Provate a pensare a cosa
accadrebbe nella nostra semplice quotidianità se improvvisamente scomparissero
gli uomini. Tutti. Dai 14 ai 65 anni. Figli, compagni, padri. Zii e cugini.
Paciosi vicini di casa, signori distinti che portano a spasso il cane alla stessa
ora cascasse il mondo, noiosi conoscenti che parlano solo di sè, rumorosi
adolescenti con la palla al piede, giovani uomini alle prese con lo specchio e
le prime consapevolezze. Tutti.
E' quello che è accaduto 20
anni fa, a poche ore di auto e qualche centinaia di chilometri da casa mia, dai
primi centri commerciali, dagli happy hours, dalle vacanze dorate, dai negozi
alla moda.
Sotto gli occhi
vergognosamente chiusi dei soldati dell'Onu, dell'Europa e del mondo intero le
"tigri di Arkan", abominevoli individui che definire criminali non
serve assolutamente a nulla, uccisero più di diecimila uomini e rasero al suolo
intere comunità.
Così, come niente fosse,
abitazioni cariche di profumi e di affetti riempite di copertoni e poi fatte
saltare in aria con le bombe a mano.
Così, come niente fosse,
vite stroncate con raffiche di mitra, tra una sigaretta accesa e qualche
risata.
Poi, più nulla.
L'alienazione dei campi profughi. Il silenzio del lutto e lo struggersi nella
malinconia di donne, bimbi piccoli e uomini anziani ai quali era stato tolto il
futuro.
E provate a pensare ad una
mucca, al suo ruminare incessante, al suo sguardo indecifrabile e alla prima
associazione che ci viene in mente quando pensiamo a questo mammifero ovvero il
latte. Il primo alimento di ogni essere umano. Un concentrato di vita e di
amore.
Così, Gianni Rigoni
Stern, figlio del mai abbastanza letto Mario, "ammalato" di montagna
e con il cuore grande che hanno gli uomini di poche parole e molti fatti,
qualche anno fa decise di aiutare altri montanari che, dal 2000 in poi, hanno
iniziato, timidamente, a tornare in quella che era stata la loro terra. A tirar
su case di mattoni senza intonaco, quasi a voler sottolineare la povertà e il
ricordo del lutto, a costruire ricoveri di fortuna per gli attrezzi, a ripulire
i boschi inselvatichiti e coltivare la montagna con una difficoltà in più:
mancavano gli insegnamenti di una generazione scomparsa, quelli che ti aiutano
a far partorire una mucca se il veterinario è bloccato dalla neve e che ti
fanno riconoscere le piante officinali dalle felci infestanti. Mario Rigoni
Stern infatti era solito dire che "ci voleva più competenza ed intelligenza
a fare il contadino che il direttore di banca". Affermazione che sa di
preveggenza visti gli esiti della crisi europea e mondiale causati dalla
finanza.
Gianni ha visitato più e
più volte questi luoghi, ha controllato come i contadini tenevano gli attrezzi
e l'unica mucca, fonte di sostentamento della comunità con il suo latte e i
prodotti caseari ad esso legati, quanto pulite erano le case e le stalle. Ed ha
scelto, non senza difficoltà, le famiglie alle quali donare, con i
finanziamenti messi a disposizione dalla provincia autonoma di Trento, 48
mucche di razza Rendena, quelle mucche marroni e dall'espressione simpatica che
nei miei camminamenti lungo l'Ortigara e le trincee scavate da
soldati-ragazzini, durante la Grande Guerra, spesso mi capitava di incontrare.
Nel 2010 sono arrivate le
prime mucche, nel 2011 altre ancora e poi sono arrivati anche 2 trattori,
donati da un gruppo di giovani professionisti di Treviso.
In questa avventura è
accompagnato dalla bravissima regista Roberta Biagiarelli, che ha
testimoniato con film emozionanti questa fiaba del terzo millennio e che
visitando il sito www.babelia.org è possibile trasformare in realtà,
così da consentire ad un'anziana contadina, tornata nella sua terra dopo anni
di campo profughi: "Qui l'alba è sempre bella: sempre diversa e
sempre uguale."
E cosa si fa con il latte?
La ricotta! E con la ricotta? Un dolcino goloso goloso e leggero leggero
perchè, come dico sempre, ad essere buoni c'è davvero più gusto.
Tiramisù ai frutti di bosco con nocciole
e caramello
Ingredienti (per 8-10
bicchierini)
300 gr di ricotta
freschissima, 8 biscotti savoiardi, 200 gr di frutta di bosco, 60 gr di
zucchero a velo, 130 gr di zucchero zefiro profumato alla vaniglia, ½ limone, 2
cucchiai di rum, un cucchiaio di nocciole piemontesi.
Procedimento
Con una frusta elettrica o
a mano lavorare la ricotta con lo zucchero a velo fino ad ottenere un composto
morbido. Mettere da parte.
Lavare delicatamente i
frutti di bosco e tagliare a metà quelli un po’ più grandi (come nel caso dei
lamponi). Mettere da parte.
In un pentolino sciogliere
a fuoco basso 100 gr di zucchero e il succo filtrato del ½ limone e cucinare
per 5’ fino ad ottenere uno sciroppo, unire la frutta, mescolare delicatamente,
togliere dal fuoco, unire il rum e mescolare ancora. Sgocciolare la frutta e lasciarla
raffreddare e conservare filtrato con un colino lo sciroppo.
Sul
fondo di un bicchierino mettere un biscotto imbevuto nello sciroppo, la crema
con il sac a poche, la frutta sciroppata, un altro biscotto e completare con
una strato sottile di crema. Mettere i bicchierini in frigorifero per almeno 5
ore. Al momento del servizio caramellare lo zucchero semolato in un pentolino
e, con l’aiuto di un cucchiaino, versare dei fili di caramello sulla superficie
dei tiramisù e servire guarnendo con le nocciole tritate manualmente.
Sempre poesia i tuoi post!
RispondiEliminaGrazie Stefania, sempre gentilissima :)
RispondiEliminaMagnifico il tuo post, stupende le parole che hai usato per narrare una storia che sa un pò di favola.
RispondiEliminaGli orchi, le streghe cattive esistono anche nella realtà purtroppo, ma esiste anche il lieto fine, per fortuna.
La tenacia degli uomini puô vincere qualsiasi cosa e ciò che ci hai raccontato ne é la dimostrazione.
Grazie tante .