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La crostata di pasta sucrèe con fragole, vino passito e pistacchi e la raccolta di Cuordipanna.

Una deliziosa raccolta scoperta da pochissimo: le crostate per il centesimo post di Cuordipanna.
Bene, io vorrei postarne una mia nata la scorsa primavera:
250 gr. di farina
100 gr. di burro, tagliato a dadini ed ammorbidito
100 gr. di zucchero a velo, setacciato ad un pizzico di sale
2 uova, a temperatura ambiente.
2 di cestini di fragole tagliate a fettine e lasciate marinare in frigo con un bicchiere abbondante di vino passito, 1 foglio di colla di pesce ammollato in acqua fredda, 1 manciata di pistacchi tritati, un po' di marmellata di arance amare.
Procedimento
Mettere a fontana sul piano di lavoro la farina ed al centro inserire il burro, lo zucchero a velo con il sale e mescolare, incorporando la farina con la punta delle dita. Rifare la fontana, mettere le uova e lavorare con la punta delle dita. Quando l'impasto è ben amalgamato, lavorare un po' di polso per farlo diventare liscio. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola e lasciare riposare in frigo per 1-2 ore. L'alternativa più veloce ed ugualmente premiate, per quanto riguarda il risultato, è l'utilizzo della planetaria. ;-)
Passato questo tempo stendere la pasta in un disco di 3 mm di spessore, rivestire un anello o uno stampo per torte di 18 cm di diametro e 2,5 cm di altezza. Mettere in frigo per 20 minuti.
Nel frattempo accendere il forno a 190° (meglio statico), cucinare la pasta in bianco, ricoprendola con carta antiaderente e dei pesi o dei fagioli secchi, per 40 minuti o finchè è completamente cotta, togliendo i pesi e la carta gli ultimi 15 minuti. Togliere dal forno e lasciare raffreddare.
Scolare le fragole, filtrare il vino, scaldarlo in un pentolino sciogliendo un po' di zucchero (a gusto) e la colla di pesce ammollata e mettere da parte.
Stendere la marmellata nello stampo cotto di pasta sucrèe, posizionare le fragole, spargere la granella di pistacchio e spennellare la gelatina.
Se si preferisce si può farcire la torta in modo classico, con crema pasticcera o crema chantilly: ho preferito della marmellata di arance amare, che sposa perfettamente il dolce del passito che ha profumato le fragole.
Quale vino? Un buon bicchiere di Verduzzo Friulano della Casa Vinicola Valpanera di Udine.

Le tradizioni, queste sconosciute ovvero il cibo buono, pulito e giusto.

Modello Giuditta...
Ho visto il Contest di Al cibo commestibile: D.O.P. ovvero una raccolta a più mani di quanto le nostre tradizioni gastronomiche sono state in grado di offrire e, grazie al duro lavoro di contadini ed allevatori nel corso dei secoli, di portare tutt'oggi sulle nostre tavole. (http://alcibocommestibile.blogspot.com/2009/09/are-you-ready.html). Lo sponsor di questa iniziativa è

Grazie a Slowfood ed alla passione di Carlo Petrini oggi, dopo vent'anni, possiamo parlare di Presidi, ovvero della nostra illustre tradizione gastronomica che rischia ogni giorno di venir sepolta dal business e dall'intensivo, allevamento o coltivazione che sia. Con il rischio di trovare nelle nostre cucine frutta e verdura fuori stagione e priva di gusto, animali allevati stravolgendo la loro natura di erbivori.
Nella mia regione c'è un presidio che mi è simpatico da sempre, da quando bimba la vidi per la prima volta nell'aia di mio nonno, superba e ribelle Gallina che alla sera non si ritirava in pollaio, come le altre sue consimili, ma andava a dormire sui rami degli alberi vicini. E come non poteva essermi simpatico un volatile punk?!
Ha lunga barba, i favoriti sulle guance e un ciuffo di penne lunghe e lanceolate che si aprono a corolla e le piovono sugli occhi.
Ha le narici rosse e carnose che incorniciano il becco e il campo visivo piuttosto limitato: la padovana si orienta sbirciando tra le penne, e questo spiega il suo esitante deambulare (io sono miope dalla nascita: senza lenti cammino proprio così!). Può essere nera, bianca, dorata, camosciata o argentata. La diatriba sulla sua origine non si è mai conclusa, ma fra tutte c’è un’ipotesi più probabile di altre. Nel Trecento il marchese Giacomo Dondi dall’Orologio, medico e astronomo padovano, durante una visita in Polonia, ne avrebbe preso alcuni capi per arredare il giardino della sua villa gentilizia. E come se non bastasse, alcuni mesi fa, Paris Hilton chiese di trasferirne alcune coppie nel suo ranch faraonico (appunto) e le nutre con caviale e couscous algerino per rendere più appettitose le sue carni (quelle della gallina padovana) :-)
Ma poteva mancare un risvolto sportivo nella mia famiglia? Eh no! Quindi poche righe per ricordare che la Gallina Padovana è anche la mascotte del Calcio Padova, la si trova in qualche bandiera dei tifosi più attempati e contraddistingue allegramente alcune delle tifoserie. Infatti si dice "è nato prima l'uovo, la gallina o il calcio Padova?"
Per cui vi rimando ad una preparazione postata qualche tempo fa (http://www.lacucinadiqb.com/2009/07/gallina-padovana-in-canevera.html) che suggerisce anche una tecnica tradizionale di cottura.
Buon contest a tutti.