tra uomini e donne; rilassarvi in qualche osmiza, le osterie che potrete trovare sparse sull'altopiano del Carso, dove assaggerete e consumerete i vini ed i prodotti tipici, direttamente dai contadini che li producono. E per finire, un caffè o, meglio un "nero" o un "capo in b", ed i mille modi che i triestini hanno per definire la nera bevanda.
Prima di iniziare insieme questo viaggio con la dolcezza della prugna Sunsweet, vi consiglio di leggere "Breviario mediterraneo” di Predrag Matvejevic, una sorta di "romanzo post-moderno", "portolano", "diario di bordo", "libro di preghiere", "midrash", "raccolta di aforismi", "antologia di racconti-saggio", "cronaca di un viaggio”, che ricostruisce la storia di una parola - "Mediterraneo" - e rievoca gli infiniti significati che essa include: lo stile dei porti e delle capitanerie, l'addolcirsi dell'architettura sul profilo della costa, i concreti saperi della cultura dell'olivo e il diffondersi di una religione, le tracce permanenti della civiltà araba ed ebraica, le parlate che cambiano nel tempo e nello spazio.”
Buona lettura, buona ricetta e soprattutto, buon viaggio con me e con le mie dolcissime compagne, #innamoratedeltuobenessere!
R - "GNOCCHI DE SUSINI" o Gnocchi di susine
Pochi gli ingredienti necessari alla realizzazione di questa ricetta in cui le prugne Sunsweet sono fondamentali proprio perché così morbide e compatte nello stesso tempo. La loro texture consente di ridurre drasticamente i tempi di ammollo che nel nostro caso diventerà una sorta di breve e profumata marinatura.
Portata: primo piatto
Dosi per 4-6 persone
Difficoltà: media
Preparazione: 30’ più il riposo
Cottura: 50’ (tempo complessivo)
Ingredienti
1 kg di patate farinose o da gnocchi
250 g di farina 00
100 g di burro chiarificato
1 uovo bio, a temperatura ambiente
zucchero semolato
2 cucchiai di pistacchi interi salati
2 arance, il succo e le zeste
latte intero, se necessario
pane grattuggiato, qb
cannella in polvere, a gusto
sale, un pizzico
Procedimento
Lessa le patate con la buccia in abbondante acqua salata o, se preferisci, puoi cuocerle al forno, completamente avvolte da sale grosso.
Ottieni dalle arance il succo e le zeste: metti in ammollo nel succo le prugne e metti da parte le zeste per la decorazione.
Dopo la marinatura inserisci in ogni prugna un pistacchio salato intero.
Passa le patate nello schiacciapatate (tagliate a metà e senza sbucciarle, si fa prima!) e nella spianatoia lavorale brevemente con la farina, l’uovo, qualche cucchiaio di latte ed una noce di burro, fino ad ottenere un impasto morbido e sodo nello stesso tempo.
Dividi l’impasto in cilindri, ricava dei gnocchi dello stesso peso, disponi al centro la prugna e chiudili con attenzione, così da ottenere delle palline regolari.
Porta ad ebollizione dell’abbondante acqua salata, getta gli gnocchi, pochi per volta, raccoglili con la schiumaiola e trasferiscili in un’ampia casseruola, dove avrai sciolto il burro e il pane grattuggiato. Serviteli appena spadellati, spolverando con zucchero, cannella e zeste di arancia.
Un vino per far compagnia agli gnocchi ed alle prugne? Un bel Verduzzo dei colli Orientali de Friuli o il prezioso Recioto di Soave.
Bibliografia:
La dieta mediterranea. Come mangiare bene e stare bene di Ancel Keys, Slow Food Editore, 2017
La cucina triestina di Maria Stelvio, Stabilimento Tipografico Nazione, 1977 (XIII ed.)
Pane nostro di Predrag Matvejevic, Garzanti, 2015
Breviario mediterraneo di Predrag Matvejevic, Garzanti, 2006
Cucina e vini delle Tre Venezie di Giuseppe Maffioli, Mursia, 1972
La cucina della tradizione ebraica di Giuliana Ascoli Vitali-Norsa, Giuntina, 1987
Mangiare e bere all’italiana di Carnacina e Veronelli, Garzanti, 1962
Il talismano della felicità di Ada Boni, Editoriale Domus, 1946
Il manuale di Nonna Papera, Arnoldo Mondadori Editore, 1970
Un racconto fantastico! Conosco questi gnocchi de susine, ricetta avuta anni fa da un caro amico di Trieste.
RispondiEliminaUn racconto fantastico! Conosco questi gnocchi de susine, ricetta avuta anni fa da un caro amico di Trieste.
RispondiEliminaCiao Cara! Allora bisogna confrontare le ricette!
EliminaComplimenti! Amo il tuo narrare il cibo e le tradizioni legate ad esso.
RispondiEliminaGrazie di cuore Sonia. E grazie soprattutto della visita :)
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