Se l'uomo è ciò che mangia, il cuoco è ciò che cucina?

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Aveva sguardo delicato e mani intelligenti. Giovanni Soriano. E un'idea da mettere nel cestino da picnic.


Avevo preparato un post un po' spiritoso per oggi, legato al fatto che nella primavera più calda che si ricordi dal 1880 gli unici giorni in cui l'emergenza siccità non farà parlare di sè, con tanto di servizi tra il serio ed il faceto - espressioni di un giornalismo televisivo nel quale sguazzano Tg1, Studio Aperto e Rete4 - sono appunto quelli che caratterizzeranno le vacanze pasquali 2012.
La nuvoletta di Fantozzi, o degli Addams, che sembra seguire le sorti di questo paese da quando i movimenti risorgimentali scaldarono i cuori e le piazze, non ci abbandonerà.

E scrivendo, illuminata dalla luce riflessa dello schermo del computer, mentre fuori e dentro casa venivano avvolte da un silenzio palpabile, lo sguardo è caduto sulle mani.
Segnate dal lavoro. Tagliate, scottate, con tendini e vasi in evidenza e sulla superficie sottile i segni di vecchie cicatrici. Mani segnate dalla fatica che danzano nervose sulla tastiera: movimenti moderni e segni antichi.

Gli occhi e la loro profondità o sfuggevolezza, i capelli e le scarpe pulite, le mani e la loro forza: sono queste le cose che guardo in una persona appena conosciuta. La stretta della mano che viene offerta senza guanto (per dimostrare che non si nascondo stiletti o anelli dalla punta avvelenata), la morbidezza o ruvidezza della pelle, l'eventuale presenza di trasudato e la veemenza nella stretta: se ci si fidasse di primo acchito di queste sensazioni tante delusioni verrebbero meno.

Le mani che curano e che accudiscono. Che indicano e accusano. Che attaccano. Che difendono. Che sfiorano e che godono.



Secondo George Orwell "Il segno distintivo dell'uomo è la mano, lo strumento col quale fa tutto ciò che è male" e le mani, secondo la tradizione cattolica, questa sera "spezzeranno" il pane.

L'atto di spezzare il pane, che nelle cerimonie religiose viene rievocato ripetendo, alle volte stancamente, frasi e parole che fanno parte di noi fin dalla fanciullezza, è quanto di più significativo possa accadere nella vita di ognuno di noi.
Spezzare il pane significa condividere. Alzare lo sguardo miope da noi stessi in quanto le mani si sono accorte che c'è l'Altro. 
Spezzare il pane significa donare. Fare uscire le mani dalle tasche. Aprire i pugni. Mostrare i palmi. E avvicinarle all'altro.
"Spezzò il pane e disse: prendetene e mangiatene tutti. Questo per la mia e per la vostra salvezza" disse Gesù prima di essere consegnato alla sua passione e terminare così il suo personale esodo. E gli Ebrei spezzarono il pane prima di uscire dall'Egitto alla ricerca di quella libertà che sarebbe stata l'inizio della loro infinita Shoah. Ovvero bisogna morire un po' da noi stessi per salvarsi. Bisogna guardarsi le mani per rendersi conto che sono strumenti che ci differenziano da tutti gli altri essere viventi, che possono esprimere sentimenti. Che possono essere l'estensione della nostra anima anche se la maggior parte delle volte si limitano a schiacciare i tasti del telecomando della nostra Vita.


Tonno di coniglio con cipollotti e fiori di zucca

Ingredienti
1 coniglio medio disossato, 2 scalogni, 200 gr di fiori di zucca con delle piccole zucchine, 2 cipollotti, 1 gamba di sedano, 2 rametti di timo limone fresco, vino bianco secco, brodo vegetale, olio evo, coriandolo in semi, sale, pepe nero macinato al momento, burro chiarificato.

Procedimento
Tagliare la carne in piccola dadolata, gli scalogni a spicchi, a julienne i fiori di zucca, a rondelle i cipollotti e il sedano.
In una cocotte in ghisa Staub Rosolare la carne con un po' di olio evo e burro, sfumare spruzzando un po' di vino bianco, unire le verdure, mescolare bene e cucinare per qualche minuto, unire un pochino di brodo, regolare di sale e pepe, profumare con un po' di coriandolo e coprire, continuando la cottura per circa 25'-30' a fuoco moderato.
Controllare che verdure e carne siano cotti e spezzettarli grossolanamente con un cucchiaio di legno.

Mettere la carne in dei vasetti sterili monoporzione con qualche fogliolina di timo fresco, coprirla con un po' di olio evo. Chiudere e riporre in frigo per qualche giorno prima di condividere i nostri vasetti di tonno di coniglio durante un allegro, e bagnato, picnic!


7 ingredienti:

  1. Deliziosamente pasquale, il tonno è contento di essere paragonato ad un coniglio?' scherzo...
    Eolo

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    1. Ciao Eolo! Certo che il tonno è felice di essere paragonata ad un coniglio! Sono entrambi buonissimi :)

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  2. Davvero insolito questo tonno, ricco e gustoso!
    baci baci

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    1. Grazie Ragazze! Come sta andando la vostra fatica editoriale? Un abbraccio.

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  3. Che bella questa ricetta! Me la segno!!!

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    1. L'ho riproposta l'altra sera a Conegliano ed è piaciuta molto: semplice e divertente!

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  4. Hei bella donna ciao!!!
    QUesta ricetta l'ho fatta x il pranzo di Pasqua... Una meraviglia! Due-tre giorni in frigo a insaporire... che poi, se lo invasetti caldo, man mano che si raffredda si crea il sottovuoto da solo! E quando l'ho aperto, ti ho pensata un sacco! Grazie!

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