"Come Sire, del cioccolato nei giorni di digiuno?"
"Ma certamente - aggiunse il re con gravità - la cioccolata non lo rompe".
"Ma Sire, è qualcosa di molto buono, che sostenta e anche nutre."
"E io vi assicuro - replicò il re emozionato e arrossendo un po' - che non rompe il digiuno, perché i gesuiti, che me l'hanno detto, ne prendono tutti i giorni di digiuno, in verità senza pane in quei giorni, mentre lo inzuppano gli altri giorni".
Questo, e molti altri dialoghi, è possibile trovare nel gustosissimo elzeviro "Il Papa, Nietzche e la cioccolata", saggio di morale gastronomica, scritto da Claudio Balzaretti.
Nelle 250 pagine golosamente redatte dall'autore si scontrano morale e analisi filosofica alla luce di un precetto, quello del digiuno, che per i più abbienti era sicuramente uno status-symbol in quanto si potevano astenere dal cibo, stesi a letto e soddisfatti in tutti i loro bisogni dalla servitù, contrariamente a quello che poteva fare il popolino, il più delle volte sottoposto, più che ad un digiuno, ad una fame endemica.
Anche il cioccolato, come per tutti gli alimenti che provenivano dal nuovo mondo, fu definito afrodisiaco e più di qualche severissimo teologo descrisse la cioccolata in tazza, nella versione europea diluita con il latte e profumata da miele e cannella, contrariamente a come usavano consumarla i popoli andini, come causa di un "incendio delle passioni" e di certi "scandali all'interno dei conventi dove non avrebbe mai dovuto essere introdotta".
Successivamente si accapigliarono cerusici e medici che per secoli ne demonizzarono il consumo anzi, no, lo promossero, sottolineando le qualità rinvigorenti e reintempranti.
E se, alla fine del '700, gli animi si placarono, affrontando il tema con toni più laici e pacati nel nuovo millennio sono i nutrizionisti, i dietologi ed i gastrofighetti che si sfidano con editti e memori o, meglio, con tweet e post, circa la bontà dei semi di questa fantastica pianta.
La seconda ricetta del menù proposto con #lebuonericette, da accompagnare con "Una mattina" - Ludovico Einaudi" avrebbe fatto infuriare anche il monaco più pacioso visto che il risotto viene preparato non solo con il cioccolato ma anche con l'Amarone, vino prezioso prodotto in tutta la fascia pedemontana veronese, che lambisce il lago di Garda, che fu
battezzato con questo nome così severo per distinguerlo dal Recioto della
Valpolicella, un vino dolce che, a causa di un errore avvenuto in cantina,
diede origine a questo vino preziosissimo.
Ingredienti (per due persone)
200 g di riso Carnaroli
1 bicchiere abbondante
di Amarone
80 g di cioccolato
fondente
40 g di burro
brodo vegetale
olio evo
sale iodato
pepe nero di Sarawak
Procedimento
In una casseruola
scaldare 2 cucchiai di olio evo, tostare il riso, sfumare con il vino e procedere alla cottura per 14’, aggiungendo di volta in volta il
brodo vegetale caldo.
Sciogliere a microonde
(mi raccomando, mai superare i 350w di potenza) oppure a bagnomaria il
cioccolato, unirlo all’ultimo mestolo di brodo e portare a termine la
cottura.
Lontano dal fuoco
mantecare con il burro freddissimo (meglio se fosse posto in freezer
all’inizio della preparazione del piatto) e servire immediatamente decorando il
piatto, se lo si desidera, con un alchechengi o una foglia d’oro alimentare (la
si trova nelle gastronomie più fornite) oppure con un quadrotto della parate
restante della tavoletta di cioccolata tritata con il coltello.
Il vino di
accompagnamento sarà ovviamente quello utilizzato parzialmente per la cottura.
Sono estasiata. Mangio questi piatti con gli occhi..... Chapeau!!
RispondiEliminaCiao i miei complimenti per la ricetta. Carino anche il dialogo in apertura. Ma quindi tu metti anche del cioccolato. Per una cena in cui saranno presenti dei miei amici veronesi me lo consiglieresti?
RispondiEliminaCiao Giorgia e grazie. Il risotto all'Amarone classico prevede la stessa quantità di riso e di Amarone, utilizzato unitamente a del buon brodo vegetale. Per abbattere il food cost potresti optare anche per un Valpolicella ripasso. Questa ricetta ha un gusto particolare e ti posso consigliare di verificare prima quanto i tuoi amici veronesi hanno voglia di sperimentare. L'alternativa è di usare solo 20 g di cioccolato fondente di ottima qualità (ma non troppo "acido" nel gusto") per ogni commensale che potresti usare sia come mantecatura finale che a scaglie tagliate a coltello sopra ogni piatto al momento del servizio.
RispondiEliminaGrazie mille Anna Maria! Ti farò sapere l'opinione dei miei ospiti appena gli cucinerò questo piatto! Ciao :D :D
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